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lunedì 14 maggio 2012

GUIDO MAZZONI

Guido Mazzoni nasce a Modena intorno al 1450 o poco prima, e nella città emiliana compie i primi passi della sua carriera come orafo, realizzatore di maschere e ideatore di apparati effimeri per pubbliche manifestazioni.

clip_image001'Compianto sul Cristo morto' di Guido Mazzoni. Busseto, chiesa di Santa Maria degli Angeli

clip_image002'Compianto sul Cristo morto (Maddalena)' di Guido Mazzoni. Busseto, chiesa di Santa Maria degli Angeli


Nel 1476-77 esegue per la chiesa di S. Maria degli Angeli di Busseto il primo dei Compianti conosciuti, subito seguito da quello per l’Oratorio modenese di S. Giovanni della Buona Morte, oggi nella chiesa di S. Giovanni Battista. Negli anni Ottanta i documenti testimoniano di stretti rapporti con Ferrara, dove Mazzoni ha modo di confrontarsi con gli straordinari artisti attivi presso la Corte estense.

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I Compianti di S. Maria della Rosa a Ferrara, di S. Antonio in Castello a Venezia, i cui frammenti si conservano oggi ai Musei Civici di Padova, e quello perduto di S. Lorenzo a Cremona, testimoniano della grande fortuna incontrata in questi anni dall'artista.
L’amicizia di Eleonora d’Aragona (sposa del Duca d’Este), che possedeva la replica in piccole dimensioni del Compianto di S. Maria della Rosa, è certo all’origine della chiamata a Napoli presso la corte aragonese nel 1489. Qui Mazzoni si impone come artista di corte realizzando disegni, apparati effimeri per feste e il grande Compianto nella chiesa di S. Anna dei Lombardi.

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Nel 1495, caduta la monarchia aragonese, Mazzoni segue il nuovo sovrano, Carlo VIII Re di Francia, al suo ritorno in patria. In Francia, l’artista concorre da protagonista all'affermazione del Rinascimento in Oltralpe. Dei modelli, dei dipinti e delle sculture prodotte nei vent’anni trascorsi al servizio di Carlo VIII, prima, e del successore Luigi XII poi, così come dei bozzetti inviati alla Corte inglese per la tomba di Enrico VII nella Cattedrale di Westminster, nulla è sopravvissuto. Per Carlo VIII, in particolare, Mazzoni aveva realizzato il Monumento funebre in bronzo nella Basilica di Saint-Denis, distrutto nella Rivoluzione francese; mentre l’attività inglese è testimoniata comunque dallo straordinario Busto di un Bambino che ride nella Collezioni della Regina. Mazzoni farà definitivamente ritorno a Modena solo nel 1516, per morirvi due anni più tardi.

clip_image006'Testa di frate francescano' di Guido Mazzoni. Bologna, Museo dell’Osservanza

clip_image007'Testa di vecchio' di Guido Mazzoni. Modena, Galleria Estense

clip_image008'Figura di dolente (frammento)' di Guido Mazzoni. Ferrara, Museo di Palazzo Schifanoia

clip_image009'Testa di Cristo su cuscino (frammento di Compianto)' di Guido Mazzoni. Padova, Museo Civico

clip_image010 Guido Mazzoni - Giuseppe d’Arimatea (Ercole I d’Este)
dal Compianto sul Cristo morto di Santa Maria della Rosa a Ferrara, terracotta policroma. Ferrara, Chiesa del Gesù

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domenica 22 maggio 2011

INCURIA E DEGRADO A BUSSETO

Riporto dalla Gazzetta di Parma:
“L'opera di Fellini nella chiesa di Sant’Anna di Busseto"


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Un grido di allarme sullo stato di gravissimo degrado in cui versa la chiesa di Sant’Anna di Busseto, dopo il crollo della seconda e terza campata della volta, avvenuto lo scorso mese di agosto, si è di recente aggiunto  agli appelli già lanciati negli ultimi anni per la sua salvaguardia da associazioni  e studiosi, sempre sulle colonne di questo giornale.


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L'arcone di ingresso dell'area presbiteriale

Costruita nella prima metà del XVII secolo dirimpetto all’ingresso del Camposanto, la chiesa si trova in stato di abbandono dagli anni Cinquanta del Novecento, allorché venne chiusa al culto - ma non sconsacrata - ed adibita ad usi impropri (magazzino e ricovero attrezzi) dall’amministrazione comunale, che ne è proprietaria. Alcune delle opere superstiti, risalenti ai secc. XVII e XVIII, che la adornavano, vennero trasferite presso il Museo Civico di Busseto, tra cui meritano di essere segnalati il dipinto raffigurante ”Incontro di S.Anna con S.Gioacchino”, già collocato sull’altare maggiore, copia da Andrea Mainardi detto il Chiaveghino (1590), ed un “S.Giovanni Battista”, ascrivibile alla cerchia di Bernardino Campi.


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Una veduta del coro-presbiterio

Le brevi note che seguono vogliono dar conto di un aspetto, ad oggi sconosciuto, delle  vicende artistiche di questo significativo monumento, che per secoli ha svolto un’importante funzione nella vita religiosa cittadina, ed integrare quanto tramandato dallo storico bussetano Emilio Seletti. Documentazione inedita conservata presso l’archivio della Parrocchia di San Bartolomeo - gentilmente messaci a disposizione dal parroco Monsignor Stefano Bolzoni e segnalataci dall’archivista dott. Cristiano Dotti - attesta che nel 1898, nell’ambito di importanti lavori di ristrutturazione realizzati a spese del Comune, venne eseguita dall'allora dilettante giovane, Fellini Cesario Bussetano la decorazione, che copre interamente le pareti e la volta dell’aula. Seppure in pessimo stato di conservazione, l’opera di Fellini risulta in parte ancor’oggi leggibile: nella navata utilizza il trompe l’oeil, per disegnare cappelle con tendaggi,  per ornare gli  altari delle due cappelle laterali (della B.V.Addolorata a sin., e dei Santi Crispino e Crispiniano a ds.) con cornici dipinte dai contorni mistilinei e ampie volute laterali, mentre nel coro-presbiterio realizza una finta architettura neogotica, in cui predomina il blu cobalto e l’oro del cielo stellato nella volta, che rafforza l’illusione pittorica di un organismo architettonico molto più lungo di quello esistente. Non manca, inscritta in un  medaglione, la dedicazione della chiesa a Sant’Anna, in corrispondenza dell’arcone che inquadra l’ingresso all’area presbiteriale, fortunatamente conservatosi, decorato con motivi a cassettoni. Il Fellini  fu anche incaricato di dipingere ad olio la cassa in legno che ospitava l’organo (oggi non più esistente), costruito nel 1861 da Cesare Gianfrè di Piacenza, e ad acquerello la tenda che la chiudeva, nonché la cantoria in cotto.


