La figura e l’opera di Artemisia Gentileschi – grazie alle mostre, agli studi e alle nuove ricerche, ma anche al successo di biografie e romanzi che ne hanno ricostruito in maniera appassionata la vita – hanno goduto di grandissima fortuna recentemente,
Artemisia era figlia di Orazio Gentileschi – pittore di formazione toscana, fra i primi seguaci di Caravaggio a Roma –, artista in grado di fondere l’intenso luminismo derivato dai modelli caravaggeschi con l’eleganza lineare del disegno fiorentino del tardo Cinquecento.
Artemisia si formò come pittrice nella casa del padre, in via Margutta, fra artisti, modelli, appassionati di pittura, un entourage spesso frequentato da personaggi equivoci e pericolosi, che sembrano tessere intorno alla giovane quella rete che la porterà a fidarsi di Agostino Tassi, il pittore imprenditore, collaboratore anche di Orazio, protagonista insieme a lei del processo per stupro del 1611.
Anche dalle deposizioni del processo si evince “la passione di Artemisia”, per citare il titolo di un romanzo di successo di cui l’artista è protagonista: la pittura. Aveva cominciato da giovanissima a dimostrare il suo talento e anche per lei, nei primi anni del secolo, il pittore di riferimento non poteva che essere Caravaggio: naturalismo, pittura dal modello, effetti di chiaroscuro. Dopo il drammatico processo, Artemisia abbandonò Roma per Firenze e viaggiando poi in Italia e in Europa, costruì la sua fama di pittrice.
...Ammiro la tua bellezza, e sono sotto di essa...
È qui la forza dei quadri della Gentileschi: nel capovolgimento brusco dei ruoli. Una nuova ideologia vi si sovrappone, che noi moderni leggiamo chiaramente: la rivendicazione femminile." Roland Barthes
Artemisia Gentileschi è una delle poche protagoniste femminili della Storia dell'arte europea. Ma è anche la protagonista di una torbida vicenda a tinte fosche o, per meglio dire, "caravaggesche", infarcita di elementi sentimentali, erotici, patetici e fantastici, in una brillante fusione romanzesca, insomma Artemisia è la protagonista ideale del romanzo ideale (e infatti svariati romanzi si sono ispirati alla sua vita).
Certamente la carriera artistica (come qualsiasi altra carriera) è sempre stata pressoché impraticabile per le donne, costrette nei limiti che la società imponeva loro, limiti di natura culturale (assenza pressoché totale di una preparazione scolastica) e familiare (nelle famiglie patriarcali la donna era preposta all'accudimento di tutti i suoi numerosi elementi).
Artemisia Gentileschi, che ebbe modo di fare fruttare il suo talento, è stata una delle poche donne "sfuggite" tra le maglie di questo rigidissimo sistema sociale, tuttavia la sua sofferta vicenda privata si è spesso sovrapposta a quella di pittrice generando molte ambiguità.
Negli anni Settanta la sua popolarità ha raggiunto il vertice soprattutto per via della vicenda che la vide accusare il suo violentatore (al punto da sottoporsi allo schiacciamento dei pollici per confermare l'attendibilità delle sue accuse, cosa che per lei, pittrice, non dovette essere solo un dolore fisico). Artemisia è divenuta così il simbolo del femminismo e del desiderio di ribellarsi al potere maschile: tuttavia questo fatto le fece un grande torto: l'avere spostato l'attenzione (ed averle attribuito un particolare successo) sulla vicenda dello stupro, mettendo in ombra i suoi meriti professionali, ormai ampiamente riconosciuti dalla critica, a partire da Roberto Longhi e dal suo pionieristico articolo del 1916 Gentileschi padre e figlia.
A volte questa lettura "a senso unico" della pittrice ha creato giusti malumori: per Camille Paglia, a volte Artemisia è diventata un'etichetta da utilizzare anacronisticamente per avanzare rivendicazioni infarcite di retorica femminista.
Negli anni Settanta la Gentileschi divenne un vero e proprio simbolo del femminismo internazionale: associazioni e cooperative le si intitolarono - a Berlino l'albergo "Artemisia" accoglieva esclusivamente la clientela femminile - riconoscendo in essa una figura culto, sia come rappresentante del diritto all'identificazione col proprio lavoro, sia come paradigma della sofferenza, dell'affermazione e dell'indipendenza della donna.
Per la nota polemista e leader del movimento femminista internazionale Germaine Greer Artemisia Gentileschi fu la grande pittrice della guerra tra i sessi, affermazione, di fatto, estremamente riduttiva: un pittore con tanto talento come la Gentileschi non può limitarsi a un messaggio ideologico.
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