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mercoledì 4 aprile 2012

MAURUS M. MALIKITA & LEONARD LONAA: HORROR VACUI

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Comunicato stampa Famiglia Margini 03 / 30 / 2012
Fino al 26 Aprile 2012.  A cura di Sarenco

Horror vacui: MALIKITA E LONAA L’ associazione culturale Famiglia Margini di Milano è onorata di presentare nello spazio espositivo di via Simone d’Orsenigo 6, Milano, la Mostra d’Arte Contemporanea Africana “Horror Vacui”  con la collaborazione della Fondazione Sarenco.

Maurus M. Malikita
Negli ultimi anni la pittura di Maurus M. Malikita, un artista che conta una serie numerosa di imitatori in quel di dar Es Salam, si è caratterizzata per alcuni temi centrali: il mercato di Kariakoo, con la sua folla multiforme e multicolorata; il Muhimbili Hospital, con le sue gustose scenette di ammalati sottoposti alle torture del dentista o alle attenzioni di una videocamera; le spiagge brulicanti di vacanzieri del week-end ed il mare spumeggiante di infinite teste ed occhi di bagnanti improvvisati.

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Tutti i temi di Malikita hanno un forte sostrato sociale: la daily life dei tanzaniani vista con un occhio di totale simpatia. Come nella grande tradizione Tinga Tinga, lo spazio del dipinto è pieno fino all’inverosimile (Geoge Lilanga in questo è un grande  maestro).

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L’africano non soffre mai di solitudine; non ci si fotografa mai da soli, ma in compagnia degli amici, dei parenti, dei vicini di casa. L’europeo, che ha degli spazi limitati, sogna le grandi distese, l’oceano, il deserto, le steppe e le savane. L’africano, che possiede spazi infiniti, opta per la prossemica più rigorosa, sceglie la folla, il contatto fisico, il rumore. In una prospettiva giottesca a volo d’uccello, le storie popolari (nel vero senso del termine, che non ha niente di spregiativo, ma che riconduce il discorso alla sua origine primaria) di Malikita sono un’espressione vitalistica incontrollabile, un inno alla vita do ogni giorno, che non è quella patinata delle riviste o dei programmi televisivi, ma quella dei problemi reali, della lotta all’AIDS ed alla malaria, ai consigli per l’uso dei preservativi (Salama Condoms). Gran parte dell’Est Africa è attraversata da una didattica moralista in funzione sociale: non fare questo perché ti succederà quest’altro; non comportarti in questo modo perché le conseguenze del tuo atteggiamento potrebbero portare a dei risultati nefandi per te e per la tua famiglia. Oltre a questo aspetto evidente, che balza subito agli occhi, c’è anche quello non secondario di un’ironia giocosa che lascia spazio a tutte le trasgressioni possibili. Il miscuglio di razze e religioni crea vita e cultura di vita, i dogmi sono messi subito alla porta da un sano animismo di fondo che contrasta duramente con la presenza forte delle religioni monoteiste. Come dice l’artista senegalese Amadou Makhtar Mbaye: “In Africa, sia che siamo cristiani o musulmani, alla mezzanotte ci troviamo tutti di fronte allo stregone”.

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Malikita è un pittore veloce, un vero professionista che lavora dodici ore al giorno a dipingere le sue storie di periferia urbana, con una grazia leggera, su un fondo piatto e dai colori industriali, un cartoon affettuoso e divertente che sdrammatizza in senso positivo i drammi di un continente che ha ancora molte cose da dire ad un mondo falsamente globalizzato. L’Africa, dopo aver dato origine all’homo sapiens sapiens, sta aspettando di insegnare al mondo cosa l’homo sapiens sapiens diventerà realmente nel prossimo futuro. Come dice un noto proverbio kiswahili: “Harraka, harraka; haina baraka” (Corri, corri, che non vedrai mai la fine della tua corsa)

