lunedì 30 novembre 2009

LA REGINA D’AFRICA IN MOSTRA

Ha aperto a Marcon, alle porte di Venezia, nella sede espositiva di Artetivù, la mostra “Esther Mahlangu, La regina d’Africa”, dedicata ad una delle figure più importanti ed emblematiche del panorama artistico mondiale. La sua consacrazione come grande artista di livello internazionale avviene nel 1989 con la mostra ‘Magiciens de la terre’ del Museo Pompidou di Parigi.

Da quel momento non si contano le sue mostre nei più importanti musei del mondo e nelle Biennali (Musée des Beaux Arts, Parigi; National Museum, Washington DC; Tobu Museum, Tokyo; Pinacoteca Agnelli, Torino; Documenta 9, Kassel; Biennale di Lione, Lione; Biennale di Malindi, etc.). Le sue opere sono presenti nelle più importanti collezioni private, tra cui quella dello svizzero Jean Pigozzi.

Ha dipinto la BMW per la grande collezione della casa automobilistica tedesca e la nuova 500 Fiat per gli Agnelli a Torino.

Quasi 100 lavori tra tele, ricami con perline, terrecotte dipinte ed altro ancora, saranno visibili nei seicento metri quadri di esposizione e rappresenteranno la più grande mostra mai dedicata in Italia all’artista.

Esther Mahlangu, è una delle più importanti artiste della tribù Ndebele. Nata nel 1936 in Middelburg, Mphumalanga, in Sud Africa. Ha appreso l'arte della pittura murale da sua madre e da sua nonna, che le hanno insegnato a dipingere ad appena dieci anni. Si è occupata di pittura da allora e non ha più smesso.
Dipingere, afferma, la fa sentire "molto, molto felice."
La sua arte si è evoluta dall'antica tradizione di decorare le case.
Per continuare la tradizione Esther, dirige una scuola per ragazze presso la sua tribù, in Kwa-Ndebele. Lei si sente un'ambasciatrice della sua gente e della sua tradizione, e il suo lavoro all'estero si basa soprattutto sulla volontà di far conoscere al mondo le sue origini. Le sue opere hanno fatto il giro del mondo (Australia, Giappone, Francia, Germania, Italia, Portogallo, Spagna, Svizzera, Usa). Fonte


Le donne Ndebele

si tramandano di madre in figlia l'arte di dipingere i muri delle loro case. Queste pitture vengono fatte per annunciare un matrimonio, o altri importanti eventi. Talvolta sono una forma di preghiera e di culto; in altri casi sono una forma di protesta. Lo stile e la tecnica di quest'arte si sono sviluppati durante molti anni.
"…Tra i diciotto ed i ventidue anni, i giovani uomini della tribù, si recano alla 'Wela', la cosiddetta scuola della circoncisione, dove apprendono il codice e le leggi su cui si basa la vita all'interno della tribù. Per celebrare questo passaggio dei giovani all'età adulta, le donne restaurano l'aspetto della loro casa. Rivestono i muri di una preparazione specifica a base di sterco di vacca e di gesso, ricostruiscono l'entrata e dipingono i muri, sia all'interno sia all'esterno… …Hanno a loro disposizione tutto un repertorio di figure tradizionali che utilizzano molto liberamente. Le decorazioni più ricche ornano la facciata principale. Questa diretta relazione che le donne hanno con la propria casa, in una società matriarcale, permette loro di esprimere la propria personalità in rapporto alle altre spose del capo di famiglia, affermandosi come individuo capace di gestione." (Joëlle Busca, "Perspective sur l'art contemporain Africain", edizioni 'L'Harmattan', Parigi)


"Questa pittura è uno strumento di lotta e resistenza attiva. In Sud Africa l'arte è uno strumento, carico di simboli politici e sociali, usato contro l'apartheid che fu instaurato nel 1948, e che tracciava dei netti confini tra bianchi e neri, relegando questi ultimi in luoghi, case, scuole, autobus specifici. Anche la cultura degli Ndebele, come le altre, fu marginalizzata dall'apartheid che voleva imporre una cultura bianca e protestante, schiacciando così le culture nere, poligame e matriarcali.
Ecco allora che queste donne si appropriano dei simboli, delle immagini, proprie delle società bianca, intoccabile. Le donne usano un vocabolario tradizionale e lo modernizzano continuamente."
(Joëlle Busca, "Perspective sur l'art contemporain Africain", edizioni 'L'Harmattan', Parigi)
"I colori che usano, variano da semplici pigmenti naturali che escono grezzi dalle pentole, a colori acrilici, scelti secondo la superficie su cui lavorano. Le decorazioni sono sistematicamente incorniciate di nero o di bianco in modo che il colore sia ancor più visibile rispetto alle case circostanti. La loro pittura è fredda, i colori sono piatti e c'è un gran rigore nel tracciare il disegno. La linea è semplice, orizzontale, verticale o spezzata, ma è forse proprio questa semplicità che fa risaltare la precisione e lo stile utilizzato. Le loro pitture tendono verso un'astrazione geometrica. Geometrie, rapporti di colore, di linee, di forme, in un linguaggio prestabilito che si ripete. Figure semplici ma allo stesso tempo molto complesse."
[Joëlle Busca, "Perspective sur l'art contemporain Africain", edizioni 'L'Harmattan', Parigi]
Oggi c'è in queste donne una voglia di uscire dal villaggio e far conoscere nel mondo la loro tradizione Ndebele. Il turismo si affianca a questa esigenza, che le vede trasferire la pittura, su nuove superfici, dalle stoffe e i grembiuli, (che però oggi giungono dalle fabbriche estere stampati e pronti per l'uso), uova di struzzo, astucci di legno, ad altri materiali facilmente trasportabili. Feste ed artigianato iniziano ad essere sempre più trasformati dai soldi e dal turismo. Prende il nome di Arte Popolare e i turisti vi si gettano a capofitto, ma resta molto lontana da quella tradizionale. …E' con l'esposizione 'Magiciens de la Terre' che le pitture delle donne Ndebele hanno trovato la strada per farsi conoscere in tutto il mondo…
[Joëlle Busca, "Perspective sur l'art contemporain Africain", edizioni 'L'Harmattan', Parigi]


