
Solo che non si tratta di un percorso tra pizzi e trini, velluti e denari, bensì di una “ricognizione approfondita” e tematica, nella vita degli strati operai della popolazione che animava le stradine piuttosto che i boulevard (tradizionalmente dedicati alle passeggiate borghesi e allo shopping dell’epoca). Una massa eterogenea ben lontana dai connotati feroci e romantici che emergono dalle brume della Rivoluzione francese, analizzata nello svolgersi quotidiano più minuto.
Quello che stupisce è proprio l’insieme di abitudini misconosciute alla maggior parte dei visitatori, dai codici dell’abbigliamento all’alimentazione, l’alloggio e il tempo libero, ogni aspetto dell’esistenza popolare passa sotto l’attenta lente d’ingrandimento della curatrice Miriam Simon, conservatore-capo al Cabinet des arts graphiques du musée Carnavalet, coadiuvata da Elodie Massouline, per ricostruire, attraverso una ricca iconografia, documenti d’archivio e numerosi oggetti raccolti da una ventina di musei diversi, l’interezza del panorama umano del secolo XIX°.
E’ un mondo colorato e rumoroso fatto di straccivendoli e lavandaie, di immigrati stagionali e di strani personaggi “impiegati” a vario titolo nei tanti cabaret parigini, uno spaccato che si ispessisce presentando quegli effetti dei moti rivoluzionari, dell’industrialismo e dell’aumento demografico, che peseranno sulle condizioni generali di vita (non ultime quelle terribili dei bambini) con i segni dolorosi della precarietà e dell’emarginazione.


Via | artsblog
Via | carnavalet.paris.fr
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