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domenica 30 maggio 2010

TIEPOLO A UDINE

Disegni noir e affreschi pop

MOSTRE. La città friulana dedica un ricco programma al «suo» pittore
Una stagione di eventi in onore dell'ultimo frescante. Gli sgargianti cicli pittorici giovanili in contrasto con i misteriosi disegni, dai soggetti magici e oscuri.

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Giambattista Tiepolo, Astrologo e giovane soldato, acquaforte

Raramente un pittore ha avuto successo e fortuna come Tiepolo, che inizia nel 1725 la carriera di frescante. Giambattista Tiepolo nasce a Venezia il 3 marzo 1696. A soli 21 anni è iscritto nella fraglia dei pittori e nel 1719 si imparenta con un'altra prestigiosa famiglia di artisti, quella dei Guardi, sposando Cecilia, sorella di Francesco e Gianantonio. Le sue opere che ancora si possono vedere sono palazzo Sandi a Venezia, quindi a Udine la cappella del Sacramento in Duomo e il palazzo Vescovile, capolavoro giovanile, a Milano i Palazzi Archinti e Dugnani, a Bergamo la cappella Colleoni e la chiesa dei Gesuati a Venezia: tutte opere realizzate fra il 1725 e il 1740. In quest'ultima data torna a Milano per decorare palazzo Clerici, quindi a Venezia la scuola del Carmine, villa Cordellina e palazzo Labia.

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La sua fama è di livello europeo e il principe vescovo di Franconia Carlo Filippo di Greiffennlau lo chiama a decorare il palazzo di Würzburg. Giambattista vi si reca accompagnato dai figli Giandomenico e Lorenzo, accolto con tutti gli onori e lautamente ricompensato. Rimane in Franconia dal 1750 al 1753, anno in cui affresca villa Soderini. Nel 1757 esegue gli affreschi di villa Valmarana e nel 1761 gli affreschi della sala da ballo di palazzo Canossa nel corso di Castelvecchio a Verona (crollati dal soffitto l'ultimo giorno di guerra nel 1945, gli intonaci dipinti restano tuttora da ricomporre). Quindi, cedendo alla insistenze di Carlo III re di Spagna, Tiepolo si reca a Madrid con i figli Giandomenico e Lorenzo, accompagnato dal prospettico di fiducia, suo stretto collaboratore fin dalle prime prove, Mengozzi Colonna. Il compito assegnatoli da re Carlo è difficoltoso: affrescare l'ampio ma non alto soffitto della sala del trono del Palazzo Reale.
Però a Madrid non sono solo le grandi difficoltà tecniche, del resto magnificamente risolte, a rattristarlo, quanto gli intrighi provocati dalla presenza a corte di Anton Raphael Mengs, antesignano di un rigido recupero classico nella pittura e nelle arti in generale, sostenuto dal confessore del re, padre Gioacchino de Electa. Giambattista Tiepolo muore improvvisamente a Madrid il 27 marzo 1770 e la sua fama rapidamente scompare, proprio per l'ascesa e le fortune dell'arte neoclassica di Mengs e Canova e, a seguire, di tutta la cultura artistica romantica.
Solo sul finire del XIX secolo la sua pittura verrà riscoperta. Non poteva se non essere così, perché Tiepolo è l'ultimo grande interprete della cultura artistica tardobarocca e rococò, e raccoglie nella sua cinquantennale attività la visione del mondo degli artisti di questa cultura: da Rembrandt a Paolo Veronese, da Carpioni a Dorigny, dai grandi prospettici come Pietro da Cortona e Dal Pozzo e, soprattutto, da Sebastiano Ricci e Antonio Pellegrini, i due grandi divulgatori dell'ultima stagione pittorica del XVIII secolo.
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Udine, che fu la città di terraferma dove iniziò la carriera di Tiepolo, gli dedica ora non solo una mostra, ma una serie di eventi distribuiti fra più ambienti e in più località, per ricordarci dell'artista un dato spesso sottostimato: la nostalgia della realtà che animava nel profondo la sua ricerca artistica, proprio mentre la sua poesia cantava l'ultima, decadente e decaduta, generazione nobiliare veneziana e le faceva indossare i panni degli eroi della mitologia classica.
NOSTALGIA Scrive Camillo Semenzato che «non si comprende Tiepolo se non si considera questa continua nostalgia della realtà ch'egli porta con sé nella scalata agli spazi più vertiginosi»: questi cieli che s'aprono a prospettive difficilissime dove i personaggi sembrano danzare da virtuosi. Si muovono solennemente, avanzando sul proscenio di scenografie fantastiche, sublimazione di una realtà sempre presente. Per questo le sue figure perdono, per così dire, la gravità terrestre e si muovono nella trasparenza luminosa dei cieli e dei colonnati — soffici come nuvole, maestosi come monumenti del tempo — offrendo di sé gesti di altissima dignità nobiliare. Un ricordo, una passione per virtù scomparse, ancora sublimate nella realtà veneziana.
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Acqueforti e disegni in mostra a Udine, spesso preparatori degli affreschi, ci guidano nel mondo più intimo di Tiepolo: sfuggente e misterioso perché non siamo più in grado di decifrarne i più profondi significati. Ma una cosa rimane ed è forte: questi segni rapidi e pieni di luce, quasi disegno e incisione fossero per l'artista un unico gesto, hanno già la luce piena degli olii e degli affreschi.
È in mostra l'intera produzione grafica di Giambattista Tiepolo, suddivisa nella prima serie dei Capricci (1741-1742), dei quali dieci furono pubblicati da Anton Maria Zanetti nel 1743, e degli Scherzi di Fantasia. Complessivamente 38 incisioni e 16 disegni che rappresentano i suoi personaggi: maghi, scheletri, carni irsuti, macchiette, donne e soldati, ninfe e satiri, un filosofo che legge in un grande libro, un cavaliere e il suo cavallo, la folla e i serpenti, ma anche paesaggi collinari e qualche adorazione dei Magi.

