lunedì 6 settembre 2010

CONGO IN LIMBO

Congo in Limbo è il titolo di una mostra fotografica sul Congo a cura del fotografo belga Cédric Gerbehaye. Congo, un posto lontano. In limbo. Ma cosa significa un paese in limbo? Significa un paese in uno stato indefinito di incertezza, dove la situazione sembra non cambiare quasi in modo irreale, dove le cose sembrano bloccate in uno stato surreale da un tempo imprecisato, come sospese in una terra di nessuno dove però in tanti sembrano voler partecipare al banchetto prelibato di ricchezze e corruzione, lasciando intorno al tavolo lacrime, miseria e sangue.

clip_image001

Ed eccolo il limbo del Congo. Ogni mese 45.000 persone vengono uccise nella Repubblica Democratica del Congo. Ogni mese più di 20.000 bambini muoiono di fame o per malattie facilmente prevenibili (in un mondo normale). Dall'inizio della guerra sono già morti 5.4 milioni di persone, il conflitto con maggior numero di vittime dalla Seconda Guerra Mondiale ad oggi. La maggior parte delle vittime sono morte per cause non violente, per malaria, malnutrizione, di cui il 47% bambini. Al momento almeno un milione e mezzo di congolesi sono rifugiati o vagano dopo aver dovuto lasciare la propria casa. Ogni giorno in media 14 donne vengono stuprate, nello stato definito capitale mondiale dello stupro, dove anche gli uomini sono soggetti allo stupro, dove lo stupro è diventato un'arma di guerra, per diffondere malattie, per traumatizzare famiglie, dove donne stuprate vengono rifiutate alla porta di casa e costrette al vagabondaggio, dove molti degli stupri non vengono contati nelle statistiche perché terminati in decessi, in un paese in cui ogni statistica è soltanto una stima, durante una guerra che dura da oramai 15 anni ma che raramente compare sui giornali, nella televisione. Per il limbo non c'è spazio nei media.Il mondo ignora il Congo o meglio l'occidente, perché conviene, perché Stati Uniti, Francia, Belgio e Gran Bretagna in competizione con la Cina sostengono parti diverse e conflittuali del paese, alimentando in questo modo un perenne stato di tensione, ma ben sfruttando le risorse del ricchissimo suolo congolese, di diamanti, d'oro e di coltan (utilizzato nei nostri cellulari).

clip_image003
Troops in the Ituri region. (© Cédric Gerbehaye)

Per paradosso, l'estrema ricchezza di quei terreni è la maledizione del Congo, terra di nessuno in cui ogni potente cerca di arraffarsi la sua parte di profitto ben manipolando politica ed etnie in guerra, lasciando il resto ad accumularsi in quelle agghiaccianti statistiche prima elencate ed in uno stato immutabile di limbo.

clip_image004
(© Cédric Gerbehaye)

Dall'olocausto nero del colonialismo belga del 1885 (qui immagini forti), ben più esteso e sanguinoso di quello ebreo (fino a dieci milioni di vittime) ma sicuramente meno importante perché scomodo per i poteri internazionali (e perché non legato ad una guerra, ma ad uno sfruttamento), alla indipendenza del Congo del 1960, anno in cui il congolese Patrice Lumumba prende la guida del paese pieno di speranze ed entusiasmo, quella terra nel cuore dell'Africa ha avuto tanto sole, ma poca luce, pochi sorrisi. I libri di storia (ma anche nuovi blog un po' deludenti) racconteranno che l'anno seguente Lumumba fu assassinato per una lotta al potere dal colonnello Mobutu, ma come per Thomas Sankara anche questa volta la CIA seppe compiere il suo dovere orchestrale e spianare la strada allo sfruttamento occidentale. Già, Belgio al principio, ma poi tanti altri arraffatori di ricchezze. Il presidente statunitense Eisenhower preferiva eliminare Lumumba e così fu. Poi gli U.S. fornirono 300milioni di armi e 100milioni di training militare alle milizie di Mobutu, giusto per incoraggiare il regime dittatoriale in cambio di domini commerciali, finanziando le bramosie di una persona non curandosi della povertà di un intero paese.

