Lartigue, come nessun altro, riflesse, sotto l’apparenza della banalità, le preoccupazioni di un’epoca che stava mutando in forma radicale. Le sue fotografie della vita sociale parigina ci mostrano le incipienti manifestazioni di indipendenza e rottura che la modernità imponeva alle donne, allacciandoci visivamente coi grandi processi politici che visse l’Europa.
Jacques Henri Lartigue nacque a Courbevoie, città vicina a Parigi, nel 1894. Figlio di un banchiere affezionato alla fotografia, ottenne la sua prima camera a sette anni ed iniziò una lunga strada che incominciò con interessanti immagini quotidiane infantili che descrivono il suo mondo ludico, per dopo arrischiarsi ad immortalare difficili fotografie di auto da corsa in movimento. Tutta una prodezza per il precario sviluppo tecnico che esigeva destrezze ed abilità con la camera ed una conoscenza avanzata della fotografia.
Le sue immagini piene di movimento sono una poesia visuale di un’epoca. Le sue inquadrature poco usuali ed il maneggio delle velocità di otturazione, che catturano immagini innovative, crearono una scuola che consisteva nel catturare il momento decisivo ed irripetibile, che continueranno a perfezionare successivamente Henri Cartier Bresson e Doisneau. Curiosamente, non smise mai di sentirsi un affezionato e un apprendista permanente della fotografia e ripeteva instancabilmente che “io non fui né sono né sarò più che un eterno amatore.”
Solo nel 1963 la sua reputazione come fotografo fu riconoscente in una retrospettiva del Museo di Arte Moderna di New York. Tre anni dopo pubblica il suo libro Album di Famigliache raccoglie la sua tappa iniziale con ritratti e scene familiari. Forse, uno dei libri più interessanti sulla fotografia è dedicato ai bambini, nel Mio libro di fotografia percorre i suoi errori e successi dai suoi inizi, insegna la terminologia ed il perché di molte tecniche in un linguaggio comprensibile.
Le sue foto, in un rodaggio di Francois Truffaut o minigonne in Saint Germain nel 1968, ci rivelano lo sguardo penetrante che ha della storia. In esse non c’è un gran montaggio, sono solo l’espressione ed il movimento quello che danno una narrativa su quello che succede oltre la scena. Quello è magari il segno più chiaro della sua magistralità, raccontare storie attraverso le sue immagini e ricordarci che non solo le grandi pietre miliari sono quelle che definiscono un’epoca, bensì una molteplicità di piccoli momenti e situazioni che sono ancorati alla nostra memoria. Fonte
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Le sue immagini piene di movimento sono una poesia visuale di un’epoca. Le sue inquadrature poco usuali ed il maneggio delle velocità di otturazione, che catturano immagini innovative, crearono una scuola che consisteva nel catturare il momento decisivo ed irripetibile, che continueranno a perfezionare successivamente Henri Cartier Bresson e Doisneau. Curiosamente, non smise mai di sentirsi un affezionato e un apprendista permanente della fotografia e ripeteva instancabilmente che “io non fui né sono né sarò più che un eterno amatore.”
Solo nel 1963 la sua reputazione come fotografo fu riconoscente in una retrospettiva del Museo di Arte Moderna di New York. Tre anni dopo pubblica il suo libro Album di Famigliache raccoglie la sua tappa iniziale con ritratti e scene familiari. Forse, uno dei libri più interessanti sulla fotografia è dedicato ai bambini, nel Mio libro di fotografia percorre i suoi errori e successi dai suoi inizi, insegna la terminologia ed il perché di molte tecniche in un linguaggio comprensibile.
Le sue foto, in un rodaggio di Francois Truffaut o minigonne in Saint Germain nel 1968, ci rivelano lo sguardo penetrante che ha della storia. In esse non c’è un gran montaggio, sono solo l’espressione ed il movimento quello che danno una narrativa su quello che succede oltre la scena. Quello è magari il segno più chiaro della sua magistralità, raccontare storie attraverso le sue immagini e ricordarci che non solo le grandi pietre miliari sono quelle che definiscono un’epoca, bensì una molteplicità di piccoli momenti e situazioni che sono ancorati alla nostra memoria. Fonte
Jacques Henri Lartigue. Automóvil Delage. Gran Premio del ACF, 26 de junio de 1912.
Jacques Henri Lartigue. Coco. Hendaya, 1934.
Jacques Henri Lartigue. Mi prima Bichonnade. 40, Rue Cortambert, París, 1905.
Jacques Henri Lartigue. Bibi, Arlette e Irène. Tormenta en Cannes. Cannes, mayo de 1929.
Jacques Henri Lartigue. Gérard Willemetz y Dany. Royan, julio de 1926.
Jacques Henri Lartigue. Bibi, sombra y reflejo. Hendaya, agosto de 1927