Ma band come gli italiani Tre allegri ragazzi morti e gli inglesi Gorillaz, uscite entrambe con un nuovo disco in questi giorni, vivono al confine tra realtà e cartoon. Pioniere del genere è il gruppo di Pordenone guidato dal chitarrista, cantante e fumettista Davide Toffolo alias El Tofo. A lui si deve la serie a fumetti sugli zombi adolescenti «Cinque allegri ragazzi morti», uscito per la prima volta nel 1994 e ristampato di recente da Coconino Press, di cui la band è una sorta di estensione nel mondo reale.
Basta dare un’occhiata ai video in cui il terzetto (oltre a Toffolo ci sono il bassista Enrico Molteni e il batterista Luca Masseroni) appaiono in forma di cartoni animati. Pezzi come «Voglio», «Occhi bassi» e «Ogni adolescenza». Per non parlare delle maschere da “ragazzi morti” che non tolgono (quasi) mai, nelle clip di brani come «Il mondo prima», «Signorina prima volta» e «Francesca ha gli anni che ha» ma soprattutto nei live. E questo solo per citare qualche singolo preso dai dischi vecchi.
Rischiando così di non rendere l’idea di quello che è adesso la loro musica. Perché il nuovo album, sesto di una carriera iniziata 16 anni fa o giù di lì, raccoglie la lezione dub dei Clash di «Sandinista!», discostandosi dalle consuete sonorità punk’n’roll per abbracciare ritmi in levare e atmosfere di gusto caraibico. Per farsi un’idea, si può prendere il primo singolo nonché titletrack «Primitivi del futuro» (Les primitifs du futur è il gruppo jazz del fumettista statunitense Robert Crumb). Un semplice brano dalle sfumature reggae che non brilla certo per originalità, pur essendo scritto con intelligenza e una discreta dose di freschezza. Le altre dieci tracce mantengono la rotta senza colpo ferire e senza sorprese. Su tutte, degne di nota sono «La ballata delle ossa», «Codalunga» e «La cattedrale di Palermo».
Interamente virtuali sono invece i Gorillaz. Creati nel 1998 dal musicista Damon Albarn, frontman dei Blur, e dal fumettista Jamie Hewlett, famoso per la serie «Tank girl», la band è formata dai zombieggianti Murdoc Niccals, Russel Hobbs, Noodle e 2D. Nomi dietro cui si nasconde… nessuno! Perché in realtà non esistono.
Sono semplici personaggi a cartoni animati creati dalla matita di Hewlett. E pazienza se hanno una biografia su Wikipedia, sono immersi in una continuity temporale come quella dei fumetti, rilasciano interviste – soprattutto quel megalomane di Murdoc – e impazzano in video come «Clint Eastwood» e «19-2000» (dall’esordio «Gorillaz» del 2001) o «Feel good Inc.» e «DARE» (dal secondo «Demon Days» del 2005). Bisogna rassegnarsi: non esistono. Anche se hanno venduto oltre 12 milioni di dischi. La musica è frutto del lavoro di Albarn, di volta in volta circondato di una schiera di colleghi. Nel nuovo «Plastic beach» le personalità coinvolte spaziano da Lou Reed (in «Some kind of nature») a redivivi Clash come Paul Simonon (già con l’ex Blur nei The Good, the Bad & the Queen) e Mick Jones nella titletrack. Passando per Snoop Dogg («Welcome to the world of the plastic beach») e De La Soul («Superfast jellyfish»). Il risultato è un miscuglio di hip hop, r’n’b, dub e – perché no? – sonorità da film western. Con uscite sinfoniche (eseguite dall’Orchestra nazionale del Libano) e qualche americanata di troppo. Un disco zeppo di suoni e ammennicoli vari, dove la musica a volte rischia di perdersi. Nel video del primo singolo, «Stylo», c’è pure Bruce Willis.Tre allegri ragazzi morti, «Primitivi del futuro», La Tempesta Dischi
Gorillaz, «Plastic beach», Parlophone/Emi
Info: http://www.treallegriragazzimorti.it/ - http://gorillaz.com/
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