Alessandra è nata a Lugano, nella Svizzera Ticinese e, dopo studi di grafica lasciò che il disegno di strips e vignette le prendesse la mano e qualche anno di lavoro, almeno fino a quando non incontrò la fotografia che, insieme ai viaggi, divennero le sue inseparabili e incontenibili passioni e parte integrante della sua vita. Alessandra ha così iniziato a viaggiare in continenti e luoghi sempre più lontani, dalle remote regioni dell’Asia all’estrema desolazione ghiacciata dell’Artico, sempre e soprattutto alla ricerca di un contatto profondo e umano con popolazioni appartenenti ad altre culture, alla scoperta di etnie deboli e trascurate, alla ricerca di testimonianze di quelle diversità che rendono magica e prodigiosa la nostra quotidiana esperienza di vita su questa Terra. Le regioni montagnose e remote, specialmente quelle dell’Asia, furono da subito un amore a prima vista per Alessandra. Amore non solo per la montagna ma pure per la cultura e l’umiltà delle popolazioni.
Nei suoi viaggi è attratta dal modo in cui la gente é in grado di vivere in condizioni ambientali estreme. E nei suoi progetti fotografici ha sempre ricercato un connubio tra uomo e natura, forse senza mai aver chiaro il motivo di questa scelta. Dai suoi viaggi Alessandra ha realizzato diversi libri fotografici ( “Hidden China”, 2008 – “Mystic Iceland”, 2007 - “The Silk Road”, 2004), articoli e reportages pubblicati su riviste di viaggio e culturali, calendari e cartoline che ripropongono luoghi, eventi e volti catturati dall’occhio della sua fotocamera qualcosa del suo lavoro è visibile nel suo sito web. Le sue immagini non subiscono elaborazioni con software di postproduzione, ma tutto viene studiato attentamente durante lo scatto (scelta dell’inquadratura, esposizione, filtri da utilizzare ecc..). Per tutte le immagini di questo post sono state utilizzate pellicole per diapositive anche se ora Alessandra si serve di corpi digitali.
Le fotografie di Alessandra vogliono far riflettere mostrando l’uomo ancora come parte integrante del paesaggio, dove il rispetto della natura é fondamentale. Una visione, forse un po’ nostalgica, di un mondo sempre più inghiottito dalla globalizzazione dove urbanizzazione, industrializzazione, inquinamento e, non ultimo, il monopolio delle multinazionali stanno velocemente distruggendo i fragili equilibri ambientali e sociali dell’intera umanità. La scorsa primavera, mentre lavorava alla preparazione del suo ultimo libro fotografico TASCABILI DI FOTOGRAFIA NELLA SVIZZERA ITALIANA N. 03, “Il coraggio di esser paesaggio“, Adriano Heitmann (affermato fotografo e art director svizzero) ha iniziato a “scavare” nel suo lavoro fotografico per capire perché era attratto così profondamente dalle immagini di Alessandra. Al termine di lunghe ore di discussione Adriano ha trovato le risposte ai suoi perché e Alex ha forse capito il perché di certe scelte fotografiche legate al suo modo di vedere il mondo, di confrontarsi e perdersi nei paesaggi immensi del nord o delle steppe asiatiche o del suo dolcissimo modo di rivolgersi a un viandante sulla Via della Seta e domandargli una fotografia.
alessandrameniconzi.com
flickr
Alessandra Meniconzi is a documentary photographer whose work ‘centres on the ancient heritage, customs, spirituality and daily life of indigenous people.’ She has a fascination and strong respect for native people who live and work in the world’s most isolated regions and for more than a decade she has worked extensively in remote areas of Asia. More recently she has expended her efforts to encompass Arctic and sub-Arctic regions that are being threatened by climate change, development and resource extraction.
“Working in the Arctic I feel that I have real contact with the power of nature,” she reveals. “By interacting with the native people there, I’m able to learn about and document their unique way of life.”
Alessandra’s photographs have been published widely in magazines, calendars and postcards as well as in four books: The Silk Road (2004), Mystic Island (2007), Hidden China (2008) and QTI – Alessandra Meniconzi, Il coraggio di esser paesaggio (2011).© Annick Romanski
All images © Alessandra Meniconzi
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