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Un dipinto raffigurante l'incontro fra Sant'Anna e Gioacchino esposto al Museo civico di Busseto (Archivio Sbsae di Pr e Pc)



Cesario Fellini (1876-1949) è figura di artista ed architetto pressoché sconosciuta alle fonti bibliografiche, ma molto noto nel territorio di Massa, dove ha lasciato numerose ed importanti testimonianze. Abbiamo tratto i cenni biografici, che qui riportiamo, dalla relazione dell’avvocato e studioso locale Dino del Giudice - che ringraziamo per la cortese disponibilità - da lui presentata nel maggio 2009 in occasione dell’intitolazione a Fellini della sala presidenziale dell’Istituto d’arte “Felice Palma” di Massa.
Nato a Busseto il 21 aprile del 1876, Cesario Fellini si trasferì a Massa ai primi del ‘900, impiegandosi come insegnante nell’Istituto d’arte e iniziando un’intesa attività nel campo della progettazione sia pubblica che privata, che ha contribuito a definire il volto della città di Massa e della vicina Marina, con villini e hotel sul lungomare  di gusto liberty , tra cui citiamo l’Hotel Italia (1920-22), e in località Bondano, l’imponente Villa delle Piane (1920-27). 
A Massa si devono a lui la nuova facciata del Duomo (1925-’30), l’ampliamento del Santuario della Madonna dei Quercioli (1929) e la progettazione della Fontana Monumentale del Littorio di Piazza Puccini, oggi Piazza della Liberazione (1928), costruita al centro del nuovo asse viario dell’Aurelia. Fellini raggiunse la fama internazionale con l’intervento di progettazione di tutti gli altari e decori interni della Basilica del SS.Rosario a Buenos Aires (1930-’34) (di cui il figlio Pierpaolo conserva le pregevoli tavole acquerellate in scala 1:10 ), e del Santuario Nazionale di santa Rosa di Lima, realizzati senza mai recarsi in America Latina, a riprova della sua geniale ed innata capacità di disegnatore ed acquerellista, già manifestata in gioventù nelle decorazioni eseguite nella chiesa di Sant’Anna di Busseto .
A conclusione, ci pare di poter affermare che un altro elemento si aggiunge a quelli già conosciuti a testimoniare l’importanza di questo antico luogo di culto della città di Busseto, nonché di memoria Verdiana: la riscoperta di un’opera giovanile di un bussetano illustre in campo nazionale e internazionale.
Chiara Burgio
Funzionario storico dell’arte della Soprintendenza Beni Architettonici e Paesaggistici per le province di Parma e Piacenza. “
Fonte

  • È questo il modo di salvaguardare i propri beni da parte del Comune di Busseto (proprietario dell’immobile)?
  • È questo il modo di fare cultura e di salvaguardare l’arte da parte del Comune di Busseto ?
Mi sembra che in tutti questi anni si sia edificato troppo e restaurato poco, con  un consumo di territorio senza eguali.
Vedremo se la nuova Amministrazione Comunale (appena eletta nelle elezioni del 15/16 maggio) saprà dare una risposta a queste domande.
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giovedì 17 febbraio 2011

130° CARNEVALE DI BUSSETO

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clip_image010Il carro mascherato vincitore dell’Edizione 2010
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lunedì 14 febbraio 2011

MICHELANGELO ANSELMI, PARMENSE D'ECCEZIONE

Pur nativo di Lucca, Michelangelo Anselmi (1491-1555) è stato uno dei più raffinati artisti operanti a Parma nel primo Cinquecento, capace di rivaleggiare persino con i maestri locali Correggio e Parmigianino. Ancora oggi le sue splendide opere ornano i principali edifici della città emiliana, rendendola ancora più bella e attraente agli occhi del visitatore occasionale.
A causa di un errore interpretativo di antichi documenti, Michelangelo Anselmi è sempre stato considerato senese di nascita, anche per via delle marcate influenze toscane presenti nelle sue prime opere, specialmente nella Visitazione della chiesa di Fontegiusta, situata nei quartieri medievali della famosa città del Palio. Tuttavia una recente rilettura delle stesse carte fa pensare che l’ottimo pittore rinascimentale sia invece nativo di Lucca, dove la famiglia si era forse trasferita alla fine del XV secolo per motivazioni economiche. Comunque sia, non ci sono dubbi sul legame profondo tra l’Anselmi e Parma, sua città d’adozione, durato per ben trentacinque anni. L’artista giunse infatti nel Parmense intorno al 1520, e non lasciò più la regione sino alla morte, avvenuta probabilmente nel 1555: un connubio perfetto, quindi, che regalò alla città emiliana una sfilza di magnifici capolavori tanto in ambito sacro che profano.

