"Ho sempre sentito il
bisogno di denunciare, con le mie fotografie, le ingiustizie che si incontrano
(...) Non amo le cose eclatanti, preferisco la sobrietà...non si tratta di
voler bene, occorre provare commozione."
"Fotografo per conservare
l'effimero, fissare il caso, trattenere in immagine ciò che va scomparendo:
gesti, atteggiamenti, oggetti che sono testimoni del nostro passaggio. La
fotocamera li raccoglie e li fissa nel momento stesso in cui essi
scompaiono."
Meno conosciuta dal grande
pubblico rispetto ai colleghi più noti, Sabine Weiss è una fotografa francese
di origine svizzera, nata nel 1924 e legata alla corrente della fotografia
umanista.
Il suo interesse per la fotografia inizia quando è ancora una bambina, che usa una fotocamera comprata con la paghetta, in seguito imparerà la tecnica fotografica e, dopo il diploma, si trasferirà a Parigi per diventare assistente del celebre fotografo di moda Willy Maywald. In quel primo periodo Weiss comprende l'importanza della luce naturale "come fonte di emozione".
Animata da diversi interessi culturali, realizza i ritratti di celebri personaggi del mondo della musica, dell'arte, della letteratura, collaborando al tempo stesso a diverse riviste internazionali. Dal 1950 entra a far parte dell'agenzia Rapho a fianco di Ronis, Boubat ed altri. Le sue foto fissano la quotidianità unendo poesia e rigorosa osservazione dell'aspetto sociale.
"Luce, gesto, sguardo, movimento, silenzio, riposo, rigore, distensione, vorrei incorporare tutto in questo istante affinchè l'essenza dell'uomo si esprima con un minimo di mezzi." Sabine Weiss percorre le vie, di Parigi e di altre città, alla ricerca dei suoi soggetti: scene di strada, bambini, solitudini, figure perse nella nebbia, tutti legati da una caratteristica comune fatta di spontaneità e semplicità.
"Mi piace molto questo dialogo costante tra me, il mio apparecchio ed il mio soggetto, cosa che mi distingue da certi altri fotografi che non cercano questo dialogo e preferiscono distanziarsi dal loro soggetto".
Il suo interesse per la fotografia inizia quando è ancora una bambina, che usa una fotocamera comprata con la paghetta, in seguito imparerà la tecnica fotografica e, dopo il diploma, si trasferirà a Parigi per diventare assistente del celebre fotografo di moda Willy Maywald. In quel primo periodo Weiss comprende l'importanza della luce naturale "come fonte di emozione".
Animata da diversi interessi culturali, realizza i ritratti di celebri personaggi del mondo della musica, dell'arte, della letteratura, collaborando al tempo stesso a diverse riviste internazionali. Dal 1950 entra a far parte dell'agenzia Rapho a fianco di Ronis, Boubat ed altri. Le sue foto fissano la quotidianità unendo poesia e rigorosa osservazione dell'aspetto sociale.
"Luce, gesto, sguardo, movimento, silenzio, riposo, rigore, distensione, vorrei incorporare tutto in questo istante affinchè l'essenza dell'uomo si esprima con un minimo di mezzi." Sabine Weiss percorre le vie, di Parigi e di altre città, alla ricerca dei suoi soggetti: scene di strada, bambini, solitudini, figure perse nella nebbia, tutti legati da una caratteristica comune fatta di spontaneità e semplicità.
"Mi piace molto questo dialogo costante tra me, il mio apparecchio ed il mio soggetto, cosa che mi distingue da certi altri fotografi che non cercano questo dialogo e preferiscono distanziarsi dal loro soggetto".
Nel 1950 Sabine Weiss decide di diventare
fotografa indipendente ed inizia la caccia alle ordinazioni nel campo della
moda, della pubblicità, del fotoreportage. Ha l'opportunità di firmare
contratti con le più grandi riviste francesi ed americane, quali LIFE, Vogue, Paris Match, Newsweek.
"Questo mi ha permesso di vivere del mio lavoro, di essere indipendente.
Ho avuto fortuna."
Nel maggio 1954 Sabine Weiss
parte per il Portogallo per conto della NATO e si concentra su un obiettivo:
riportare una visione più vibrante e meno scontata rispetto all'immagine
stereotipata di un paese che vive sotto una dittatura da molti anni, un paese
segnato dalla povertà, dall'emigrazione massiccia e dalla fine di quello che fu
un glorioso impero.
Sabine entra negli opifici dove si fabbricano tappi di sughero, si sofferma nelle città e nei villaggi dal ricco passato, ma è particolarmente felice accanto ai pescatori che l'accolgono con simpatia grazie al suo irresistibile sorriso e alla sua semplicità nei rapporti con persone di diversa estrazione sociale.
Sabine entra negli opifici dove si fabbricano tappi di sughero, si sofferma nelle città e nei villaggi dal ricco passato, ma è particolarmente felice accanto ai pescatori che l'accolgono con simpatia grazie al suo irresistibile sorriso e alla sua semplicità nei rapporti con persone di diversa estrazione sociale.
Sabine Weiss is a humanist photographer,
fascinated by the individual whose emotions she seeks to capture. She has
produced portraits of the great names in music, literature, art, etc. She was
made a Knight of the Arts and Literature in 1987 and an Officer of
the Arts and Literature in
1999.
Biography
Decisive encounters
Having studied photography in Geneva
under Frédéric Boissennas ,
Sabine Weiss moved to Paris where she worked as an assistant to the fashion
photographerWilly Maywald . She says of this period: “When I
arrived in Paris, I got a job with Maywald, to whom a friend had recommended me
[...] With him I learned the importance of natural light [...] as a source of
emotion".
In 1950, she became a freelance
photographer. Her meeting with Robert Doisneau in
the offices of Vogue was decisive as it led to her joining
the Rapho agency of which Doisneau was a member, along with Willy Ronis and Édouard Boubat .
That same year, she married the American
painter Hugh Weiss and
became friendly with personalities from the art world, such as Jean Cocteau and Maurice Utrillo .
Her contract with Vogue ended in 1961.
Sabine Weiss travelled the world and
published a large number of reports in a range of magazines, such as Time,
Life, Newsweek, Town and Country, Holiday andParis
Match.
In 1955, Edward Steichen chose three of
her photographs for the The Family of Man exhibition.
A humanist photographer
Sabine Weiss likes to photograph people
going about their daily lives. She tries to capture their emotions in her
photographs: “I take photographs to hold on to the ephemeral, capture
chance, keep an image of something that will disappear: gestures, attitudes,
objects that are reminders of our brief lives. The camera picks them up and
freezes them at the very moment that they disappear”. “I love this constant
dialogue between myself, my camera and my subject, which is what differentiates
me from certain other photographers, who don’t seek this dialogue and prefer to
distance themselves from their subject”.
Her work forms part of the current of
what is known as “humanist” photography: “Light, gesture, expression, movement,
silence, rest, rigour, relaxation... I’d like to incorporate everything into
this moment so that the person’s essence is expressed with the minimum of
means.”
All images © Sabine Weiss
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