Leonard LONAA
Lonaa e Malikita appartengono alla stessa area politico-culturale. Malikita è tanzaniano, Lonaa è keniano. È l’area di COMESA, una sorta di Comunità come quella europea, che comprende i seguenti paesi dell’Est Africa: Kenya, Tanzania, Uganda, Rwanda, Burundi. L’ “Horror vacui” è molto presente soprattutto nella pittura di Kenya e Tanzania: da una parte Lonaa, dall’altra Malikita e Lilanga. Lonaa è uno degli artisti più scapestrati e aggressivi: il suo interesse per la vita degli slums di Nairobi e per la follia della grande città, lo porta a sviscerare gli aspetti più grotteschi, più aggressivi e più spregiudicati di un ambiente in cui droga, prostituzione e povertà, business man e via di seguito si sovrappongono in una specie di sovraffollato girone infernale dantesco.

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Non c’e moralismo: tutto avviene con noncuranza e spregiudicatezza, tutto ciò che accade è accettato con un rumore di fondo assordante e senza scampo. Tutto è così naturale che non si può nemmeno parlare di pornografia: come nei dipinti dei pittori tanzaniani Johnny Kilaka e Peter Martin, il sesso è un accidente normale della vita ed i grossi cazzi penetranti come Black e Dekker non spaventano nessuno, nemmeno le gentili signore che li accolgono noncuranti. L’africano non ama la solitudine, basta guardare le foto di personaggi che sono circondati da decine di altri personaggi che, a loro volta, vogliono entrare fisicamente nell’obbiettivo

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L’Africa è un’esplosione incontrollata di vita e di gioia: tutto avviene in pubblico e non nelle chiuse case grigie del design abitativo occidentale.

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Tutta l’Africa è riversata nelle grandi città: gli africani non amano la solitudine e il vuoto, non sono molto interessati agli estesi tramonti sull’Oceano Indiano o alle bianche nuvole che circondano la testa del Monte Kenya o del Kilimajaro. Amano la musica ritmata, ripetitiva all’ossessione, al top dei decibel. Sono fortemente preoccupati del fatto che noi bianchi (wazungu) siamo sempre tristi, angosciati, fondamentalmente infelici. In Africa uomini e leoni devono correre continuamente per avere la speranza di non sentirsi prede.

HORROR VACUI : Malikita & Lonaa A cura di Sarenco
DOVE: Famiglia Margini via Simone d’Orsenigo n°6 , Milano QUANDO: dal 30 Marzo al 26 Aprile 2012 ORARIO: Dal martedì al giovedì dalle 14 alle 20. E su appuntamento.
Fonte
famigliamargini
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lunedì 12 marzo 2012

GOOD MORNING AFRICA

a Milano dal 20 al 25 marzo

LA MOSTRA
C’è ancora chi si ostina a pensare che l’Africa sia indifferente allo scorrere del tempo. Nulla di più falso.
La società africana è sconvolta da cambiamenti epocali che mettono in discussione equilibri ancestrali e spazzano via i nostri vecchi cliché. L’inarrestabile processo di urbanizzazione, lo sviluppo della classe media, le rivolte popolari della Primavera araba, l’interconnessione tra modelli culturali diversi, i legami sempre più stretti con l’Occidente e la Cina, la diffusione delle nuove tecnologie… La vibrante spinta delle nuove generazioni che guardano al futuro senza dimenticare il passato.

clip_image001School of Magic, Capetown, Sudafrica © Marco Garofalo

Tutto avviene molto in fretta, sotto i nostri occhi. Impossibile fermare la metamorfosi del continente africano. Solo i fotografi possono provare a catturare con i loro scatti questa rivoluzione. Ma è un tentativo fugace. Perché, al di là di ogni previsione, sfidando l’omologazione che sembra avvolgere il pianeta, l’Africa continua a percorrere una strada autonoma, originale e imprevedibile. Quasi a volerci dimostrare che un altro mondo non solo è possibile, esiste già.

