domenica 30 novembre 2014

VITA, STORIA E ARTE VENEZIANA TRA OTTO E NOVECENTO | TOMASO FILIPPI

Il fondo Filippi, conservato presso l’Ufficio Conservatori delle Istituzioni di Ricovero e di Educazione di Venezia (IRE), è significativo per la storia dell’assistenza veneziana poiché nel 1981 l’ultima figlia vivente del fotografo, ospite per molti anni della Casa di Riposo dei Santi Giovanni e Paolo, lasciò l’archivio paterno all'IRE in segno di riconoscenza per l’ospitalità e le cure ricevute affinché venisse tutelato dall'ufficio che cura il prezioso patrimonio artistico e archivistico dello storico ente assistenziale veneziano. 
Da allora questo eccezionale patrimonio iconografico viene studiato e valorizzato attraverso mostre, pubblicazioni ed altre iniziative scientifiche e culturali, di cui la catalogazione (iniziata nel 1997 con il recupero e la schedatura delle lastre) è l’esempio più significativo.
Il fondo Tomaso Filippi, miniera di informazioni e spunti per la storia sociale ed artistica di Venezia e del territorio veneziano nel periodo 1885-1920, è uno dei più notevoli a livello nazionale, sia per la qualità delle immagini, sia per rarità e completezza, tanto da poter essere definito uno spaccato perfetto di un antico stabilimento fotografico.
Si compone infatti non soltanto di 7.693 negativi, di circa 20.000 vintage prints e di una raccolta di 3.800 cartoline, ma anche di numeroso materiale di ripresa e sviluppo ed una vasta, preziosa documentazione, che comprende cataloghi, corrispondenza, registri commerciali e di commissioni oltre a pubblicazioni specialistiche del tempo.
Tomaso Filippi (Venezia 1852–1948), dopo gli studi all’Accademia di Belle Arti, entra a far parte giovanissimo dello stabilimento Naya, allora uno dei più celebri atelier d’Europa e qui – prima in qualità di tecnico-operatore e poi, per lungo tempo, di direttore – rimane fino al 1895, per aprire in proprio un negozio prima in Piazza S. Marco, poi in Piazzetta dei Leoncini.
Il fondo si può tematicamente suddividere in diverse sezioni, che comprendono le vedute (la produzione più ingente di uno stabilimento fotografico ottocentesco veneziano), i luoghi ed i monumenti di Venezia e isole, la vita quotidiana del tempo, il fotogiornalismo (la documentazione di eventi di cronaca e storia come il crollo del campanile di S. Marco, la tutela del patrimonio artistico dai bombardamenti, la scoperta dell’affresco del Guariento dietro al Paradiso del Tintoretto a Palazzo Ducale, la costruzione dell’acquedotto translagunare, le manifestazioni sportive…), la guerra, i personaggi, le attività commerciali e industriali, le riproduzioni di opere d’arte (antica e contemporanea: per molti anni Filippi è il referente dei Civici Musei, delle Regie Gallerie nonché il fotografo ufficiale delle prime edizioni dell’Esposizione Internazionale d’Arte, la futura Biennale). Egli è infatti celebre in città per stile e abilità tecnica, ed a lui si rivolgono artisti e studiosi come Berenson, Ludwig, Venturi, Molmenti, ma anche privati collezionisti per la documentazione delle loro raccolte artistiche.
Nel corso della vita realizza per se stesso straordinarie immagini, di cui la serie dedicata alla vita quotidiana dei pescatori di Chioggia e Pellestrina è l’esempio più notevole. 
In questa produzione privata, in cui anche gli studi su modelli in posa, realizzati sia in interni che in esterni, assumono oggi una valenza folkloristica per freschezza e immediatezza, danno prova di una sensibilità straordinaria. Per capacità compositiva e tensione realista, che connota a volte anche la produzione più oleografica, egli si staglia in modo decisamente moderno rispetto all’estetica del tempo.


























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