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La prima commissione parmense dell’Anselmi furono gli affreschi per l’abbazia benedettina di San Giovanni Evangelista, realizzati in collaborazione col Parmigianino, maestro indiscusso della pittura cinquecentesca locale. Il segno morbido e fluente dell’artista toscano si discosta pero’ nettamente da quello del piu’ celebre collega, mostrando tocchi di notevole originalità soprattutto nelle delicate scene del transetto, incentrate sulla vita di Sant’Agnese e di Santa Caterina. E’ possibile che durante il lavoro Michelangelo sia entrato in contatto anche col Correggio, altra figura preminente dell’arte rinascimentale emiliana, ma ci sono poche testimonianze a riguardo, nonostante alcuni accenni particolari nelle opere successive dell’Anselmi.
Terminata la decorazione di San Giovanni Evangelista, il giovane pittore continuo’ ad occuparsi di edifici religiosi, affrescando prima le pareti dell’Oratorio della Concezione e poi quelle della Chiesa di San Prospero a Reggio Emilia, per cui realizzò uno dei suoi maggiori capolavori, il Battesimo di Cristo (1536), dotato di una freschezza narrativa davvero eccezionale.

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Sant'Agostino. 1538-39 Particolare degli affreschi nella cappella dell'Immacolata Concezione a Busseto. (Michelangelo Anselmi).

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Sant'Ambrogio. 1538-39 Particolare degli affreschi nella cappella dell'Immacolata Concezione a Busseto. (Michelangelo Anselmi).

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San Girolamo. 1538-39 Particolare degli affreschi nella cappella dell'Immacolata Concezione. (Michelangelo Anselmi).

Le ultime opere sacre dell’Anselmi furono quindi i pregevoli dipinti per la Chiesa Collegiata di San Bartolomeo a Busseto, eretta circa un secolo prima sulle rovine della cappelletta medievale di San Nicolò, ma pochi di loro sono giunti integri ai giorni nostri: nel XVIII secolo l’edificio conobbe infatti un “restauro” parecchio invasivo, e il lavoro dell’artista - concentrato sulle auguste figure dei Padri della Chiesa (Ambrogio, Agostino, Ilario e Girolamo) - subi’ danni irreparabili. Solo il brillante intervento di Giovanni Gaibazzi nel 1865 permise un parziale recupero dell’opera originale, putroppo limitato ad alcuni frammenti nella volta della cappella dedicata alla Beata Vergine della Concezione.
Nel 1538 la carriera di Michelangelo subì una svolta improvvisa, grazie al fugace incontro con Giulio Romano, attivissimo alla corte mantovana dei Gonzaga. Il pupillo di Raffaello realizzo’ infatti una serie di splendidi schizzi per Palazzo Lalatta (oggi parte del vasto convitto “Maria Luigia”), affidandone l’esecuzione alle mani esperte dell’Anselmi. La strana coppia produsse quindi una serie di ammirevoli affreschi di argomento mitologico, terminati successivamente dal Bertoja intorno al 1570: in essi lo stile dell’Anselmi raggiunge la piena maturità, con preziosismi compositivi degni del miglior Parmigianino; tuttavia resta intatta una certa vena toscana della prima giovinezza, forse legata al tratto ombroso del Beccafumi o dello Scalabrino. E sarà proprio questa ambiguità compositiva a dare adito alle piu’ fantasiose teorie sulle origini del pittore, visto addirittura come membro minore della scuola senese.
Comunque sia, affermatosi ormai come uno dei maggiori artisti dell’Italia centro-settentrionale, Michelangelo continuo’ a lavorare per la ricca nobiltà parmense, decorando sontuosamente case private oppure realizzando agili bozzetti per i suoi allievi, sparsi ora in archivi e collezioni di mezza Euopa. Nel 1540 fu coinvolto nella sua ultima commissione pubblica, ovvero la decorazione della Chiesa di Santa Maria della Steccata, sede ufficiale di una miracolosa immagine di Giovanni Battista: l’edificio aveva visto all’opera i migliori ingegni dell’archittetura rinascimentale, da Giovan Francesco Zaccagni ad Antonio da Sangallo, ed era stato solennemente consacrato da poco tempo. Nel frattempo Parma era diventata dominio della famiglia Farnese, e quest’ultima voleva trasformare il santuario in simbolo tangibile del proprio potere politico-religioso.
Furono quindi coinvolti nell’operazione i migliori artisti della regione, incluso l’Anselmi, che progetto’ un magnifico affresco raffigurante il classico tema dell’Adorazione dei Magi su schizzi originali del Parmigianino. Ma purtroppo la morte lascio’ incompiuta quest’ultima opera del “parmense d’eccezione”, modificata poi parzialmente dai lunghi restauri barocchi di Mauro Oddi (1639-1702).
Fonte
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martedì 21 dicembre 2010