clip_image002Burkina Faso: cinema all'aperto - foto di Andrea Frazzetta

La mostra fotografica “Good Morning Africa” – realizzata dalla rivista Africa per celebrare i suoi primi novant’anni – raccoglie quaranta immagini scattate dal Cairo a Città del Capo. Sono fotografie di reporter di diverse nazionalità, capaci di immortalare la vitalità di un continente in pieno movimento. Un incredibile mosaico composto da scatti originali e pieni di suggestione.
Si vedono le notti dei manifestanti egiziani in Piazza Tahrir, i backstage della moda senegalese e dell’industria cinematografica nigeriana, le prodigiose magie dei baby-illusionisti sudafricani, le operazioni di bonifica dei topi sminatori in Mozambico, i manager occidentali a lezione dai Masai nelle savane del Kenya, l’incredibile teatro di Carlo Magno sulle isole di São Tomè e Principe, le donne del Malawi che scendono in campo per arbitrare il campionato maschile di calcio… Un collage di storie inedite e palpitanti. Tutte da scoprire.

clip_image003Namibia: donne Himba al supermercato - foto di Stephane De Sakutin

I FOTOGRAFI
La mostra è composta da 40 fotografie scattate da 26 reporter di varie nazionalità: Mohamed Abdiwahab, David Abiaw, Walter Astrada, Yasuyoshi Chiba, Stephane De Sakutin, Marco Di Lauro, Pius Otomi Ekpei, Andrea Frazzetta, Alessandro Gandolfi, Marco Garofalo, Glenna Gordon, Gianluigi Guercia, Tony Karumba, Marc Hofer, Pascal Maitre, Joanna Pinneo, Giovanni Porzio, Benjamin Schilling, Kambou Sia, Daniele Tamagni, Marco Trovato, Pedro Ugarte, Alida Vanni, Paolo Woods, Bruno Zanzottera, Tadej Znidarcic.

I CURATORI
La selezione delle immagini è stata curata dal reporter Marco Garofalo, in collaborazione con Simona Cella (responsabile dalla programmazione del Festival Center) e Marco Trovato (coordinatore di redazione della rivista Africa). I testi di commento alle fotografie sono stati realizzati da Marco Trovato.

clip_image004Nigeria: guerriglieri del Mend - foto di Giovanni Porzio

INAUGURAZIONE
Milano, martedì 20 marzo, ore 18.30, presso il Festival Center (Casa del Pane, Bastioni di Porta Venezia, Casello Ovest – MM Porta Venezia).
ORARI
La mostra resterà aperta durante la 22a edizione del Festival del Cinema Africano, d’Asia e America Latina: a Milano dal 20 al 25 marzo, presso il Festival Center (Casa del Pane, MM Porta Venezia).
Orari: 10.00 – 20.30. Al termine dell’esposizione milanese, la mostra diventerà itinerante.
Informazioni: 334.2440655 – animazione@padribianchi.it – www.missionaridafrica.org

