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domenica 8 gennaio 2012

MALI DI ROBERTO SIAS

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Roberto Sias photographer

clip_image002School Donkey-Bus - In a village, Mali

clip_image003Drum Manufacturing - Bamako, Mali.
Costruzioni di percussioni

clip_image004The Hunter - Near Sikasso, Mali 2010

clip_image005Un sandwich svp... - Bamako market - Mali

clip_image006Young Peul woman - North- west Mali

clip_image007Relax and curiosity - In a village in Mali

clip_image008Mobylette et Liberté - On the road, Mali

clip_image009Passing by.... Mali

clip_image010Bamako Market - Bamako, Mali

clip_image011African Dance - Around Sikasso, Mali

clip_image012African Music - Around Sikasso, Mali

clip_image013Music and Dance begin - Around Sikasso, Mali

all images © Roberto Sias

Fonte
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martedì 6 settembre 2011

POESIE D’AMORE (O DELLA PIETRA)

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all images © Martin Errichiello

Si tratta di scatti realizzati nel Mali, uno stato dell’Africa occidentale abitato da etnie diverse tra cui: Bambara, Bozo, Dogon, Peul, Malinke, Sarakollé, Songhai, Touareg. Un luogo in cui si incrociano popoli dalle tradizioni diverse eppure uniti da una medesima identità culturale, dal medesimo legame primigenio con il territorio; uno scenario dove visi, gesti, simboli, maschere disegnano una storia; quella storia che Errichiello ha voluto ricostruire attraverso le sue tavole che, parlano al pubblico, come in un polittico, dell’uomo e del suo passaggio.
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giovedì 28 luglio 2011

PORTRAITS MALIENS

YANN DE FAREINS

Photographies réalisées au gré de rencontres avec des habitants de Kita, Nioro du Sahel, Fegui, Bamako.

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YANN DE FAREINS

Né en 1961 à Madagascar.
Diplôme de l'École Nationale de la Photographie d'Arles en 1986.
Vit et travaille à Uzès (Gard). Résidence DIAPHANE, Conseil Gén. de lOise, Conseil Rég. et DRAC Picardie 2005.
LOCAL CONTEMPORAIN, Grenoble, 2004.
Prix Henri Vincenot, Talant 2003.
Aide individuelle à la création DRAC Languedoc-Roussillon, 2000.
Prix du festival des arts d'Alès, 2000.
Commande publique CG Mission Photographique, Tarn, 1993.
Bourse d'aide à la création France Telecom, 1987.
Prix du festival d'audiovisuel de St. Marcellin, 1987.
Commande publique de la Caisse Nationale des Monuments Historiques, 1987.
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domenica 11 luglio 2010

"ANTOGO"

Il rito sacro della pesca Dogon

Mali. Paese Dogon. Parte Nord della Falesia, villaggio di Bamba', dove, da sempre, ovvero dall’insediamento dell’etnia Dogon in questo pezzo magico del Mali si celebra il Rito sacro della Pesca (“Antogo” in dialetto Dogon). Un lago dalle piccole dimensioni ma dal grande potere siede sotto Bamba'.
Sabato, giorno di mercato, e solo quel sabato. “Antogo” si celebra una volta l’anno, da sempre, durane tutti gli altri giorni in questo lago e’ proibito pescare. '
Il giorno di “Antogo” centinaia di Dogon si ritrovano presso il lago di Bamba'; una cornice nera e silenziosa si disegna attorno al lago, fatta di ragazzini, uomini e anziani, che portano una nassa. Le donne non possono partecipare al rituale, avvicinarsi al lago e’ proibito: infatti, in linea con altri aspetti della complessa cosmogonia Dogon che confina la donna lontano dalle dimensioni sacro-ritualistiche, la donna si considera impura per via del ciclo mestruale.
La folla si riversa nel lago, che ormai non si vede piu’; i Dogon si prodigano per catturare il maggior numero di pesci, che ripongono in una borsa a tracolla fatta di pelli, la danza prosegue felice e caotica. L’acqua color fango disegna volti e corpi, l’intensita’ del momento e’ palpabile. Nemmeno 30 minuti dopo un colpo di fucile segna la fine del rito. I pesci verranno tutti raccolti e portati presso l’anziano di Bamba, per poi essere ripartiti equamente tra gli abitanti.
“Antogo” – impermeato di magia e mistero - simbolizza la pace e la coesione tra i villaggi, l’assenza di conflitti e la condivisione dei frutti di un bene comune.