CARLO BERGONZI : UNA VITA NELLA MUSICA

Festeggiato al Teatro La Fenice di Venezia con un prestigioso premio, il celebre tenore bussetano, ritenuto il più grande interprete delle opere di Verdi, in questa lunga intervista esclusiva racconta i momenti salienti della sua vita e della sua carriera.
Il tenore  Carlo Bergonzi è stato festeggiato sabato 11 dicembre al Teatro La Fenice di Venezia, con la consegna del  premio "Una vita nella musica - Artur Rubinstein". Nato 86 anni fa, a Vidalenzo di Polesine Parmense, un paesino a due chilometri da Busseto, città natale di Giuseppe Verdi,  Bergonzi è ritenuto il più grande interprete delle opere verdiane.
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«Sono particolarmente felice di questo premio», dice il tenore. «A Venezia mi legano ricordi importanti. Nel 1957 interpretai "Cavalleria Rusticana", allestita in Piazza San Marco. In quell'occasione, incontrai Angelo Roncalli, che era patriarca di Venezia e l'anno successivo sarebbe  diventato Papa con il nome di Giovanni XXIII. Poi, interpretai il "Requiem" di Verdi a Palazzo Ducale con la direzione di Herbert Von Karajan. Al Teatro La Fenice interpretai due edizioni di "Aida", e "Un ballo in maschera".  Per me, La Fenice è il più bel teatro che ci sia al mondo, un vero gioiello artistico».
Il premio, "Una vita nella musica",  è prestigioso perché vanta una storia trentennale. E' stato fondato da Bruno Tosi, musicologo veneziano appassionato di lirica, conoscitore di tutti i grandi interpreti e in particolare di Maria Callas, alla quale ha dedicato libri e mostre, ed è diventato un premio di fama internazionale. E' stato attribuito ai più grandi protagonisti del mondo musicale del nostro tempo. Da Artur Rubinstein, il primo, nel 1979, che ha dato il proprio nome al Premio stesso, seguito da personaggi mitici quali Andrès Segovia, Karl Bohem, Carlo Maria Giulini, Yehudi Menuhim, Mistislav Rostropovic, Gianandrea Gavazzeni,  Leonard Bernstein, Isaac Stern, Maurizio Pollini, Claudio Abbado, Salvatore Accardo, Zubin Mehta,  eccetera. Non poteva mancare Carlo Bergonzi, che alla musica lirica ha dedicato letteralmente tutta la sua lunga esistenza, avendo  iniziato a cantare romanze verdiane da ragazzino e continuato poi fino a ottant'anni. E ancora oggi, quando, in casa sua, si mette al piano e canta, sfoggia una voce e una intonazione perfette.
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«A nove anni, mio padre mi portò a vedere il "Trovatore", nel piccolo Teatro di Busseto», dice Bergonzi. «Ne rimasi sconvolto. Da allora, lavorando, continuavo a cantare "Di quella pira". Era proprio destino che diventassi un cantante lirico».         
Il 31 agosto scorso, il maestro Bergonzi è stato premiato all'Arena di Verona con L'Oscar della lirica. Ora,a Venezia, oltre  al premio "Una vita nella musica", ha ricevuto un riconoscimento anche dal Presidente della Repubblica, Giorgio  Napolitano, una medaglia d'oro, con una dedica che lo stesso Napolitano ha voluto dettare: "Al maestro Carlo Bergonzi, interprete sommo del repertorio verdiano,  e custode illustre della tradizione belcantistica italiana".
Bergonzi è veramente un personaggio unico, il cui valore artistico, nel campo della lirica, non ha paragoni. Secondo i critici di tutto il mondo, è stato il tenore verdiano per eccellenza. Forse il più fedele e autentico interprete delle opere del "cigno di Bussetto" di tutti i tempi. Certe pagine verdiane come le ha interpretate lui, non le interpreterà più nessun altro. L'atmosfera di commozione, di magia che riusciva a creare con la sua voce incantando le platee più esigenti ed esperte, resterà irripetibile.   
L'origine di questo artista è contadina. Non ha avuto la possibilità di frequentare scuole importanti. Anzi, come egli stesso racconta, nel canto non ha proprio avuto maestri di nessun genere. Si è fatto da solo. Ma, forse, essendo nato nella terra di Verdi, avendo respirato l'aria che respirava Verdi, potrebbe essersi verificato un magico e misterioso fenomeno di osmosi: il grande compositore potrebbe avere trasmesso al ragazzo Bergonzi quelle intuizioni, quei segreti, quegli accorgimenti tecnici e stilistici che gli hanno permesso poi di indicare vie rivoluzionarie nell'interpretazione delle opere del maestro.
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Bergonzi non è solo il tenore dal timbro caldo e squillante, dalle mezze voci mirabolanti, dai falsetti insinuanti e torniti, dalla garbatezze danzanti e suadenti, è il maestro geniale, che ha rivoluzionato il modo di interpretare l'opera verdiana. Nessuno meglio di lui ha posseduto l'accento verdiano, la "verità verdiana" che risuona nel canto. Ai ritmi incalzanti, agli acuti trionfanti, alle melodie popolari e spontanee del compositore bussetano, Bergonzi ha dato un'anima, una eleganza, una regalità che restano tributo ineguagliato nella storia.   
Nato, cresciuto e vissuto sempre a Busseto,  da un po' di tempo Bergonzi si trova nel suo appartamento milanese. «Ho qualche difficoltà a camminare», dice. «Fino a tre anni fa ero un terremoto. Pronto ad affrontare lunghi viaggi senza pensarci. Dopo aver smesso di cantare, mi ero dedicato all'insegnamento. Avevo la mia Accademia di Belcanto a Busseto, dove venivano allievi da tutto il mondo. Ma tenevo corsi anche all'estero, in Russia, in Giappone, e perfino in Cina. Un giorno sono caduto e mi sono rotto tre costole, poi ho avuto un embolia polmonare, poi l'ernia al disco: ho capito che dovevo smettere. Ho chiuso tutto, anche la mia Accademia di Busseto. Tutto finito, quindi, ma ogni giorno ringrazio Dio per tutto quello che mi ha dato e per avermi conservato la mente lucida, fresca, con una memoria da elefante, che mi fa sentire, a 86 anni,  ancora giovane come un tempo».

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E approfittando della sua prodigiosa memoria, abbiamo chiesto al maestro Bergonzi di ricordare, in questa lunga ed esclusiva intervista,  i momenti più importanti della sua vita e della sua carriera.
Renzo Allegri                                                                 
Foto di Nicola Allegri 
 
Puoi leggere l’intervista qui 

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domenica 10 ottobre 2010

FESTIVAL VERDI 2010

TEATRO VERDI DI BUSSETO
APPUNTAMENTI DI OTTOBRE CON 'ATTILA'

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Teatro Verdi di Busseto
giovedì 14 ottobre 2010, ore 20.30
sabato 16 ottobre 2010, ore 20.30
martedì 19 ottobre 2010, ore 20.30
giovedì 21 ottobre 2010, ore 20.30
lunedì 25 ottobre 2010, ore 20.30
mercoledì 27 ottobre 2010, ore 20.30
Attila
Dramma lirico in un prologo e tre atti,
libretto di Temistocle Solera completato da Francesco Maria Piave,
dalla trilogia Attila, König der Hunnen di Zacharias Werner
Musica di GIUSEPPE VERDI