clip_image005Senegal: backstage fashion week - foto di Daniele Tamagni

PROMOTORI, PARTNER E SPONSOR
La mostra è stata realizzata dalla rivista Africa, in collaborazione al Festival del Cinema Africano, d’Asia e America Latina, con il sostegno del tour operator African Explorer, la Onlus “Amici dei Padri Bianchi” e l’impresa di costruzioni edili Stefania. Il laboratorio the Photographers’ room ha curato le stampe fotografiche. Le agenzie fotografiche AFP, ParalleloZero e Olycom hanno gentilmente offerto la loro collaborazione.
Rivista Africa
La mostra “Good Morning Africa” celebra i novant’anni dalla rivista Africa, missione e cultura, bimestrale diffuso su abbonamento, pubblicato dai missionari Padri Bianchi con la collaborazione di numerosi reporter e fotografi. Il magazine si propone di mostrare il volto meno conosciuto del continente nero, sforzandosi di raccontare come e quanto l’Africa sta cambiando. In ogni aspetto della società: cultura, attualità, costume, religione, arte, sport, viaggi, solidarietà. Africa non si trova in edicola. Si riceve via posta o in formato digitale (PDF) effettuando un versamento (il contributo minimo suggerito è di 30,00 euro) tramite c/c postale, bonifico bancario o Paypal. Informazioni allo 0336.44726 – africa@padribianchi.it – www.missionaridafrica.org
Festival del Cinema Africano, d’Asia e America Latina
E’ un appuntamento storico per gli appassionati del cinema del Sud del mondo, l’unico festival in Italia interamente dedicato alla conoscenza della cinematografia, delle realtà e delle culture dei paesi dell’Africa, dell’Asia e
dell’America Latina. Oltre 50 nazioni rappresentate, circa 80 tra film e video proiettati. La 22a edizione del FCAAAL avrà luogo a Milano dal 19 al 25 marzo 2012. L’attività cinematografica prevista per la settimana del festival comprende circa 60 titoli (film e video). Le proiezioni dei film sono introdotte da una presentazione del regista e seguite da un incontro-dibattito del regista stesso con il pubblico sulle tematiche sviluppate dal film. Tutti i film sono presentati con traduzione simultanea o sottotitoli in italiano. www.festivalcinemaafricano.org
African Explorer
Dalle dune infuocate della Namibia ai santuari naturali del Sudafrica, dai grandiosi parchi di Kenia e Tanzania alle spiagge dorate di Senegal e Ghana, non c’è angolo del continente africano che non sia raggiunto dal tour operator African Explorer. Punto di riferimento prezioso per neofiti ed esperti viaggiatori, da 40 anni accompagna i turisti alla scoperta di popolazioni ospitali e paesi ricchi di sorprendenti bellezze. Destinazioni e itinerari di rara suggestione capaci di svelare l’intrigante magia dell’Africa. Tra i leader indiscussi del mercato italiano, African Explorer lavora da sempre con passione, professionalità e attenzione per offrire ai propri clienti prodotti dall’alto valore aggiunto, sempre testati, in grado di soddisfare ogni esigenza. Un operatore specializzato, che non organizza solo spedizioni, viaggi avventura o tour complessi ma che, in virtù della propria versatilità ed esperienza, è in grado di offrire anche viaggi più semplici, economicamente vantaggiosi, in collaborazione con le migliori compagnie aeree di linea. www.africanexplorer.com
the Photographers’ room
L’idea di the Photographers’ room (laboratorio fotografico, emeroteca e laboratorio del metallo) prende vita dalla convinzione che lo studio e la ricerca per la conservazione dell’ambiente debbano trovare posto in ogni attività dell’uomo e che la fotografia, in particolar modo il fotogiornalismo, sia uno strumento fondamentale per il processo di consapevolezza che precede ogni scelta sostenibile: intendiamo favorire una contaminazione fotografia/ambiente che possa innescare un processo virtuoso di conoscenza, qualità e cultura. www.thephotographersroom.com
Onlus “Amici dei Padri Bianchi”
Associazione no-profit, con sede a Treviglio (BG), ha tra le sue finalità quelle di sostenere le opere sociali dei missionari Padri Bianchi italiani e di far conoscere le ricchezze culturali e umane del continente africano. www.missionaridafrica.org
Stefania Costruzioni
Dall’esperienza maturata da quarantacinque anni di attività nel settore delle costruzioni edili, nasce Stefania Costruzioni, con sede a Cologno al Serio (BG), una realtà dinamica e in continua evoluzione. I principali settori di intervento sono la realizzazione e la ristrutturazione di immobili residenziali ed industriali. www.stefaniacostruzioni.it
Fonte: comunicato stampa
via
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martedì 17 gennaio 2012

MÁSCARAS E CARNAVAL - MUSÉE DAPPER, PARIS

Fino al 15 julho de 2012

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Per la prima volta,  il Museo  Dapper riunisce opere tradizionali dell’Africa sub-sahariana  e caraibica. Questi momenti forti sono vissuti come rituali, momenti condivisi, in cui rafforzare i legami di gruppo.
La mostra offre un'occasione unica per esplorare le assonanze tra maschere africane  e carnevali nei Caraibi e in Guyana.
Esaminando queste maschere, costumi e acconciature, abbiamo una buona testimonianza di quueste atmosfere uniche.

