Il fondo Filippi, conservato presso
l’Ufficio Conservatori delle Istituzioni di Ricovero e di Educazione di Venezia
(IRE), è significativo per la storia dell’assistenza veneziana poiché nel 1981
l’ultima figlia vivente del fotografo, ospite per molti anni della Casa di
Riposo dei Santi Giovanni e Paolo, lasciò l’archivio paterno all'IRE in segno
di riconoscenza per l’ospitalità e le cure ricevute affinché venisse tutelato
dall'ufficio che cura il prezioso patrimonio artistico e archivistico dello
storico ente assistenziale veneziano.
Da allora questo eccezionale patrimonio iconografico viene studiato e valorizzato attraverso mostre, pubblicazioni ed altre iniziative scientifiche e culturali, di cui la catalogazione (iniziata nel 1997 con il recupero e la schedatura delle lastre) è l’esempio più significativo.
Da allora questo eccezionale patrimonio iconografico viene studiato e valorizzato attraverso mostre, pubblicazioni ed altre iniziative scientifiche e culturali, di cui la catalogazione (iniziata nel 1997 con il recupero e la schedatura delle lastre) è l’esempio più significativo.
Il fondo
Tomaso Filippi, miniera di informazioni e spunti per la storia sociale ed
artistica di Venezia e del territorio veneziano nel periodo 1885-1920, è uno
dei più notevoli a livello nazionale, sia per la qualità delle immagini, sia
per rarità e completezza, tanto da poter essere definito uno spaccato perfetto
di un antico stabilimento fotografico.
Si compone
infatti non soltanto di 7.693 negativi, di circa 20.000 vintage prints e di una
raccolta di 3.800 cartoline, ma anche di numeroso materiale di ripresa e
sviluppo ed una vasta, preziosa documentazione, che comprende cataloghi,
corrispondenza, registri commerciali e di commissioni oltre a pubblicazioni
specialistiche del tempo.
Tomaso
Filippi (Venezia 1852–1948), dopo gli studi all’Accademia di Belle Arti, entra
a far parte giovanissimo dello stabilimento Naya, allora uno dei più celebri
atelier d’Europa e qui – prima in qualità di tecnico-operatore e poi, per lungo
tempo, di direttore – rimane fino al 1895, per aprire in proprio un negozio
prima in Piazza S. Marco, poi in Piazzetta dei Leoncini.
Il fondo si
può tematicamente suddividere in diverse sezioni, che comprendono le vedute (la
produzione più ingente di uno stabilimento fotografico ottocentesco veneziano),
i luoghi ed i monumenti di Venezia e isole, la vita quotidiana del tempo, il
fotogiornalismo (la documentazione di eventi di cronaca e storia come il crollo
del campanile di S. Marco, la tutela del patrimonio artistico dai
bombardamenti, la scoperta dell’affresco del Guariento dietro al Paradiso del
Tintoretto a Palazzo Ducale, la costruzione dell’acquedotto translagunare, le
manifestazioni sportive…), la guerra, i personaggi, le attività commerciali e
industriali, le riproduzioni di opere d’arte (antica e contemporanea: per molti
anni Filippi è il referente dei Civici Musei, delle Regie Gallerie nonché il
fotografo ufficiale delle prime edizioni dell’Esposizione Internazionale
d’Arte, la futura Biennale). Egli è infatti celebre in città per stile e
abilità tecnica, ed a lui si rivolgono artisti e studiosi come Berenson,
Ludwig, Venturi, Molmenti, ma anche privati collezionisti per la documentazione
delle loro raccolte artistiche.
Nel corso della vita realizza per se
stesso straordinarie immagini, di cui la serie dedicata alla vita quotidiana
dei pescatori di Chioggia e Pellestrina è l’esempio più notevole.
In questa produzione privata, in cui anche gli studi su modelli in posa, realizzati sia in interni che in esterni, assumono oggi una valenza folkloristica per freschezza e immediatezza, danno prova di una sensibilità straordinaria. Per capacità compositiva e tensione realista, che connota a volte anche la produzione più oleografica, egli si staglia in modo decisamente moderno rispetto all’estetica del tempo.
In questa produzione privata, in cui anche gli studi su modelli in posa, realizzati sia in interni che in esterni, assumono oggi una valenza folkloristica per freschezza e immediatezza, danno prova di una sensibilità straordinaria. Per capacità compositiva e tensione realista, che connota a volte anche la produzione più oleografica, egli si staglia in modo decisamente moderno rispetto all’estetica del tempo.
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