Un nudo femminile, disegnato con pochi tratti. Al centro c'è la macchia vibrante dei genitali, ma anche qualcosa di solido che emerge, una forma tagliata nell'aria, data dall'intersezione della linea della coscia e quella del ginocchio.
Il titolo è ignoto. Come l'autore. L'arte di strada è (quasi) sempre erotica. Per non dire eroica. Piena di energia, rende visibili parole e segni tra le scritte al neon delle metropoli, tra un "fucking" e un "rent" compendia al meglio la nostra epoca, suggerendo i cliché dello stare al mondo. La sua cruda sobrietà l'ha resa celebre. Immagini che sono allo stesso tempo semplici e complicate, incentrate sul significato nascosto dei lemmi e – soprattutto - giocose.
Date a questi artisti un muro e lo faranno parlare. Date loro la struttura delle cose e vi troveranno voci sorprendenti, al pieno della loro forza originaria. Date loro un seno prosperoso – o un fallo marmoreo - e costoro lo rivolteranno in ogni modo, mettendolo dove meno ve le aspettereste.
Questi artisti casuali sono così e ogni giorno abbelliscono d'imbratti osè la città-vetrina del mondo: New York City. Artisti che si appellano come Judith Supine, El Celso, Anthony Lister, Self Indulgence, RTTP, Just Breathe, Vinz, Unknown, Unknown, e ancora Unknown. Sconosciuti apostoli della pittura contemporanea, con un sempre vivo brillante intuito per la scultura e per la performance, vero simulacro della cultura urbana. E coloro che abitano queste città? La storia li consacrerà come collezionisti geniali. A costo zero e chilometro zero. Ogni giorno s'inaugurano gallerie abusive e gente come Jeff Koons o il più british Damien Hirst vengono qui a spiare. Alcuni artisti di strada nati negli anni novanta vengono ora studiati con attenzione da un sempre più crescente nugolo di critici alternativi e ricchi di famiglia. Emerge una nuova generazione forte e originale.
In strada ci attende un remix di figurazione umana come paesaggio, architettura e fantascienza. Sotto un ponte, intanto, si riafferma il potere formale del nudo femminile sovvertendo la solita immagine feticistica descritta dallo sguardo maschile allupato. È una generazione di artisti che cerca di liberarsi da decenni di dominio concettuale sperimentando l'esatto contrario: il ludico e la fisicità. Non dovendo preoccuparsi del valore economico di quello che stanno producendo, e generando nel caos più puro, essi possono spingere al massimo sull'acceleratore. Nessun capolavoro, ma stencil d'energetica e spiritosa vita. Anche i fruitori minorenni, però, si trovano coinvolti in questa galleria scollacciata diffusa e perpetua. La cosa scandalizza. Ma si pensi che nell'antichità era ordinario. Si rammentino le pitture murali oscene di Pompei: tutti potevano vederle.
Una ricognizione ragionata sull'arte erotica di strada a NY, però, non può prescindere da Jaime Rojo, studioso conservatore (non in senso politico), critico, curatore e fotografo che così parlò: «L'arte di strada oggi rientra in quella regione degli inferi dell'arte, dove sono protette certe libertà di espressione e la rappresentazione del corpo umano esprime il nostro diritto alla libertà di parola».
Mentre continuiamo a eseguire la scansione delle strade alla ricerca di indizi su noi stessi ci rendiamo conto che questo party odierno fatto da una ruota libera in continua espansione visiva sta per morire. Passa pochissimo prima che qualcuno distrugga o danneggi – o rielabori – le opere. Le quali, nel volgere di una notte sono già consegnate alla storia e alle immagini che saranno state immortalate. Oppure no.
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