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NIGERI ABoki
Masque-cimier
Bois, fibres végétales, fer, tissu et pigments. H. : 26 cm
Ancienne collection de Charles Ratton
Musée Dapper, Paris. Inv. n° 0474

clip_image004Tabwa
République démocratique du Congo
Masque kiyunde
Bois, cuivre et pigments H. : 39 cm
Acquis de Mme Jean Verheyleweghen
Musée royal de l’Afrique centrale, Tervuren. Inv.

clip_image005AngolaKongo / Vili
Masque et costume ndunga
Bois, pigments, raphia et plumes. H. : 185 cm
Acquis du Rotterdamsche Diergaarde, 1939
Wereldmuseum, Rotterdam. Inv. n° MvVR 28547
© Collection Wereldmuseum , Rotterdam , pa ys-bas ,photo Erik Hesmer g.

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Cameroun Bamileke
Masque kungan
Bois et pigments. H. : 45 cm
Ancienne collection de Charles Ratton. Acquis en 1930
Museum Rietberg, Zurich. Inv. n° RAF 723

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Salam pasu République démocratique du Congo
Masque mukish
Fibres végétales et pigments. H. : 64 cm
Collecté par Jules Auguste Fourche. Acquis en 1946
Musée royal de l’Afrique centrale, Tervuren. Inv. n° EO.0.0.43155
Photo Jo Van de Vyver , MRAC Tervuren ©
Collecté par Jules Auguste Fourche. Acquis en 1946
Musée royal de l'Afrique centrale, Tervuren. Inv. n° EO.0.0.43155
Photo Jo Van de Vyver, MRAC Tervuren ©

clip_image010KUBA
RÉPUBLIQUE DÉMOCRATIQUE DU CONGO
Masque moshambwooy
Bois, tissu, cauris, perles, métal, plumes, poils et pigments
H. : 47 cm (masque) ; H. tot. : 246 cm
Musée royal de l’Afrique centrale, Tervuren. Inv. n° EO.0.0.15365
PHOTO STUDIO ROGER ASSELBERGHS FRÉDÉRIC DEHAEN,
MRAC TERVUREN ©

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Nigeria Yoruba , Costume egungun
Tissu, métal et miroirs. H. : 158 cm
Musée international du carnaval et du masque, Binche
Inv. n° 90/1949
© Photo d’Olivier Desart pour Le Musée international du Carnaval

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Martinique - Masque de Diable rouge
Créé par Georges Grangenois, en décembre 1997
Chanvre, casque de moto, cornes et queues de boeufs, fil électrique,
grillage, mâchoire de requin, miroirs, plastique et pigments. H. : 69 cm - Collection particulière

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Martinique - Maryann lapo fig
Créé par le groupe Psyché, en 1993
Feuilles de bananier séchées et divers matériaux
H. : 170 cm - Collection particulière

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Trinidad Ville : Port of Spain
Zak Ové
The Devil is White
Série « Transfigura »
© Photo de Zak Ové , 2004.

clip_image018VUVI - GABON
Masque
Bois, fibres végétales et pigments - H. : 32 cm

clip_image019clip_image020GUADELOUPE
Ville : Basse-Terre
Mas a kongo du groupe Voukoum, 2009
© Photo Hugo «irieson» Mercader.© Photo de Zak Ové , 2004.
© Archives Musée Dapper – Photo Hughes Dubois .

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Musée Dapper - 35 bis, rue Paul Valéry - 75116 Paris / 01 45 00 91 75

http://www.dapper.com.fr/
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domenica 6 novembre 2011

L’AFRICANITÀ DI CHRIS OFILI

Chris Ofili, personalità significativa della Bad Painting e rappresentante della globalizzazione nell’arte, ha universalmente imposto un nuovo immaginario simbolico dell'africanità, miscelando tradizione melanconica e romantica con vizi e virtù della cultura moderna occidentale.Nel 1999 il Brooklyn museum di New York usò parole forti per lanciare Sensation, la mostra di opere della collezione di Charles Saatchi.

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Blossom, 1997

Ad attrarre l’attenzione dell’allora sindaco di N.Y. Rudolph Giuliani fu un dipinto di C. Ofili, The holy Virgin Mary, che rappresenta una Madonna di colore con palle di sterco di elefante sul petto circondata da decine di piccole immagini, natiche, seni e vagine ritagliate dalle riviste porno, collocate proprio là dove, nei dipinti antichi di questo soggetto, trovavano posto putti e cherubini.
Giuliani si scatenò, bollando l’opera come «sick stuff», roba da pervertiti e minacciando di sospendere il finanziamento di 7 milioni di dollari al museo, ma il risultato finale fu solo quello di lanciare la carriera di Ofili.

