Ispirato dalla cultura fashion e surrealista, Dou ama shockare la gente creando opere attraverso la combinazione di realtà e artifizio, mescolando sapientemente arte e design. Il fotografo russo ritocca digitalmente il viso delle persone, i suoi ritratti tra essere umano e androide dal viso di porcellana, riscoprono la bellezza artistica della sperimentazione avanguardistica. Ritratti bianchi come il gesso, immobili, dolci e spettrali nello stesso momento. Visi di bambole umane modificate, placide monache con una tipica bellezza straniera, inquietanti bambini dallo sguardo quasi alieno, volti color latte che contrastano con sporadici elementi colorati che muovono la staticità di primissimi piani. Oleg Duryagin è stato lanciato al grande pubblico da Elegy Magazine, e nel 2007 ha ottenuto il primo premio nell’International Color Awards e nell’International Photography Awards (replicando la vittoria anche nel 2008). Le forme sono levigate, talvolta cancellate, rese con estrema precisione, in un’ottica di umana post-identità; al centro occhi vitrei scrutano l’infinito, in silenzio. L’arte diventa strumento di riflessione sulla contrapposizione tra il vivente e l’inerte, l’attraente e l’inquietante, il bello ed il brutto. Fonte
venerdì 30 settembre 2011
OLEG DOU ART
Oleg Dou è uno dei più interessanti fotografi in circolazione. Nonostante la sua giovane età (nato a Mosca nel 1983) il fotografo russo si è subito imposto alla ribalta internazionale grazie al suo stile innovativo ed originale. Il suo percorso artistico inizia come designer, solo nel 2005 passa alla fotografia.
Ispirato dalla cultura fashion e surrealista, Dou ama shockare la gente creando opere attraverso la combinazione di realtà e artifizio, mescolando sapientemente arte e design. Il fotografo russo ritocca digitalmente il viso delle persone, i suoi ritratti tra essere umano e androide dal viso di porcellana, riscoprono la bellezza artistica della sperimentazione avanguardistica. Ritratti bianchi come il gesso, immobili, dolci e spettrali nello stesso momento. Visi di bambole umane modificate, placide monache con una tipica bellezza straniera, inquietanti bambini dallo sguardo quasi alieno, volti color latte che contrastano con sporadici elementi colorati che muovono la staticità di primissimi piani. Oleg Duryagin è stato lanciato al grande pubblico da Elegy Magazine, e nel 2007 ha ottenuto il primo premio nell’International Color Awards e nell’International Photography Awards (replicando la vittoria anche nel 2008). Le forme sono levigate, talvolta cancellate, rese con estrema precisione, in un’ottica di umana post-identità; al centro occhi vitrei scrutano l’infinito, in silenzio. L’arte diventa strumento di riflessione sulla contrapposizione tra il vivente e l’inerte, l’attraente e l’inquietante, il bello ed il brutto. Fonte
Ispirato dalla cultura fashion e surrealista, Dou ama shockare la gente creando opere attraverso la combinazione di realtà e artifizio, mescolando sapientemente arte e design. Il fotografo russo ritocca digitalmente il viso delle persone, i suoi ritratti tra essere umano e androide dal viso di porcellana, riscoprono la bellezza artistica della sperimentazione avanguardistica. Ritratti bianchi come il gesso, immobili, dolci e spettrali nello stesso momento. Visi di bambole umane modificate, placide monache con una tipica bellezza straniera, inquietanti bambini dallo sguardo quasi alieno, volti color latte che contrastano con sporadici elementi colorati che muovono la staticità di primissimi piani. Oleg Duryagin è stato lanciato al grande pubblico da Elegy Magazine, e nel 2007 ha ottenuto il primo premio nell’International Color Awards e nell’International Photography Awards (replicando la vittoria anche nel 2008). Le forme sono levigate, talvolta cancellate, rese con estrema precisione, in un’ottica di umana post-identità; al centro occhi vitrei scrutano l’infinito, in silenzio. L’arte diventa strumento di riflessione sulla contrapposizione tra il vivente e l’inerte, l’attraente e l’inquietante, il bello ed il brutto. Fonte
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