clip_image006
Dissident general Laurent Nkunda, leader of the CNDP (National Congres for the Defense of the People), poses at his headquarters (© Cédric Gerbehaye)

Il governo violento e dispotico di Mobutu cadde poi (1996) sotto la pressione delle varie etnie presenti sul territorio (circa 200) e degli stati limitrofi ansiosi di mettere le mani sulle ricchezze del Congo, al suo posto salì al potere il generale Kabila forte del supporto di Angola, Zimbabwe e Namibia contro la coalizioni formata da truppe congolesi alleate all'etnia dei Tutsi ed ai paesi del Rwanda, Uganda e Burundi.

clip_image008
Child soldier of the FNI (© Cédric Gerbehaye)

L'amministrazione Clinton fornirà poi supporto militare anche a Kabila, ma durerà poco, visto che nel 2001 verrà assassinato. Già, non solo Belgio e Stati Uniti, ma con il tempo anche i vicini han saputo sedersi al tavolo dell'abbuffata sanguinosa. Il Rwanda, ad esempio, si giustifica nel voler mantenere sicure le proprie frontiere, poi però ecco 20mila truppe per il controllo dei diamanti.

clip_image010
© Cédric Gerbehaye

E poi ecco anche la Cina alla ricerca del cobalto. Ed alla fine è limbo, in una storia di alleanze cambiate in modo da raggiungere profitti economici, ripetute operazioni militari e violenze in aeree ricche di minerali preziosi (diamanti, coltan, tin, cassiterite, copper, timber, 125 compagnie americane hanno avuto finora un ruolo di sfruttamento della guerra), ostacolando aiuti umanitari, attuando torture, stupri, saccheggi di villaggi, furti in centri medici, agevolando corruzione ed infuocando rivalità tra i vari gruppi etnici, tutto per interessi economici.

clip_image012
Awaiting the distribution of flour in the nutrition centre of Awilo in the district of Ituri. (© Cédric Gerbehaye)

E il limbo è quello che resta oggi. Mentre la guerra continua e la parte est del paese è oramai in mano a forze straniere, le popolazioni sono costrette ad abbandonare le proprie terre, ci sono 2 milioni e mezzo di persone nella capitale, Kinshasa, che vivono con meno di un dollaro al giorno, in altre zone rurali si vive con meno, 0.18 dollari al giorno; ci sono più di 10.000 ragazzi soldati, più del 15% dei nuovi reclutati hanno meno di 18 anni ed un numero sostanziale meno di 12; il paese conta appena 2.000 dottori per una popolazione di 50 milioni.
Il limbo ha queste facce e tante altre. Quando sono uscito dalla mostra un senso di disagio profondissimo ha assalito ogni altro umore possibile. Parte della nostra ricchezza quotidiana, dei servizi, del progresso, dei benefici, è macchiata di sangue ma non lo sappiamo o preferiamo ignorarlo, dimenticare, coinvolti nella giostra veloce degli impegni importantissimi. E riusciamo anche a lamentarci, spessissimo, mentre viviamo in paradiso sulle spalle di chi è nato, è bloccato, tenta di scappare da un inferno senza uscite, un inferno tanto inamovibile ed immutabile da divenire un limbo surreale.

clip_image017
© Cédric Gerbehaye

clip_image018
© Cédric Gerbehaye

clip_image020
© Cédric Gerbehaye

clip_image022
© Cédric Gerbehaye

clip_image024
© Cédric Gerbehaye

clip_image026
A wounded man waiting in the Masisi hospital. Since August 2007 MSF has been supporting Masisi hospital, about 80km west of Goma, North Kivu province. The MSF team carries out war surgery for both soldiers and civilians, and supports all the other services of this 170 bed hospital. © Cedric Gerbehaye

clip_image028
© Cédric Gerbehaye

http://www.congoinlimbo.com/ : un site spécialement créé autour de l’exposition et du livre.
http://www.agencevu.com/photographers/photographer.php?id=214
Fonte

********
Vedi anche

Nessun commento:

Posta un commento

ShareThis

post<li>
Related Posts with Thumbnails