“Potete constatare, come in un microcosmo, l’esistenza degli elementi e l’instabilità dell’universo che si trasforma, in ogni minuto, sotto al nostro sguardo”.
E' ciò che scrive Claude Monet guardando il suo stagno che realizzò nel 1890 nel giardino giapponese della sua casa a Giverny, attraversata da un piccolo fiume, l’Epte, dal quale fece confluire l’acqua per lo stagno. L’instabilità della luce, del movimento dell’acqua e degli effetti atmosferici hanno sempre affascinato il maestro, pensando al dipinto “Impression, Soleil Levant” del 1872. E sebbene vi siano pareri contrastanti riguardo alla sua ultima produzione, quella delle “Nympheas”, per cui da una parte alcuni ritengono che il dissolvimento della forma sia dovuto ai problemi di cataratta del pittore - oramai ultra settantenne - mentre altri, che pur concordando, la definiscono tuttavia un’evoluzione stilistica del padre degli Impressionisti. Basta guardare, appunto, all'opera "La barque" del 1887, esposta a Milano, per rendersi conto che ben prima del suo problema agli occhi, Monet stava intuendo qualcosa di nuovo nello sviluppo e nelle possibilità compositive e del colore.

MOSTRA - La mostra ideata e curata da Claudia Zevi & Partners presenta una ventina di opere dedicate al tema delle ninfee che il maestro ha dipinto tra il 1887 e il 1923, accompagnate da un'ampia documentazione fotografica con immagini coeve del giardino di Giverny. In mostra sono esposte, a rotazione, 56 stampe di Hokusai e Hiroshige, provenienti dal Museo Guimet di Parigi, che testimoniano quanto il maestro fosse non solo influenzato dalle stampe giapponesi ma anche uno dei maggiori collezionisti contando fino a 276 stampe nella tradizione ukiyo-e (mondo fluttuante). "Era interessato - come riporta una nota alla mostra - alla lettura del paesaggio e della natura attraverso un loro frammento e la serialità delle vedute: dal Monte Fuji, i fiori di Hokusai alle acque e ponti di Hiroshige". Il confronto tra l’idea di paesaggio nell’arte giapponese e le opere del Maestro è infine impreziosito da una serie di fotografie dell’Ottocento, dipinte a mano, di giardini giapponesi, che influenzarono il pittore nel costruire il proprio giardino come un'opera d'arte elaborata negli anni e attraverso le stagioni: ricrea le atmosfere del sol levante costruendo un ponte giapponese sopra lo stagno, oppure ne rievoca le immagini attraverso la selezione stessa delle piante, degli alberi e dei fiori che ha curato diligentemente, nell’accostamento dei colori, del glicine che si arrampica sul ponte, e infine orchestrandone, magari sulle note di Claude De Bussy, perfino le prospettive che inquadrano in maniera lirica la ricaduta dei rami dei salici.





Carlotta Degl’Innocenti
In pillole:Monet. Il tempo delle ninfee
30 aprile – 27 settembre 2009
Palazzo Reale Piazza Duomo, 12 Milano
Orari: da martedì a domenica ore 9.30-19.30; lunedì ore 14.30-19.30; giovedì ore 9.30-22.30.
Info e prenotazioni: tel. 199.199.111 - 02.4335.3522
Sito internet: mostramonet
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Belli...bellissimi.
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