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Copyright © Matteo Bertolino

Photographer Juchin


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sabato 8 maggio 2010

LA VIE EN ROSE di MALICK SIDIBÉ

“La fotografia non mente. Non quella in bianco e nero che ho sempre fatto io” – commenta Sidibè – La mia fotografia è molto più sincera, autentica e diretta di qualsiasi parola. E’ semplice, la può comprendere chiunque e racconta un’epoca senza nessun inganno“.

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Vue de dos, Bamako - fine anni Novanta 
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Bal des Aristos, Bamako – 1963
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Les Trois Fumeurs, Bamako - 1962
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Studio Malick, Bamako - 1977

Tra le opere più interessanti anche stampe d’epoca e ritratti in studio.Un lavoro svolto con passione e con grande professionalità: “Io credo al potere dell’immagine, è per questo che ho passato tutta la vita a ritrarre le persone nel miglior modo possibile, cercando di restituire loro tutta la bellezza che potevo. Perchè la vita è un dono di Dio  ed è migliore se la si affronta con un sorriso. Troppo spesso l’immagine del mio Paese è legata al dolore, alla povertà e alla miseria. Ma l’Africa non è solo questo e io l’ho voluto mostrare nelle mie immagini“. Un legame profondo quello con la sua terra, che l’ha portato a decidere di rimanere lì, anche dopo che le foto avevano fatto il giro del mondo ed era diventato famoso. Nulla, denaro, fama  o benessere, insomma, sono mai riusciti ad allontanarlo dal un luogo che prima di essere mostrato attraverso gli scatti, è raccontato on il cuore.
Fonte

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© all rights reserved

Collezione Maramotti
9 maggio - 31 luglio 2010
Malick Sidibé a cura di Laura Serani e Laura Incardona
promossa da Collezione Maramotti
La Collezione Maramotti ospita la mostra "Malick Sidibé. La vie en rose", una  selezione di fotografie inedite degli anni Sessanta e Settanta del grande fotografo del Mali, consacrato con il Leone d’oro alla carriera dalla Biennale d’arte di Venezia 2007. L'esposizione diventa un viaggio negli archivi di Sidibé, con le immagini delle feste a Bamako, i ritratti in studio, i pomeriggi lungo le rive del fiume Niger. Negli spazi della Collezione sarà ricostruito lo studio dell’artista, che sarà presente al vernissage.
Domenica 9 maggio 2010 Malick Sidibé sarà presente in mostra per incontrare i visitatori e realizzare alcuni scatti agli intervenuti nel seguente
orario: dalle 10 alle 12.30 e dalle 15.00 alle 18.00
Informazioni e contatti:
Collezione Maramotti - Via Fratelli Cervi 66,- Reggio Emilia
Segreteria Collezione Maramotti:
tel. +39 0522 382484 
http://www.collezionemaramotti.org/
info@collezionemaramotti.org
Inaugurazione: Private view sabato 8 maggio 2010 alle 18.00, alla presenza dell'artista
Orari:
Aperto dal 9 maggio al 31 luglio 2010 negli orari di apertura della Collezione (giovedì e venerdì pomeriggio dalle 14.30 alle 18.30; sabato e domenica dalle 09.30 alle 12.30 e dalle 15.00 alle 18.00). Chiuso il lunedì.
Ingresso libero
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venerdì 26 giugno 2009