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Un inglese di colore
Ofili aveva iniziato a inserire sterco di elefante nelle sue opere già molto tempo prima di realizzare The holy Virgin Mary, durante un viaggio di studio nello Zimbabwe. Nero e nato in Inghilterra da genitori nigeriani, inizia a –come dirà lui stesso- incorporare l’Africa nei suoi lavori. L’elefante, infatti, è un simbolo di potere economico e sociale e i suoi escrementi rimandano ai concetti di fertilità e religiosità. Addirittura, in certe culture africane, lo sterco viene mischiato con la terra per costruire le case.

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Dietro la decoratività che contraddistingue le sue opere, il suo originario pointillisme e l’uso che fa del colore e della forma trasmettono sensazioni di forza e sicurezza e nascondono una precisa connotazione politica, in cui i soggetti neri sono volutamente trattati in modo poco serio: «Talvolta i soggetti più spinosi e impegnativi devono essere presentati in modo leggero e scintillante per attirare lo spettatore. Poi, lentamente, quando lo spettatore si è abituato, altri strati di lettura cominciano a rivelarsi, a schiudersi alla sua mente. I miei dipinti sono stratificati, e la superficie ha sempre la funzione di sedurre».


clip_image001[6] Blossom, 1997

I primi lavori, realizzati agli inizi dello scorso decennio, quando, dopo una borsa di studio spesa in Zimbabwe, Ofili comincia ad imprimere il suo marchio di fabbrica sulle tele. Lo sterco di elefante è utilizzato in primis come elemento d'appoggio delle tele, e spesso come didascalia rifinitissima dell'opera stessa. “Usare palle di sterco è un modo per sollevare i dipinti dal terreno e dare l'idea che siano venuti fuori dalla terra, piuttosto che essere semplicemente appesi al muro”.
  clip_image001[8] The Adoration of Captain Shit and the Legend of the Black Stars 1998

Più sorprendentemente il letame è usato come elemento costitutivo della decorazione del dipinto, come un ciondolo o un diadema per abbellire le donne affascinanti e caratteristiche che l'artista ritrae sulla tela. I volti tipici, ognuno singolarmente originale nella capigliatura, nell'abbigliamento e negli accessori, sono presentati nella carrellata di acquarelli che riempiono la quinta sala della Tate. E' proprio nelle opere su carta che Ofili riesce a liberare sommamente la propria energia e spontaneità creativa. Una discesa verso le proprie radici etniche e, più in generale, verso le origini della storia umana. Nell'arte di questo artista, nato a Manchester nel 1968 ma di origine nigeriana, la secolare cultura africana si mescola con la cultura hip hop e rap moderna. Un pointillisme acceso e vivace, dove, come tante perline colorate, le piccole macchie di colore si perdono fra glitter e ritagli di riviste.
Eppure l'arte di Chris Ofili non è affatto mero decorativismo. Nelle grandi tele la più pura estetica produce un ossimoro accostandosi a riflessioni personali e sociali.

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In No Woman, No Cry del 1998, le lacrime che scendono sul volto della donna rappresentata racchiudono la piccolissima icona del volto del figlio assassinato, Stephen Lawrence, teeneger di colore vittima del razzismo nel 1993.  Grande fonte di ispirazione per l'artista è la religione. Attraverso l'arte Ofili riesce ad andare a fondo di quel sentimento religioso vissuto passivamente da bambino, quando frequentava scuole cattoliche e visitava la chiesa la domenica. Motivi biblici compaiono fin dai primi lavori.
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The Holy Virgin Mary, realizzata nel 1996 e presentata l'anno dopo alla Royal Academy, suscitando non poco sgomento fra pubblico e critica, fonde in un unico lavoro l'iconologia classica della tradizione pittorica rinascimentale e lo stereotipo della donna di colore. La cultura pop sposa la devozione ed il sacro si perde nel profano. Il tema spirituale rimane un'ossessione nel corso di tutta la carriera successiva. Nell'ultima sala dove sono presentate le opere realizzate dopo il trasferimento definitivo di Ofili a Trinidad nel 2005, i titoli parlano chiaro. clip_image004
Confession