PersonaggiInterpreti
AttilaGIOVANNI BATTISTA PARODI
EzioSEBASTIAN CATANA
OdabellaSUSANNA BRANCHINI
MARIA AGRESTA (27)
ForestoROBERTO DE BIASIO
UldinoCRISTIANO CREMONINI
LeoneZYIAN ATFEH

Duci, re e soldati unni, gepidi, ostrogoti, eruli, turingi e quadi, druidi, sacerdotesse, popolo, uomini e donne d’Aquileia, donzelle di Aquileia in abito guerriero, ufficiali e soldati romani, vergini e fanciulli di Roma, eremiti, schiavi

Maestro concertatore e direttore
ANDREA BATTISTONI
Regia
PIERFRANCESCO MAESTRINI
Scene e costumi
CARLO SAVI
Video proiezioni ALFREDO TROISI
Luci
BRUNO CIULLI
Maestro del coro
MARTINO FAGGIANI
ORCHESTRA E CORO DEL TEATRO REGIO DI PARMA
Nuovo allestimento del Teatro Regio di Parma
Spettacolo con sopratitoli
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sabato 31 luglio 2010

E SE PASSATE FATE PIANO

(CHE FATA DORME AL MATTINO)
 Roberto Vecchioni a Musica in Castello.
Venerdì 20 agosto, cortile della Rocca Municipale di Busseto.
Parole e musica con il cantautore...

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Tra il 1999 e il 2000, su richiesta del Ministero della Pubblica Istruzione, ha tenuto più di ottanta conferenze nelle scuole e nelle università italiane e francesi, incontrando oltre 80.000 studenti sul tema "musica e poesia" e illustrando l'evoluzione storica e letteraria della "forma" canzone dalle origini ai giorni nostri. Il professore è anche uno tra i più grandi cantautori italiani che ha contribuito a scrivere dagli anni Settanta ad oggi la storia della canzone italiana.
Roberto Vecchioni - che ha recentemente riscritto in chiave psicoanalitica, per Einaudi, favole classiche raccolte nel libro "Diario di un gatto con gli stivali" (2006) e per Frassinelli ha collezionato liriche giovanili ne "Di sogni e d'amore" (2007) - sale sul palcoscenico della rassegna culturale delle Terre Verdiane "Musica in Castello", venerdì 20 agosto alle 21.30 a Busseto, nel cortile della Rocca Municipale.
E se passate fate piano (che Fata dorme dal mattino): questo il titolo dell'incontro con il cantautore, tra parole e musica, a cura di Enrico Grignaffini, con uno tra i più grandi jazzisti italiani Patrizio Fariselli al pianoforte e la scenografia dell'emergente pittore e scenografo parmigiano Andrea Cantagallo. L'evento è il penultimo appuntamento del cartellone della stagione 2010.
Vecchioni, tra note e dialogo, incontra il pubblico. Da L'uomo che si gioca il cielo a dadi, 1973 ai testi scritti prima per Ornella Vanoni, Patty Pravo, Anna Oxa, fino agli ultimi album, passando per Samarcanda, proseguendo per trent'anni la sua attività di insegnante di greco, latino, italiano e storia nei licei classici.

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Oltre 20 album nell'anima. Il brano "Voglio una donna", da "Camper" che vince il "Festivalbar" come canzone più ascoltata dell'anno. Numerose tournèe di successo ne i più grandi teatri italiani, la pubblicazione di libri e saggi, le collaborazioni con articoli di fondo e commento per parecchi giornali italiani.
Sempre con Einaudi, nel 2002, Vecchioni ha pubblicato la raccolta dei testi di tutta la sua produzione discografica col titolo "Trovarti, amarti, giocare il tempo". Nel 2007 esce il cd "Di rabbia e di stelle" (Universal).
Tanti i premi e riconoscimenti ricevuti, tra i quali spiccano la nomina a "Cavaliere Ufficiale della Repubblica " conferitagli dal presidente Carlo Azelio Ciampi, l'Ambrogino d'oro del Comune di Milano, il "Premio Giorgio La Pira, " il premio "Scanno " per la narrativa, due premi "Tenco" alla carriera e il premio "Angelo dell'anno" per le sue attività di impegno nel sociale.
In caso di maltempo l'evento si svolge nel Teatro Verdi.
Informazioni sul carnet completo: Piccola Orchestra Italiana, tel. 380-3340574.
Ufficio Stampa Dott.ssa Francesca Maffini

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sabato 5 giugno 2010

IL VERDI CHE NON TI ASPETTI

L'insolito omaggio al Maestro del pianista jazz ed eclettico artista Stefano Bollani, che domenica 13 giugno 2010 presenta al Museo Nazionale Giuseppe Verdi di Busseto (PR) le sue "contaminazioni contemporanee" del Cigno.
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Un concerto in giardino, un evento unico: è "Omaggio a Verdi" di Stefano Bollani, che si tiene domenica 13 giugno 2010 al Museo Nazionale Giuseppe Verdi di Busseto (PR), alle 20.30. Genio dell'improvvisazione,Bollani non rivela nel dettaglio le proprie performance prima del tempo, definisce ciò che aspetta gli spettatori solo "contaminazioni contemporanee". E conoscendo l'artista si tratterà di virtuosismi tra musica e poesia davvero emozionanti. Perché Stefano Bollani, non si può più definirlo soltanto come pianista jazz. Invasioni continue nella classica, a settembre uscirà per la Decca il Concerto in fa di Gerswhin registrato con l'Orchestra di Lipsia sotto la direzione di Riccardo Chailly; nella canzone, fresco di stampa il nuovo lavoro di Tiziana Ghiglioni su Tenco che lo ha voluto espressamente per duettare; nei fumetti con la collaborazione con Topolino, settimanale per il quale ha scritto ed interpretato come papero una storia, e con Leo Ortolani il disegnatore di Rat-man con il quale è salito sul palco improvvisando un concerto-fumetto, e nella radio con il Dottor Djembè come conduttore insieme a David Riondino e Mirko Guerrini, non lo possono contenere nella sola definizione di jazz. Anche se proprio lui inaugura la nuova collana Carisch Jazz il volume di spartiti che gli è stato dedicato, con tutti i suoi pezzi più conosciuti e da lui amati. Pluripremiato artista a tutto tondo, classe 1972, Bollani è un puzzle di musica, di simpatia, di improvvisazione che si fondono in continuazione per poi cogliere e plasmare i suoni in un continuo dialogo fra improvvisazione e canzone, pubblico e pianista. La ricerca nelle opere di Giuseppe Verdi di un significato attuale porta alla presentazione durante lo spettacolo di arie di Verdi coniugate con variazioni moderne delle sue musiche. Una notte di mezza estate che vede rimandi continui tra passato e presente, musica e ricordi, in un luogo che il Maestro ha conosciuto e amato. Un evento da non perdere per gli appassionati di musica, ma anche per chi vuole avvicinarsi a Verdi in modo non convenzionale. Il prezzo del biglietto è di 30 euro a persona.
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Per informazioni: Museo Nazionale Giuseppe Verdi
Villa Pallavicino
Verdi Multimedia Srl
Viale Ziliani 1 - 43100 Busseto (Parma)
T +39.0524.931002
F +39.0524.930556
E info@museogiuseppeverdi.it
W www.museogiuseppeverdi.it
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giovedì 8 ottobre 2009