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Sono soprattutto maghi, vecchioni e serpenti i personaggi di questa misteriosa ballata in più tempi che affascina per due motivi: il rimando istantaneo al Tiepolo in grande (quello degli affreschi famosi) e la misteriosità dei soggetti. Temi che, a loro volta, richiamano un altro grande incisore e pittore: Francisco Goya (che potrete ammirare nella mostra milanese di Palazzo Reale «Goya e il mondo moderno» a cura di Valeriano Bozal e Concha Lomba; catalogo Skira). La ricerca di Tiepolo si svolse tutta nel secolo dei Lumi.
Goya ne esce per lanciare la sfida al mistero del male che il secolo dei lumi non ha sconfitto. Ma, forse, questi Capricci e questi Scherzi di Fantasia sono il giudizio amaro di Tiepolo per quanto sta vivendo nella crisi senza rimedio della sua civiltà alla fine.
Francesco Butturini

A 40 anni dall’ultima loro storica esposizione, i Capricci e gli Scherzi di Giambattista Tiepolo tornano al Castello di Udine.


Il corpus completo della magnifica produzione grafica dell’artista veneziano sarà esposto nel Salone del Parlamento del Castello udinese, insieme ad una attentissima selezione di suoi disegni, opere direttamente collegate ai temi delle incisioni.

Giambattista Tiepolo tra scherzo e capriccio”, curata da Cristina Donazzolo Cristante e Vania Gransinigh, sarà allestita in Castello sino al 31 ottobre.
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mercoledì 17 giugno 2009

L'ARTE DELL'INCISIONE IN MOSTRA A BASSANO DEL GRAPPA

I capolavori della collezione della famiglia di stampatori di Bassano del Grappa, i Remondini, con opere incisorie di maestri quali Albrecht Dűrer, Tiziano Vecellio, Rembrandt van Rijn, Gianbattista Tiepolo, Canaletto e altri sono al centro della mostra “Dűrer, Tiziano, Rembrandt, Tiepolo… I grandi incisori ospiti dei Remondini”, che si tiene fino al 4 ottobre 2009 presso il museo Remondini a Bassano del Grappa. Gli antichi armadi-espositori della Sala del Tesoro del Museo Remondini ospitano, esattamente per sei mesi, uno spettacolare squarcio della Collezione di famiglia messa insieme, generazione dopo generazione, dalla celebre dinastia di stampatori bassanesi. L’esposizione presenta anche riprese remondiniane dagli originali, stampe che hanno avuto un ruolo decisivo per la diffusione a livello mondiale di alcune immagini. Tra le matrici lignee e le stampe famose vi è anche la “Pentecoste” di Tiziano incisa da John Baptist Jackson. Ecco alcuni dei protagonisti dell’esposizione.
ALBRECHT DÜRER. All'interno dell’opera del pittore tedesco Dűrer l’incisione ha una parte rilevante (famosissima è la sua xilografia “Melancholia”).