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The Raising of Lazarus sono dipinti diversi, nuovi. Le tele sono ancora più grandi, finalmente appese e non più sostenute da elementi di sterco poggiati sul pavimento. Chris Ofili è cresciuto e non vuole più meditare su cosa sia bello e non agli occhi del pensiero comune, ma decide piuttosto di lasciarsi andare ad una “estetica neutrale”. La superficie glitterata delle prime opere ha ceduto il passo a dipinti meno appariscenti. Grandi zone di colore piatto ed uniforme richiamano alla mente le opere di Marc e Macke, esponenti del Der Blaue Reiter. Ofili non ha mai nascosto in alcun modo la sua predilezione verso il movimento pittorico tedesco, fondato nel 1911 da Kandinsky. Ad esso sono dichiaratamente dedicati una serie di dipinti realizzati al momento del suo arrivo ai Caraibi. Il tema della notte regala un fascino Sublime a questi lavori. L'artista riesce pienamente nell'intento di mostrare la realtà avvolta dalle tenebre: una sincera rappresentazione del buio, in nessun modo deformato dalla presenza di luci artificiali. L'omaggio che Ofili rende al movimento artistico di inizio del secolo scorso è dovuto al rispetto nutrito dall'artista inglese per quella forsennata subordinazione della figurazione agli impulsi interiori dell'uomo. Come gli artisti tedeschi auspicavano “una vittoria dell'irrazionalismo orientale sul razionalismo artistico occidentale” (G.C. Argan), così l'artista britannico ritrova nella civiltà primitiva di Trinidad un impulso a rinnovare la sua pittura. Chris Ofili ha il dono di cogliere e catturare la carica mistica che si nasconde nella realtà circostante, sia che essa sia la caotica e multietnica vita urbana londinese, sia che sia la natura incontaminata e placida delle isole caraibiche. Il concetto di spiritualità per il pittore è decisamente ampio ed esula da un mero utilizzo di motivi biblici.

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The Upper Room, 2005-2007

Nella Upper Room, installata nuovamente negli spazi della Tate Britain, dove venne realizzata, in collaborazione con l'architetto David Adjaye, in una precedente occasione nel 2002, il simbolismo cristiano dell'ultima cena incontra il credo Hindu nel dio scimmia Hanuman. L'immagine dei dodici commensali, ognuno dipinto in un colore predominante, si richiama al disegno della scimmia con calice di Andy Warhol. A capotavola il Dio dorato. L'effetto complessivo è assolutamente suggestivo, quasi ipnotico. E' effettivamente questa la reazione che l'arte di Chris Ofili sa scatenare. Di fronte agli occhi neri e profondi delle sue donne, di fronte alla bellezza dell'universo rubata e fissata sulla tela, si resta abbagliati; ma giusto il tempo per riprendersi e scoprire dietro la superficie del quadro un ricettacolo infinito di rimandi culturali e personali. Il grande merito è il coraggio. L'artista non ha paura di osare, di giocare con l'ironia e di mescolare le carte, ma pur restando sempre fedele a se stesso. E se è vero che “la fortuna aiuta gli audaci”, il caso di Chris Ofili ne è l'emblema.
Fonte
clip_image007 Strange Eyes
signed, titled and dated 2001 twice on the stretcher,
oil paint, polyester resin, elephant dung, map pins and glitter on canvas

clip_image010 Feinin – Chris Ofili, The Holy Virgin Mary, 1996

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"untitled" , 2002
gouache, paper collage on paper

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"Eye to Eye II" , 2003

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"untitled" , 2003
bronze water colour on paper

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"untitled" , 2003
gouache on paper

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untitled , 2003
pencil, water colour on paper

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"untitled"
2005
water colour,pencil on paper

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"Blue Moon"
2005
bronze

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"Silver Moon"
2005
nickel silver

© Chris Ofili
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