Visti da lontano, i quadri dell’artista spagnolo Juan Francisco Casas ingannano l’occhio: sembrano foto vere, ma sono ritratti iperrealistici, in cui la somiglianza al vero è tale da far pensare che si tratti davvero di una fotografia!
Ci si accorge del trompe l’oeil solo avvicinandosi alla tela: allora si notano i tratti della penna, i riflessi e le ombre che lascia. Attimi di vita vissuta, scherzi trasgressivi, risate e sorrisi di giovani ragazzi e ragazze colti nella loro quotidianità più serena. A volte servono quattro, cinque penne per realizzare un unico dipinto, dieci o quindici giorni per terminare un ritratto: un lavoro in fieri tra due interlocutori, l’artista e il quadro.
In un’intervista al Daily Mail, Casas ha rivelato che il suo interesse per la biro art è iniziato come un gioco, per cercare di fare qualcosa di così realistico che la gente pensasse che fosse una foto. “Ho voluto creare le mie opere con qualcosache tutti possiedono, una biro. Non credo che sia mai stato fatto prima”, ha dichiarato l’artista. Juan Francisco Casas apprezza la "semplicità" della penna a sfera, sottolineando che per lui non sono importanti il materiale o gli strumenti che utilizza, ma solo la sua creatività, vero e unico motore dell’arte.
L'unico inconveniente di utilizzare le penne a sfera? Che non si possono cancellare gli errori e si può solo sperare di farli presto… Ma in fondo, la perfezione è fatta anche di sbavature, sono queste che contengono l’anima dell’opera, lo specchio e la chiave di lettura dell’artista!
impressionante!
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