venerdì 16 dicembre 2011

GIACOMO CERUTI DETTO IL PITOCCHETTO

L’arte del popolo, povero, brutto, cattivo.


Giacomo Ceruti era detto il Pitocchetto perché dipingeva povera gente (straccioni, lavandaie, mendicanti, malati, reietti, i pitocchi appunto, ossia poveracci). Basta osservare questi esempi per accorgersi di come l’artista sia interessato all’aspetto psicologico, dando a queste persone una dignità e un contegno che nessuno prima di lui aveva mai osato.

clip_image001La piccola mendicante e la filatrice

clip_image002Vecchio mendicante e portarolo

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 "Vecchio mendicante", 1737 circa, olio su tela, cm 74,5 x 54,5; Göteborg, Kunstmuseum.



clip_image004 Vecchia contadina con gallina

clip_image005 Ragazzo con asino

clip_image006 Ragazzo con cesto di pesci

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GIOVANNI DONNE CHE LAVORANO,
 1724-1734 circa olio su tela, 197 x 170 cm

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Portarolo col cane

  clip_image011 Sera sulla piazza


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“La lavandaia”

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 I due disgraziati ( i due pitocchi), 1730 ca., Brescia, Pinacoteca Civica Tosio-Martinengo

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 Portarolo seduto con cesta a tracolla, uova e pollame, olio su tela 130 x 95 cm - Milano, Pinacoteca di Brera

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“Donna con cane”

Giacomo Ceruti appartenne a quelli che Roberto Longhi definì “i pittori della realtà”, fautori di un’arte attenta all’umile vita quotidiana. Questa tendenza, nata tra Brescia e Bergamo sulla fine del XVI secolo con Moretto e Savoldo, fiorì nel secolo seguente con Caravaggio, culminando nel Settecento proprio con Giacomo Ceruti.

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Grazie al Pitocchetto riflettiamo, riusciamo ad intuire un mondo che, dalla corte dei miracoli, dalle galere, dai ghetti dei diseredati e dei derelitti, partirà alla conquista della Bastiglia, dirà basta al predominio di pochi incipriati parrucconi, taglierà la testa al Re Sole e agli altri imbellettati nobilastri.

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