Riccardo Varini nasce nel 1957 a Reggio Emilia, dove vive e
lavora.
L’amore per la natura e per il quotidiano gli è stato trasmesso dal padre Luigi, persona saggia e sensibile, con il quale trascorre lunghi pomeriggi sul vicino fiume Po.
Ben presto inizia a dipingere, si avvicina alla musica, alla poesia e, dal 1978, anche alla fotografia. Passione che diventa vera ricerca artistica nel 1984 quando conosce Luigi Ghirri,
il Maestro della fotografia cosiddetta “di concetto”.
Con lui condivide la scelta di tinte stemperate e le scenografie di vita quotidiana.
Non dimentica però le linee, il “chiarismo” e la sobrietà del pittore conterraneo Gino Gandini, della scuola di Morandi.
Da queste due fonti nasce un suo proprio stile rarefatto, caratterizzato dall’assenza
di colori forti, a volte anche pittorico ma intento, dice l’autore, a creare soprattutto poesia.
Una filosofia che darà alla luce nel 2008 il libro “Silenzi ”, edito da Meridiana, con presentazione di Arturo Carlo Quintavalle, dove sono raccolte le sue “ geografie sentimenntali”.
E’ il suo lavoro principale che ha sviluppato in circa trent’ anni di attività.
Qui Varini gioca con ironica malinconia fra natura e animo umano, ritraendo luoghi e cadenze pensati apposta per meditare e non per stupire.
E’ Cristina Franzoni, della redazione di Zoom Magazine, che per prima lo incita a continuare, a esporre in Italia e all’estero le sue fotografie stampate su carta cotone.
Tra i suoi temi anche il paesaggio urbano, “Geometrie Marine “, notturni ed interni, che lui chiamerà “ Stanze”, dedicate a Edward Hopper e al suo “ teatro del silenzio”.
L’autore è anche inventore di versi che raramente abbina alle sue fotografie senza titolo, convinto com’è che debbano parlare da sole, senza spiegazioni.
Il curriculum include collaborazioni pubbliche, seminari e l’apertura, nel 2006, di una Galleria di Fotografia nel centro della sua città, che diventa presto luogo d’incontro per molti
fotografi e dove tiene i suoi corsi sulla composizione.
Dopo la scomparsa quasi simultanea dei genitori si dedica ancora più intensamente alla fotografia, un’arte che per lui ha funzione terapeutica.
E’ nel 2007 che il Prof. Arturo Carlo Quintavalle e Gloria Bianchino lodano le sue opere
e lo invitano ad archiviarle al CSAC ( Centro Studi e Archivio della Comunicazione dell’Università di Parma), dove sono ospitati grandi nomi della fotografia italiana.
Nel 2009 Duccio Grassi Architects gli commissiona un’ importante ricerca fotografica sul nuovo grande negozio Max Mara di Milano.
Sempre nel 2009, il suo progetto “ Silenzi” è presentato tra le mostre ufficiali di
“Fotografia Europea Reggio Emilia”, risultando la più votata dal pubblico e dalla critica.
L’amore per la natura e per il quotidiano gli è stato trasmesso dal padre Luigi, persona saggia e sensibile, con il quale trascorre lunghi pomeriggi sul vicino fiume Po.
Ben presto inizia a dipingere, si avvicina alla musica, alla poesia e, dal 1978, anche alla fotografia. Passione che diventa vera ricerca artistica nel 1984 quando conosce Luigi Ghirri,
il Maestro della fotografia cosiddetta “di concetto”.
Con lui condivide la scelta di tinte stemperate e le scenografie di vita quotidiana.
Non dimentica però le linee, il “chiarismo” e la sobrietà del pittore conterraneo Gino Gandini, della scuola di Morandi.
Da queste due fonti nasce un suo proprio stile rarefatto, caratterizzato dall’assenza
di colori forti, a volte anche pittorico ma intento, dice l’autore, a creare soprattutto poesia.
Una filosofia che darà alla luce nel 2008 il libro “Silenzi ”, edito da Meridiana, con presentazione di Arturo Carlo Quintavalle, dove sono raccolte le sue “ geografie sentimenntali”.
E’ il suo lavoro principale che ha sviluppato in circa trent’ anni di attività.
Qui Varini gioca con ironica malinconia fra natura e animo umano, ritraendo luoghi e cadenze pensati apposta per meditare e non per stupire.
E’ Cristina Franzoni, della redazione di Zoom Magazine, che per prima lo incita a continuare, a esporre in Italia e all’estero le sue fotografie stampate su carta cotone.
Tra i suoi temi anche il paesaggio urbano, “Geometrie Marine “, notturni ed interni, che lui chiamerà “ Stanze”, dedicate a Edward Hopper e al suo “ teatro del silenzio”.
L’autore è anche inventore di versi che raramente abbina alle sue fotografie senza titolo, convinto com’è che debbano parlare da sole, senza spiegazioni.
Il curriculum include collaborazioni pubbliche, seminari e l’apertura, nel 2006, di una Galleria di Fotografia nel centro della sua città, che diventa presto luogo d’incontro per molti
fotografi e dove tiene i suoi corsi sulla composizione.
Dopo la scomparsa quasi simultanea dei genitori si dedica ancora più intensamente alla fotografia, un’arte che per lui ha funzione terapeutica.
E’ nel 2007 che il Prof. Arturo Carlo Quintavalle e Gloria Bianchino lodano le sue opere
e lo invitano ad archiviarle al CSAC ( Centro Studi e Archivio della Comunicazione dell’Università di Parma), dove sono ospitati grandi nomi della fotografia italiana.
Nel 2009 Duccio Grassi Architects gli commissiona un’ importante ricerca fotografica sul nuovo grande negozio Max Mara di Milano.
Sempre nel 2009, il suo progetto “ Silenzi” è presentato tra le mostre ufficiali di
“Fotografia Europea Reggio Emilia”, risultando la più votata dal pubblico e dalla critica.
All images © Riccardo Varini
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