Inizialmente Esther Mahlangu e le altre dipingevano muri di case, e facciate delle scuole, ma essendo troppo lungo, costoso, effimero, e soprattutto senza un grande guadagno (non c'era interesse a comprare le foto di questi lavori), iniziarono ad utilizzare la tela come mezzo per propagandare la loro tradizione. Uno scendere a compromessi con un mondo che ha bisogno di opere 'ibride', calibrate, più commerciali.
"Nel 1995, Laurent Jobert, artista francese, propone a dodici donne Ndebele di lavorare ad un progetto insieme a lui, dando loro modo di farsi conoscere. L'idea prevede la creazione di un'installazione composta da settanta pitture realizzate su cartelli stradali. Viene intitolato 'Coutyard', in ricordo del cortile delle case Ndebele. La scelta dei cartelli stradali come supporti, fanno parte dell'idea su cui Laurent Jobert lavora da anni, cioè quella della resistenza al mercato dell'arte, utilizzando i segni, la loro funzione ideologica, e cercando il modo di non renderli volgari, né banali. Cartelli stradali perché simboli di un'internazionalità che appartiene a questi segnali del regime stradale, in Sud Africa come nel resto del mondo. E' Laurent Jobert che sceglie le artiste e che guida il progetto; lo scopo è di realizzare un lavoro multiculturale in cui tradizione e modernità si trovano affiancate."
[Joëlle Busca, "Perspective sur l'art contemporain Africain", edizioni 'L'Harmattan', Parigi)
Esther Malhangu è quella che più è riuscita a farsi strada nel campo dell'arte occidentale, così come Francina Ndimande e Sarah Dlamini. Nell'estate del 1997 le code degli aerei del British Airways sono state ricoperte di 'motivi etnici' Ndebele, destinati a ricordare la loro provenienza dalla terra Ndebele. Esther Malhangu ha lavorato nel 1991 alla realizzazione della prima African Art Car, all'interno della BMW Art Collection, insieme con artisti del calibro di Roy Lichtenstein, Andy Warhol, Robert Rauscheberg, David Hockey. E' stata la prima donna ad entrare nella lista della Art Car Collection.
[Joëlle Busca, "Perspective sur l'art contemporain Africain", edizioni 'L'Harmattan', Parigi]
Fonte

Vedi anche:

http://www.bmwpugetsound.com/artcars/artcars.htm

http://www.courtney-clarke.com/Ndebele.htm

http://www.thebeadsite.com/UB-NBART.htm

Esther Mahlangu, La regina d’Africa

fino al 19 dicembre 2009

Galleria Artetivù Via Porta Est, 7 – 30020 Marcon (VE)

orari Mostra dal Lunedi al sabato ore 10.00 – 13.00 /15.00 – 19.30 tel. +39 041 877 10 11 fax +39 041 59 58 001

e-mail: info@artetivu.com

web: http://www.artetivu.com

Abstract I 2002
Acrylic on canvas
90 x 138 cm ( Not-stretched )

Abstract II 2002
Acrylic on canvas
90 x 138 cm ( Not-stretched )

Abstract III 2002
Acrylic on canvas
90 x 138 cm ( Not-stretched )

Abstract IV 2002
Acrylic on canvas
90 x 138 cm

Abstract 2002
Acrylic on canvas
115 x 169 cm

Abstract 2006
Natural pigment and cow dung on canvas
60 x 102 cm

Abstract 2007
Acrylic on board
42 x 60 cm

Abstract 2003
Natural pigment on canvas
88 x 139 cm

Abstract 2003
Natural pigment on canvas
88 x 139 cm

Abstract 2007
Natural pigment on canvas
60 x 80 cm

Abstract 2007
Acrylic on canvas
92 x 123 cm

On the way to the party 2007
Acrylic on canvas
121 x 169 cm

Abstract 2007
Acrylic on canvas
60 x 80 cm

Abstract 2007
Glass beads
68 x 50 cm

Abstract 2006
Glass beads
20 x 20 cm

Abstract 2006
Glass beads
20 x 20 cm

Abstract 2006
Glass beads
20 x 20 cm

Abstract 2006
Glass beads
20 x 20 cm

Ndebele Blanket design 2002
Acrylic on board
40 x 31 cm

Abstract 2007
Serigraph on paper
Edition of 22 + 1 AP
40 x 43 cm

Untitled 2006
Acrylic on manequin hands
Life size ( 29cm )

BMW 525i
Model car edition of 3000
10 x 25 x 8 cm

Abstract 2006
Acrylic on Canvas
62 x 122 cm

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