mercoledì 29 aprile 2009

LA TERRACOTTA DI MAZZONI

La città di Modena ha sempre tenuto in grande considerazione Guido Mazzoni, il suo maggior artista del Rinascimento e senza dubbio la personalità di più grande spicco dopo Wiligelmo e Lanfranco». Così inizia la monografia sul Mazzoni del 1990 di Adalgisa Lugli. Rinnova il rimpianto per la scomparsa di una giovane studiosa che era fra le migliori speranze degli studi italiani l’impatto stupefacente con le opere dell’artista in una mostra, con catalogo Panini a cura di Giorgio Bonsanti e Francesca Piccinini, che nel titolo fa giustamente appello primario all’emozione.


Compianto sul Cristo morto, 1476-1477
Chiesa Santa Maria degli Angeli - Busseto (PR)


Particolare del Compianto sul Cristo morto


Particolare del Compianto sul Cristo morto

Particolare del Compianto sul Cristo morto

Va a merito della Lugli l’aver riscattato Mazzoni dalla limitazione di stampo idealistico di essersi avvalso di un’arte e di una materia prive della «nobiltà» del marmo o del bronzo e delle procedure «artigianali» di modellazione della terracotta dipinta. Solo attraverso l’esaltazione esclusiva (un solo bronzo noto, in mostra) e radicale di quella materia e di quelle procedure, soprattutto l’uso indubbio del calco dal vivo, che aveva già sperimentato Donatello nell’unico capolavoro pervenutoci di quel genere, il busto fiorentino di Niccolò da Uzzano, Mazzoni potè offrire alla cultura settentrionale dei Compianti sul Cristo morto il massimo di espressività illusionistica del suo «realismo rinascimentale», secondo la formula coniata dalla Lugli.


Madonna col Bambino e donatori o “Madonna della Pappa”

In questo senso l’impressionante «verità» quotidiana e di variegati sentimenti dei suoi personaggi recitanti (spesso ritratti di nobili committenti, come nel caso di Ercole I d'Este che in veste di Giuseppe d’Arimatea rappresenta in mostra il Compianto dal Gesù di Ferrara), travalica lo sconvolgente espressionismo «alla ferrarese» del compagno di strada Niccolò dell’Arca nel famoso Compianto di Santa Maria della Vita a Bologna. Giustamente Niccolò è rappresentato in mostra dal più severo naturalismo illusionistico del busto di San Domenico del Museo di San Domenico a Bologna, già sopra la porta della cappella delle reliquie, con la mimési radicale del calco dal vero delle grandi mani e del libro che esse reggono.

Madonna col Bambino e donatori o Madonna della Pappa particolare (Fanciulla che soffia sulla pappa)

E' affascinante il confronto con le singole teste pervenuteci di Mazzoni, il Frate francescano del Museo dell’Osservanza di Bologna, il Vecchio della Galleria Estense di Modena, il busto di Dolente del Museo Schifanoia di Ferrara. Ma è anche un confronto intrigante e impari in ordine al realismo, stante la condizione di frammenti delle teste del Mazzoni rispetto all’integrità del busto di Niccolò. Purtroppo non è stato concesso il vertice di pulsione vitale del Mazzoni, il Busto di bambino che ride di Windsor Castle, probabile ritratto di Enrico VIII.La piena ammirata comprensione della potenza espressivo-mimetica e dei ritmi spaziali, sui due versanti dell’emozione drammatica e degli umani affetti, a cui Mazzoni seppe attingere altrettanto quanto Gaudenzio Ferrari come plasticatore nella successiva generazione nordica, rimane affidata in mostra al primo dei suoi Compianti, da Santa Maria degli Angeli di Busseto, e alla Madonna con il Bambino in trono dalla parrocchiale di Guastalla. Indipendentemente dalle dimensioni, è la mancanza di tale costante potenza espressiva a rendere insostenibile l’attribuzione del modello in piccolo del Compianto oggi al Gesù di Ferrara, inviato dalla Galleria e Museo di Palazzo Mozzi Bardini di Firenze.

Testa di Cristo su cuscino (frammento di Compianto)

Inversamente, è parte integrante e necessario complemento alla mostra l’ulteriore visione modenese degli altri due capolavori del Mazzoni, il Compianto in San Giovanni Battista, purtroppo ormai sostanzialmente spoglio del suo colore originario ,e soprattutto la stupenda Madonna e donatori detta Madonna della Pappa nella cripta del Duomo. Il secondo protagonista della mostra è il modellatore in terracotta cinquecentesco Antonio Begarelli, grande inscenatore di un teatro di ortodossia cattolica nei decenni della Riforma, che dipingeva di bianco le sue figure classicheggianti per fingere il marmo.

EMOZIONI IN TERRACOTTA

MODENA, FORO BOARIO

FINO AL 7 GIUGNO

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