UN MUSEO TUTTO PER VERDI

Il 10 ottobre 2009 si inaugurerà a Busseto il Museo Nazionale dedicato al compositore italiano

Villa Pallavicino

È un sogno che si realizza: il Museo Nazionale Giuseppe Verdi di Busseto, città natale del grande compositore di opere liriche più rappresentato al mondo, nella prestigiosa sede di Villa Pallavicino, è la celebrazione del genio verdiano per capire l’Uomo, le Opere, il Mito.
Nasce da un’idea di Mariano Volani, imprenditore trentino, fin da bambino innamorato della lirica e delle suggestioni provate per quelle musiche immortali che ne hanno plasmato la sua formazione.

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Un’idea che viene da lontano e che ha richiesto un cammino lungo quattro anni prima di trovare la sua realizzazione; un’idea che ora è realtà.
Questo in breve quanto è accaduto negli ultimi mesi a Busseto, a cui ora l’Opera del Maestro, grazie alla passione e alla tenacia di Mariano Volani, viene restituita sotto forma di Museo, memoria del passato e “officina” per le nuove generazioni.
Un Museo vivo, quindi. Non un Museo delle cere. Un Museo del teatro, il suo teatro, della musica, la sua musica, aperto a tutti: studiosi, musicisti, musicologi, musicofili, appassionati e visitatori di tutto il mondo.
Un Museo che intende ricostruire l’atmosfera dell’opera verdiana, accogliendo il visitatore in stanze affrescate, “trasformate” in altrettanti palcoscenici grazie all’estro creativo di Pier Luigi Pizzi, scenografo e regista di caratura internazionale a cui si deve la cura dell’allestimento. In ogni ambiente cioè viene riprodotta e appunto ricostruita a grandezza naturale la scena originale della “Prima”, tratta dall’archivio di Casa Ricordi, di ogni singola opera del Maestro.
Un modo nuovo ed originale per portare il pubblico nel “cuore” della rappresentazione. Un cuore pulsante, palpitante, cantante: gli allestimenti scenografici delle ventisette opere di Verdi sono accompagnati dalle musiche immortali del Cigno di Busseto e dalle luci teatrali che ne completano le atmosfere romantiche. Non solo. Dotato dei più sofisticati sistemi di diffusione sonora, il Museo offrirà al visitatore la possibilità di seguire il percorso espositivo ascoltando, in cuffia, la storia dell’opera verdiana, ma anche la storia dell’ambiente sociale, culturale e risorgimentale in cui Verdi si trovò ad operare, preludio delle storiche Cinque Giornate di Milano.
Non è quindi un caso che Pier Luigi Pizzi abbia “puntellato” l’esposizione scenografica con sale dedicate alla quadreria di Hayez, autore che così bene racconta la Milano degli anni di Verdi, la vita cittadina che vide il Maestro protagonista.
E tutto questo è solo l’inizio di un percorso che viene da lontano, come si diceva all’inizio.
L’inaugurazione
L’inaugurazione del Museo si pone, infatti, non come punto di arrivo, ma quale punto di partenza di un cammino che porterà Busseto a riappropriarsi completamente dell’opera del proprio grande figlio. Perché lo spazio museale, in vista delle celebrazioni del 2013, sarà completato con la sezione didattica attraverso la mediateca e l’audioteca di Verdi, le sale per convegni degli allievi di conservatorio, gli spazi per mostre temporanee, le connessioni satellitari e il Museo virtuale visibile, via internet, in ogni parte del mondo. Una Bayreuth italiana, la Bayreuth dell’opera verdiana; luogo per l’ascolto della musica di Verdi; meta di flussi del turismo culturale; meta di flussi scolastici; luogo per la conoscenza di Verdi, uomo e mito dell’Ottocento; luogo per l’ascolto delle opere verdiane (su supporto multimediale, ma anche dal vivo in occasione di concerti appositamente calendarizzati tutto l’anno); luogo per il debutto di voci nuove; luogo per l’addio all’agone lirico da parte delle voci più note e amate dal grande pubblico; luogo per l’ascolto (su supporto multimediale) delle grandi voci verdiane del passato le cui incisioni spesso non sono più disponibili sul mercato; centro studi oltre che luogo di incontro e confronto di studiosi e musicologi che si siano dedicati alla conoscenza dell’opera verdiana; luogo di vendita di oggetti e gadget ispirati a Verdi e alle sue opere; la messa in rete della Casa natale, di Casa Barezzi, del Teatro Verdi e di Villa S. Agata; i servizi di accoglienza, il giardino di Verdi e molto altro.
Ponendosi, per tal via, come un unicum nel panorama musicale italiano.
Un comitato scientifico di levatura internazionale e la direzione artistica del museo assunta dal musicologo Enrico Stinchelli, storico della musica classica della RAI e conduttore della Barcaccia, ne completano e ne garantiscono il rigore scientifico e la qualità artistica della gestione museale.
Un esempio innovativo e moderno di centro internazionale per celebrare un grande italiano e bottega rinascimentale della musica colta per le nuove generazioni.
Luciano Pavarotti, pochi mesi prima della sua morte, accettò con entusiasmo la Presidenza Onoraria del Museo offertagli da Mariano Volani e tale è rimasto nel convincimento che il Verdi compositore e il Pavarotti cantante saranno i campioni della cultura musicale italiana nel mondo per i prossimi cento anni.
Il prossimo 10 ottobre 2009, giorno del 196° compleanno del Maestro, il neonato Museo Nazionale Giuseppe Verdi in Villa Pallavicino di Busseto, sarà aperto al pubblico, gratuitamente, in occasione della cerimonia e della giornata inaugurale. Prima tappa di quel cammino che Mariano Volani, realizzatore e Presidente del Museo, ha iniziato quattro anni fa proponendo l’idea-progetto al Consiglio Comunale di Busseto, presieduto dal Sindaco Luca Laurini, che all’unanimità approvò la realizzazione dello stesso.
Sarà così possibile visitare le sale con gli allestimenti scenografici, il Salone della Musica, il Giardino di Villa Pallavicino, il moderno bookshop, i servizi di accoglienza, avvalendosi delle originali audioguide che lasciano al visitatore la possibilità di “costruirsi” un percorso uditivo personalizzato, con diversi livelli di approfondimento, plurilingue.
Sabato 10 ottobre 2009
Programma dei festeggiamenti
ore 15.00
Inaugurazione ufficiale del Museo
alla presenza delle Autorità e dei rappresentanti del mondo lirico internazionale
Visita al Museo da parte del pubblico presente
Concerto nel Salone della Musica
Buffet per gli ospiti
ore 18.00
Chiesa di Roncole di Busseto
Concerto d’organo organizzato dal Festival Verdi
Organista: Dino Rizzo
ore 20.30
Busseto, Teatro Verdi
Serata in onore del grande tenore bussetano Carlo Bergonzi
Contatti

