L’officina dei sogni di via Cagliari (ossia l’atelier) di Giorgio Ramella ha ospitato lungo gli anni gli incubi da Gabinetto del Dottor Caligari della distorta Metropolitana del Bronx e l’antropologia dei graffiti tribali, gli «occhi di Van Gogh» e il Kamasutra indo-persiano.
Ora si sposta «A Oriente verso Sud», come recita la nuova mostra, curata alle Ogr da Lea Mattarella. Il titolo racchiude le suggestioni delle grandi tele dell’artista torinese, i suoi viaggi che, come sottolinea la curatrice, assomigliano più a «miraggi», dove «l’altrove, la sua Africa, il suo Oriente da Mille e una notte sono proprio, come le storie raccontate da Shehrazad al sultano, magnifiche invenzioni letterarie».
Il gruppo di nuvolette che ricompare in molte tele della nuova serie orientale-africana è omaggio a Savinio altrettanto quanto alla maturità astratto-surreale di Prampolini e di Magnelli. Il citazionismo metamorfico di Ramella, ebbro di colore postmoderno, traspone il letto di Van Gogh ad Arles in verde giallo nell'Oriente da Mille e una notte.
GIORGIO RAMELLA, A ORIENTE VERSO SUD
TORINO. OFFICINE GRANDI RIPARAZIONI
FINO AL 31 OTTOBRE
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