Giuliani si scatenò, bollando l’opera come «sick stuff», roba da pervertiti e minacciando di sospendere il finanziamento di 7 milioni di dollari al museo, ma il risultato finale fu solo quello di lanciare la carriera di Ofili.
Un inglese di colore
Ofili aveva iniziato a inserire sterco di elefante nelle sue opere già molto tempo prima di realizzare The holy Virgin Mary, durante un viaggio di studio nello Zimbabwe. Nero e nato in Inghilterra da genitori nigeriani, inizia a –come dirà lui stesso- incorporare l’Africa nei suoi lavori. L’elefante, infatti, è un simbolo di potere economico e sociale e i suoi escrementi rimandano ai concetti di fertilità e religiosità. Addirittura, in certe culture africane, lo sterco viene mischiato con la terra per costruire le case.
Dietro la decoratività che contraddistingue le sue opere, il suo originario pointillisme e l’uso che fa del colore e della forma trasmettono sensazioni di forza e sicurezza e nascondono una precisa connotazione politica, in cui i soggetti neri sono volutamente trattati in modo poco serio: «Talvolta i soggetti più spinosi e impegnativi devono essere presentati in modo leggero e scintillante per attirare lo spettatore. Poi, lentamente, quando lo spettatore si è abituato, altri strati di lettura cominciano a rivelarsi, a schiudersi alla sua mente. I miei dipinti sono stratificati, e la superficie ha sempre la funzione di sedurre».
I primi lavori, realizzati agli inizi dello scorso decennio, quando, dopo una borsa di studio spesa in Zimbabwe, Ofili comincia ad imprimere il suo marchio di fabbrica sulle tele. Lo sterco di elefante è utilizzato in primis come elemento d'appoggio delle tele, e spesso come didascalia rifinitissima dell'opera stessa. “Usare palle di sterco è un modo per sollevare i dipinti dal terreno e dare l'idea che siano venuti fuori dalla terra, piuttosto che essere semplicemente appesi al muro”.
Eppure l'arte di Chris Ofili non è affatto mero decorativismo. Nelle grandi tele la più pura estetica produce un ossimoro accostandosi a riflessioni personali e sociali.
In No Woman, No Cry del 1998, le lacrime che scendono sul volto della donna rappresentata racchiudono la piccolissima icona del volto del figlio assassinato, Stephen Lawrence, teeneger di colore vittima del razzismo nel 1993. Grande fonte di ispirazione per l'artista è la religione. Attraverso l'arte Ofili riesce ad andare a fondo di quel sentimento religioso vissuto passivamente da bambino, quando frequentava scuole cattoliche e visitava la chiesa la domenica. Motivi biblici compaiono fin dai primi lavori.
The Holy Virgin Mary, realizzata nel 1996 e presentata l'anno dopo alla Royal Academy, suscitando non poco sgomento fra pubblico e critica, fonde in un unico lavoro l'iconologia classica della tradizione pittorica rinascimentale e lo stereotipo della donna di colore. La cultura pop sposa la devozione ed il sacro si perde nel profano. Il tema spirituale rimane un'ossessione nel corso di tutta la carriera successiva. Nell'ultima sala dove sono presentate le opere realizzate dopo il trasferimento definitivo di Ofili a Trinidad nel 2005, i titoli parlano chiaro.
Confession
The Raising of Lazarus sono dipinti diversi, nuovi. Le tele sono ancora più grandi, finalmente appese e non più sostenute da elementi di sterco poggiati sul pavimento. Chris Ofili è cresciuto e non vuole più meditare su cosa sia bello e non agli occhi del pensiero comune, ma decide piuttosto di lasciarsi andare ad una “estetica neutrale”. La superficie glitterata delle prime opere ha ceduto il passo a dipinti meno appariscenti. Grandi zone di colore piatto ed uniforme richiamano alla mente le opere di Marc e Macke, esponenti del Der Blaue Reiter. Ofili non ha mai nascosto in alcun modo la sua predilezione verso il movimento pittorico tedesco, fondato nel 1911 da Kandinsky. Ad esso sono dichiaratamente dedicati una serie di dipinti realizzati al momento del suo arrivo ai Caraibi. Il tema della notte regala un fascino Sublime a questi lavori. L'artista riesce pienamente nell'intento di mostrare la realtà avvolta dalle tenebre: una sincera rappresentazione del buio, in nessun modo deformato dalla presenza di luci artificiali. L'omaggio che Ofili rende al movimento artistico di inizio del secolo scorso è dovuto al rispetto nutrito dall'artista inglese per quella forsennata subordinazione della figurazione agli impulsi interiori dell'uomo. Come gli artisti tedeschi auspicavano “una vittoria dell'irrazionalismo orientale sul razionalismo artistico occidentale” (G.C. Argan), così l'artista britannico ritrova nella civiltà primitiva di Trinidad un impulso a rinnovare la sua pittura. Chris Ofili ha il dono di cogliere e catturare la carica mistica che si nasconde nella realtà circostante, sia che essa sia la caotica e multietnica vita urbana londinese, sia che sia la natura incontaminata e placida delle isole caraibiche. Il concetto di spiritualità per il pittore è decisamente ampio ed esula da un mero utilizzo di motivi biblici.
The Upper Room, 2005-2007
Fonte
Strange Eyes
signed, titled and dated 2001 twice on the stretcher,
oil paint, polyester resin, elephant dung, map pins and glitter on canvas
signed, titled and dated 2001 twice on the stretcher,
oil paint, polyester resin, elephant dung, map pins and glitter on canvas
"untitled" , 2002
gouache, paper collage on paper
gouache, paper collage on paper
"Eye to Eye II" , 2003
"untitled" , 2003
bronze water colour on paper
bronze water colour on paper
"untitled" , 2003
gouache on paper
gouache on paper
untitled , 2003
pencil, water colour on paper
pencil, water colour on paper
"untitled"
2005
water colour,pencil on paper
2005
water colour,pencil on paper
"Blue Moon"
2005
bronze
2005
bronze
"Silver Moon"
2005
nickel silver
2005
nickel silver
© Chris Ofili
Nessun commento:
Posta un commento