IAT Busseto:
Piazza Verdi, 10 - 43011 Busseto (PR)
tel. 0039.(0)524.92487 - fax 0039.(0)524.931740
info@bussetolive.com
http://www.bussetolive.com/
http://www.museogiuseppeverdi.it/
info@museogiuseppeverdi.it
L’ideatore: Mariano Volani
Nominato Cavaliere del Lavoro nel 1978 dal Presidente Pertini ha iniziato a lavorare come dipendente Edison di Milano.
Nel 1959 si è dimesso per fondare il proprio gruppo imprenditoriale nel settore delle costruzioni in acciaio- alluminio, realizzando centinaia di edifici direzionali, commerciali e sportivi in Europa, Africa, Medio Oriente e Paesi dell’Est, esportando, tra l’altro, linee tecnologiche innovative e know how di settore realizzate nel proprio centro ricerche.
Nel 1975 entra nel settore della comunicazione con le produzioni televisive e la realizzazione di emittenti private fondando e presiedendo la prima syndication italiana - Compagnia Televisioni Associate - con sede in Roma.
Nel 1981 fonda Domovideo, market leader del settore home video in Italia per dieci anni, poi ceduta ad altro gruppo.
Nel 1990 è produttore worldwide di opere, balletti, concerti per l’Arena di Verona (il Bolshoi di Mosca, il Royal Theatre di Londra).
Tra il 1992 e il 1996 ha promosso e realizzato le prime televisioni private commerciali dell’epoca post- comunista in Cecoslovacchia, Russia, Polonia, Bulgaria.
Dal 1997 opera nel settore dell’economia della cultura con progetti multimediali, eventi, produzioni audiovisive in Alta Definizione per il mercato internazionale.
Co-fondatore e primo Presidente del Festival Oriente-Occidente di Rovereto, oggi alla 29a edizione, è stato Consigliere d’Amministrazione del Museo d’Arte moderna e contemporanea di Trento e Rovereto (MART).
Per 8 anni è stato Vice Presidente della Cassa di Risparmio di Trento e Rovereto e Vice Presidente della Confidustria trentina con delega alla formazione e alla cultura industriale.
Ideatore e Presidente del nuovo Museo, Mariano Volani afferma con giusto orgoglio: «Questo museo è dedicato al genio verdiano. È la realizzazione di un sogno. Fin da bambino mi affascinava la sua musica, che suonavo con il clarinetto nella banda del paese; che da adolescente suonavo all’organo della chiesa; che da appassionato mi emozionava all’Arena di Verona.
Allo stesso tempo vuol essere un modello innovativo di collaborazione privato-pubblico nel settore culturale e fattore di sviluppo economico per il territorio grazie al turismo culturale.
Un regalo per il 196° compleanno del grande Maestro che ha donato emozioni e suggestioni sublimi agli appassionati del mondo, cantando la libertà dei popoli e le passioni dell’uomo, con le sue musiche inimitabili ed eterne».

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mercoledì 23 settembre 2009

IL "FESTIVAL VERDI"

Si svolge dall´1 al 28 ottobre, a Parma, Busseto e nelle terre verdiane, il "Festival Verdi 2009".

A dare il via all’intenso calendario degli eventi sarà il Direttore Musicale del Teatro Regio di Parma Yuri Temirkanov, alla guida dei complessi del Teatro Regio e di un quartetto di eccellenti solisti di canto formato da Svetla Vassileva, Daniela Barcellona, Francesco Meli, Alexander Vinogradov, per un’esecuzione della Messa da Requiem. Il capolavoro verdiano sarà presentato anche a Busseto, con un’anteprima al Festival (28 settembre) e poi in concerto (4 ottobre) nella cornice della Collegiata di San Bartolomeo.
Al carisma vocale del grande Leo Nucci è affidato il debutto de I due Foscari, melodramma ispirato dal romanticismo di Lord Byron e proposto dal regista Joseph Franconi Lee, con scene e costumi di William Orlandi. A fianco del celebre baritono, il sicuro talento di Tatiana Serjan, Roberto De Biasio e Roberto Tagliavini, tutti affidati alla esperta bacchetta di Donato Renzetti. Alle recite di Parma seguiranno poi due repliche al Teatro Comunale “Luciano Pavarotti” di Modena.