Melancholia

Questa tecnica, appresa negli anni giovanili a Basilea, Colmar e Strasburgo, è da lui considerata come una forma artistica a sé stante e i suoi lavori, xilografie e incisioni su metallo, che nel Cinquecento ottengono grande successo. L’importanza di Dűrer (che soggiorna in due differenti occasioni a Venezia) è legata anche alla sua funzione di artista che svolge un’opera di mediazione tra l’arte dell’Europa del Nord e l’arte italiana. Nel Belpaese la sua attenzione si rivolge in particolare all’opera di Andrea Mantegna e a quella di Giovanni Bellini. Testimonianza del soggiorno nella città lagunare è la “Festa del rosario” (1506) della Narodni Galerie di Praga, in cui all’attenzione del dettaglio di derivazione fiamminga si abbinano la qualità tonale e cromatica della pittura veneziana. La grande capacità di indagine psicologica dell’artista di Norimberga è evidente nei suoi autoritratti (“Autoritratto con i guanti” e “Autoritratto con pelliccia”) mentre il suo studio del corpo umano e dell’anatomia trova piena espressione nei nudi di classica armonia e definiti da una linea morbida delle due tavole di “Adamo ed Eva”. Grande spazio nei suoi lavori ha anche la natura come dimostra lo splendido acquerello “Leprotto”.

REMBRANDT VAN RIJN. Tra i grandi esperti della tecnica dell’acquaforte va sicuramente inserito il pittore olandese Rembrandt Van Rijn (massimo capolavoro con questa tecnica è la “Stampa dei cento fiorini” con la figura di Cristo in mezzo a una folla di diseredati).


Stampa dei cento fiorini

L’alta qualità che l’artista di Leda raggiunge in questo genere di opere è frutto della sua grande capacità di giocare con le ombre e le luci, con i chiari e gli scuri. Rembrandt è un artista capace di coniugare un realismo ispirato all’arte del Caravaggio al quale aggiunge una certa teatralità: “Che cosa sia la vita, non si sa. Ma se c’è un pittore che ferma il discrimine sublime che divide l’esistenza dal suo contrario; se c’è un artista che infonde in questo istante la scossa infernale a milioni di volt della luce che squarcia le tenebre, e per converso il buio mortale dell’ombra che risucchia le cose nel nulla (…) se c’è una mano che invoca col suo pennello fango e detriti, pronta a tramutarli in oro folgorante e purissimo; se un pittore può raggiungere tali vette e tali abissi, questi è Rembrandt van Rijn” ( Flavio Caroli, “La storia dell’arte raccontata da Flavio Caroli”, Electa, Milano, 2001). Artista capace di affrontare qualsiasi genere pittorico (anche quello religioso che non era consueto tra i pittori olandesi), si caratterizza per la capacità di far affiorare le figure dall’ombra con una pennellata inquieta intrisa di un vibrante passaggio chiaroscurale. La sua attenzione alla psicologia dei personaggi è mostrata dalla famosa tela “La ronda di notte”, opera in cui sono ritratti alcuni personaggi appartenenti alla guardia civica di Amsterdam. Altra opera famosissima è “La lezione di anatomia del professor Tulp” in cui domina il gioco di sguardi tra gli allievi e l’anatomista intento a dissezionare un cadavere.

GIAMBATTISTA TIEPOLO. Tiepolo domina la pittura italiana del Settecento.

