In mostra a Milano gli scatti del fotogiornalista Paolo Pellegrin
Raccontare il contemporaneo con sguardo attento, senza dare giudizi, ma semplicemente descrivendolo è cosa ardua. Ci sono però fotografi e giornalisti che lo sanno fare molto bene, e Paolo Pellegrin, che da anni ci fa scoprire il mondo attraverso i suoi scatti, è sicuramente uno di questi. Con la mostra Dies Irae, prima grande retrospettiva dedicata al fotografo allestita presso la Fondazione FORMA per la Fotografia, ci addentriamo in un mondo crudele ma magnifico. Oltre 200 scatti realizzati per i suoi reportage di fotogiornalismo, che svelano mondi sconosciuti e trovano l'umanità in luoghi impensati, per regalarci una sorta di archivio storico, qualcosa che rimane lì a mostrarci chi eravamo e chi siamo.
La sua capacità è quella di non giudicare, ma semplicemente di raccontare ciò che incontra lungo la sua strada, con un occhio sensibile e attento, seguendo con empatia gli avvenimenti. Ed è così che riesce a cogliere momenti che di solito sfuggono ai più, girando il mondo e visitando zone di confine, disperate, devastate da terremoti e carestie, luoghi in cui la guerra è perenne. Lo shock è forte, nonostante il continuo bombardamento di immagini di morte dalle nostre televisioni, e sta a lì a ricordarci che non esiste solo la nostra casa sicura.
È un nuovo modo di utilizzare la fotografia, più cosciente dei propri mezzi, della propria capacità di diffusione, essenziale per rinnovare di continuo la visione di ciò che accade, sempre con un profondo atteggiamento etico. I moltissimi riconoscimenti ricevuti testimoniano il grande talento del fotografo, capace di muoversi in ogni ambiente dando vita ad opere dotate sempre di un fortissimo tocco personale.
Dal 18 febbraio al 15 maggio 2011
Fondazione FORMA per la Fotografia
Piazza Tito Lucrezio Caro, 1
Milano
Martedì, mercoledì, sabato e domenica, dalle 10.00 alle 20.00
Giovedì e venerdì, dalle 10.00 alle 22.00
Ingresso 7,50 euro
Ridotto 6 euro
Per ulteriori informazioni:
http://www.formafoto.it/
Chiara Basciano
Le Opere esposte a Milano sono scatti fatti durante i suoi reportage nel Darfur, a Baghdad, in Palestina, in Kosovo, in Indonesia. Disperazione, rabbia, desolazione, povertà, impotenza di fronte alle sciagure che attraversano più di mezzo mondo. Sono queste i sentimenti che esprimono le fotografie di Paolo Pellegrin.
“Il mio ruolo, la mia responsabilità” asserisce l’artista “è quello di creare un archivio della nostra memoria collettiva”.
Un palestinese viene arrestato e bendato durante un’operazione militare israeliana vicino a Jenin, Palestina, 2002 (Paolo Pellegrin/Magnum Photos)
Phanna, 24 anni, malata di Aids, nella sua casa a Phnom Penh, Cambogia 1998 (Paolo Pellegrin/Magnum Photos)
La città di Bassora in fiamme durante l’invasione americana in Iraq, 2003 (Paolo Pellegrin/Magnum Photos)
Un gruppo di donne nel cimitero dei martiri di Behesht Zahra a Teheran, Iran, 2009 (Paolo Pellegrin/Magnum Photos)
Un gruppo di profughi kosovari in arrivo a Kukes, Albania, 1999 (Paolo Pellegrin/Magnum Photos)
La casa di Cura St. Rita a Chalmette, nella Parrocchia di St. Bernard, a est di New Orleans, Louisiana, 2005 (Paolo Pellegrin/Magnum Photos)
Una madre piange il suo bambino ucciso durante un’incursione delle IDF a Jenin, Palestina, 2002 (Paolo Pellegrin/Magnum Photos)
Membri della Brigata dei Martiri di al-Aqsa a Gaza, Palestina, 2004 (Paolo Pellegrin/Magnum Photos)
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