MALICK SIDIBÉ

È nato nel 1935 a Soloba in Mali. A Bamako studia disegno e gioielleria e, subito dopo il diploma, il fotografo Ge'rard Guillat-Guignard, noto come Ge'ge' la pellicule, gli chiede di decorare il suo negozio. È il 1955 e Malick rimane folgorato dalla fotografia. Rimane da Ge'ge' come apprendista e nel 1962 apre il suo atelier, lo Studio Malick, nel quartiere popolare di Bagadadji: inizia la sua carriera. Se l'altro grande della fotografia africana, Seydou Keïta, e' famoso per i suoi ritratti in studio, Malick racconta anche le notti di Bamako: il Mali ha ottenuto l'indipendenza da due anni e la città ha voglia di festeggiare. Malick frequenta le feste dei ragazzi che si vestono all'occidentale e ballano al suono del giradischi: le sue foto ritraggono giovani pieni di gioia, di voglia di vivere, di fiducia in un avvenire che, tutti sono certi, sarà bellissimo. Non c'e' avvenimento a cui Malick non venga invitato: se non puo' partecipare, se ne sposta l'orario o addirittura il giorno. A metà degli anni Settanta decide di smettere di fotografare le feste in città o in riva al fiume e continua il lavoro in studio, lasciando con le foto di questo periodo la testimonianza fondamentale di un Paese e di un'epoca. I ritratti in studio continuano a mantenere lo spirito dell'artista: lui stesso mette in posa le persone, dopo averci brevemente chiacchierato. Poi, quando e' soddisfatto, lancia l'immancabile raccomandazione: «Souriez, la vie est belle, souriez!».Nel 1994, durante la prima edizione dei Rencontres de la Photographie de Bamako (la manifestazione piu' importante di fotografia africana) autori e critici occidentali scoprono il suo talento e da li' inizia per lui una seconda giovinezza, questa volta tra Europa e Stati Uniti, dove espone sempre con grandissimo successo.

Malick pero' non e' cambiato: continua a pregare cinque volte al giorno, a lavorare (sia pure a ritmi piu' lenti, a causa dell'età e della salute) e a incontrare chiunque gli voglia parlare. Le sue caratteristiche sono la cortesia, il sorriso aperto e una saggezza allegra e profonda al tempo stesso.Oggi Sidibé é considerato uno fra i più importanti fotografi africani. La Biennale d'arte di Venezia 2007 lo ha consacrato con il Leone d'Oro alla carriera, un riconoscimento doppiamente importante perche' e' la prima volta che viene assegnato a un fotografo. L'artista era già stato insignito del Premio Hasselblad, nel 2003, e, a metà dello scorso marzo, dell'ICP Award (tra i piu' importanti premi del mondo della fotografia).


“Il paese dove lavoro è caratterizato da una grande gioia. Una grande e profonda gioia che pervade ogni cosa e che ha resistito anche durante il colonialismo. Quella gioia viene fuori anche nel lavoro, perché la nostra cultura e molto ricca.”


“Negli anni 60 la gente voleva vivere insieme, con la persona che amava, con i parenti, con gli amici. Piano piano questa tendenza a vivere insieme è diminuita, e solo recentemente sta tornando, e le persone stanno ricominciando a formare dei gruppi. Nel numero c’è la forza. Solo negli ultimi dieci anni stiamo ricominciando a capire che in gruppo si è più forti, e che possiamo trarne tutti vantaggio.”
“Nel nostro mestiere è importante stare insieme ai giovani che stanno crescendo, perché i giovani sono i soli che sentono il bisogno di essere fotografati.”

“Ragazzi e ragazze non potevano frequentarsi in presenza degli adulti, per questo crearono i loro club lontano dalle loro cittadine, per non farsi vedere. Solo a partire dagli anni 70 gli adulti cominciarono a frequentere anche loro i club, si sedevano intorno alla pista e guardavano i giovani ballare. In questo modo potevano tutti godere della gioia di quelle feste."

"Nei club la competizione era su quante ragazze riuscivi ad avere. Le ragazze non pagavano per entrare, mentre i ragazzi dovevano pagare. Così i club frequentati dai giovani più galanti attiravano più ragazze. Ed era importante per i ragazzi spendere tutti i soldi per essere attraenti e galanti. Le ragazze venivano volontieri se la musica era alla moda, era la più nuova."


"Nei club i giovani non prendevano droga e non consumavano neanche alcool durante gli anni 60. La loro droga era esclusivamente la musica.”

“Quando qualcuno viene nel mio studio, e magari è un pò timido, io cerco di creare l’ambientazione e l’atmosfera che c’è nei party in cui si balla, così posso prendere il meglio della loro fisionomia, le migliori espressioni del loro volto. Per questo metto sempre musica quando fotografo in studio.”


"I club a Bamako non esistono più dal 1984-85. Dal punto di vista della struttura sociale, oggi l’Africa sta copiando l’Occidente. Prima del ’76 la gente amava stare insieme, come in un collettivo, in una comune. Ma dal ’76 il problema per me e per molte persone è l’individualsmo, che è diventata una influenza importante. Questa è l’influenza dell’Occidente."


Citazioni tratte da un’intevista a Malik Sidibe di Lucas Michael
Studio MalickBagadaji Rue 508 Porte 632
BP: 455 Bamako, Mali
email - studiobagadaji@yahoo.fr
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