L’opera che ha segnato la prima e folgorante affermazione verdiana, Nabucco, sarà proposta in una produzione firmata dal regista Daniele Abbado, reduce da uno straordinario successo al Festival di Wiesbaden. Sul podio dell’Orchestra del Regio di Parma ci sarà Michele Mariotti, giovanissimo direttore ormai impostosi per personalità e talento. Con due star del calibro di Dimitra Theodossiou e Leo Nucci, saranno impegnati Giovanni Meoni, Bruno Ribeiro, Giorgio Surian e Riccardo Zanellato.

I tre capolavori saranno ripresi in digitale e ad alta definizione, nell’ambito di un progetto che prevede la registrazione dell’integrale verdiana per il bicentenario del 2013.

Con la Messa da Requiem diretta da Yuri Temirkanov in anteprima a Busseto il 28 settembre, la città natale del Maestro offre una ribalta unica ed esclusiva del Festival Verdi 2009. Tante le star del belcanto che si daranno appuntamento nel prezioso teatro dove Arturo Toscanini volle celebrare il primo centenario verdiano, con altri nove eventi. Aprono il soprano Amarilli Nizza e il baritono Roberto Frontali (7 ottobre) a cui seguirà un quartetto di eccezionali solisti con il soprano Micaela Carosi, il mezzosoprano Veronica Simeoni, il tenore Vincenzo La Scola e il baritono Simone Piazzola impegnati in un concerto verdiano (9 ottobre) con il Coro e l’Orchestra del Teatro Regio di Parma diretti da Antonello Allemandi.
Nel giorno del 196° anniversario della nascita di Giuseppe Verdi il teatro di Busseto si aprirà per una serata d’onore dedicata al grande Carlo Bergonzi. Al baritono Bruno de Simone (12 ottobre) e al soprano Andrea Rost (14 ottobre) il compito di allargare ancor più l’orizzonte delle proposte musicali. Ancora un incontro di grandi voci con il concerto dell’Orchestra del Teatro Regio di Parma diretta da Matteo Beltrami ad accompagnare il soprano Chiara Taigi e il tenore Massimiliano Pisapia (15 ottobre). A Busseto sono attesi anche il tenore Saimir Pirgu (22 ottobre) e il soprano Daniela Dessì in duo con il tenore Fabio Armiliato (26 ottobre). In chiusura, una sfilata di grandi voci in un concerto (27 ottobre) accompagnato dall’Orchestra del Teatro Regio di Parma diretta da Donato Renzetti.

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Al Teatro Regio, sul podio della Filarmonica Arturo Toscanini (17 ottobre), sarà il giovane Darrell Ang a interpretare pagine di Giuseppe Verdi, Sergej Rachmaninov e Petr Ilic Chajkovskij. Doppia bacchetta inoltre per un eccezionale concerto (21 ottobre) con Bruno Bartoletti e Donato Renzetti, che si avvicenderanno sul podio per festeggiare l’ultimo decennale di attività dell’Orchestra del Teatro Regio di Parma.

Sarà Carlos Izcaray, premiato all’ultima edizione del Concorso Internazionale di Direzione d’Orchestra “Arturo Toscanini” - Premio Giuseppe Sinopoli, a dirigere la Filarmonica Arturo Toscanini in un concerto (6 ottobre) che spazia da Haydn alla musica d’oggi.

Ad approfondire il legame con le più alte espressioni della musica contemporanea, il Festival Verdi 2009 rinnova la collaborazione con la rassegna internazionale Traiettorie, per i concerti del Klangforum Wien (15 ottobre), del poliedrico pianista Nicolas Hodges (23 ottobre) e dell´Ensemble Recherche (25 ottobre) e dell´Österreichisches Ensemble für Neue Musik (27 ottobre).
Il Festival Verdi non manca anche quest´anno di coinvolgere in profondità le istituzioni e tutte le maggiori aggregazioni culturali della città di Parma nel loro prezioso impegno di ricerca, divulgazione, formazione ed educazione, dall’Università al Conservatorio di Musica “A. Boito”, dall’Istituto Nazionale di Studi Verdiani all’Istituzione Casa della Musica, dai teatri di prosa e di ricerca alla Fondazione Arturo Toscanini, tutte realtà che insieme fanno di Parma un luogo di speciale ricchezza.
Eccezionalmente numerose, perciò, saranno quest´anno le occasioni per accostarsi all´opera verdiana o per approfondirne i multiformi aspetti e contenuti. Incontri, dibattiti, mostre, iniziative di carattere sociale per i cittadini di ogni età e condizione arricchiranno il già intenso programma, proprio per intensificare al massimo un rapporto con l´intero tessuto sociale della città che è sempre apparso particolarmente profondo e vivace.

Anche il teatro di prosa si vestirà di Verdi, presentando al Teatro al Parco e a Teatro Due un tuffo nel mondo shakespeariano tanto amato dal compositore, mentre al Teatro Lenz alcune stimolanti ricerche si intrecceranno ai temi del Festival.
Info: 0521 039369

P.S.

Lorin Maazel sostituisce Yuri Temirkanov al Festival Verdi di Parma. Al posto del maestro russo, impossibilitato a raggiungere la città emiliana per un'improvvisa indisposizione, Maazel salirà sul podio di Orchestra e Coro del Teatro Regio di Parma per dirigere la Messa da Requiem per le esecuzioni dell'1 e 3 ottobre a Parma e del 4 a Busseto, oltre all'anteprima del 28 settembre sempre a Busseto.

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