Capriccio


La sua opera si connota per la straordinaria qualità tonale con colori attenuati e vibranti, quasi immateriali e come sostiene ancora Flavio Caroli nell'opera citata: “Quella luce non l’ha dipinta nessuno”. Tra i suoi più ammirati capolavori c'è la decorazione della residenza del principe-vescovo di Wurzburg in Baviera. Tiepolo affresca l’immensa “Kaisersaal” (la sala imperiale) e il soffitto dello scalone. Le opere sono un trionfo di padronanza tecnica e di effetto scenico: “L’idea compositiva si basa sulla suddivisione di uno spazio vicino all’osservatore, organizzato intorno alla balaustra e su un progressivo librarsi delle figure nel cielo aperto che occupa nella finzione rappresentativa, quasi tutta la volta dello scalone" (Gillo Dorfles, Stefania Buganza e Jacopo Stoppa "Arti visive", Atlas, Bergamo, 2004). Altra opera fondamentale sono gli affreschi di villa Valmarana “ai Nani”, nei pressi di Vicenza. La decorazione illustra racconti mitologici, importanti poemi epici e cavallereschi che Tiepolo dipinge mettendo in rilievo il contrato interiore, che turba l’animo dei personaggi raffigurati costantemente in bilico tra amore e senso del dovere. Sulle pareti della villa si alternano scene dell’“Iliade”, l’“Eneide”, l’”Orlando furioso” di Ludovico Ariosto e la “Gerusalemme liberata” di Torquato Tasso.

CANALETTO. Antonio Canal detto Canaletto è uno dei più grandi vedutisti di sempre.

La Piera del Bando

Inizialmente lavora come scenografo insieme al padre nella messinscena di alcuni spettacoli teatrali, ma la sua passione è la pittura alla quale comincia ben presto a dedicarsi. Un viaggio a Roma nel 1719 è l’occasione per ritrarre alcuni monumenti della città eterna. A Venezia esegue vedute cittadine che ottengono grande successo e la conoscenza con il collezionista e mercante inglese Joseph Smith fa sì che la sua arte sia conosciuta anche in Inghilterra. Il paesaggio e la campagna inglese con Londra e il Tamigi diventano soggetti di alcuni suoi lavori. Le sue vedute (tra le quali domina sempre Venezia con i suoi scorsi cittadini) sono fondate su di una prospettiva rigorosa e sulle qualità cromatiche. In questo suo lavoro Canaletto utilizzava studi preliminari effettuati con la camera ottica.

TIZIANO. Tiziano è uno dei più grandi tonalisti veneti nonché collaboratore di Giorgione (l’artista che impone la pittura tonale). Con il genio di Castelfranco Veneto Tiziano realizza gli affreschi perduti del “Fondaco dei tedeschi”. Nella fase iniziale della sua carriera artistica l’opera del cadorino è così strettamente connessa con quella di Giorgione che spesso distinguere le due mani è impresa complessa. Uno dei primi grandi capolavori tizianeschi è “L’amor sacro e l’amor profano” (1514-1515) cui fa seguito la grandiosa “Assunta” (1516 – 1518) della Chiesa di Santa Maria Gloriosa dei frari, opera di grande teatralità con figure connotate da una potente eccitazione e caratterizzata dai colori avvampanti e dal dinamismo conferito da pennellata spigliata e vibrante. Per la medesima chiesa dipinge la “Pala Pesaro” (1519-1520), opera dal moto discendente diagonale entro cui include i ritratti della famiglia di Jacopo Pesaro in uno spazio ampio nel quale si stagliano due monumentali colonne riprese da due differenti i punti di vista. La “Venere di Urbino” è una splendida allegoria dell’amore ispirata alla “Venere” di Dresda di Giorgione. Nonostante l’opera sia contraddistinta da una potente seduzione erotica, il cagnolino dipinto ai piedi di Venere simboleggia la fedeltà coniugale. Tiziano si impone anche per la qualità di grande ritrattista come dimostrano il “Ritratto di Pietro Aretino” e i suoi autoritratti da anziano.

Andrea Mantegna-La battaglia degli Dei marini


Fabio Massimo Penna
In pillole:“Dűrer, Tiziano, Rembrandt, Tiepolo… I grandi incisori ospiti dei Remondini”Museo Remondini, Bassano del Grappa (Vicenza)
4 aprile – 4 ottobre 2009
Info: tel. 0424/524933

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