martedì 24 novembre 2009

NUDO PER STALIN

«Nudo per Stalin», l'arte (e la censura)
al tempo dell'Unione Sovietica

In mostra le fotografie della Russia degli anni ’20 e ’30

Attraverso la fotografia — che in quanto «immagine» fu strumento prediletto per la propaganda di tut­ti i regimi totalitari del Novecento — una mostra che propone un affa­scinante viaggio in un mondo in gran parte sconosciuto in Italia: la fotografia russa degli anni Venti e Trenta del XX secolo, passando da­gli scatti immediatamente successi­vi alla Rivoluzione d’ottobre, fino alle immagini di anni che segnano il culmine del regime comunista di Stalin.

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È in questo arco cronologico che si sviluppa l’insolita esposizione inaugurata ieri presso la Sala Santa Rita e intitolata «Nudo per Stalin» (via Montanara, fino all’11 genna­io, ingresso gratuito, lunedì-vener­d ì 10-18, tel. 06.06.08), che attra­verso 71 foto storiche descrive un passag­gio chiave (e non troppo dissimile da quello vissuto in altri paesi guidati da ditta­ture) per la storia del­­l’arte in Russia, paese fucina di straordina­rie invenzioni in cam­po artistico: il passag­gio, appunto, da un clima di avanguardia, ricerca e sperimenta­zione, a un clima in­volutivo in cui uno stesso tema — il cor­po in movimento o il nudo — diventa «uffi­cialità », e «censura», quando non addirittu­ra «pornografia», con relativi internamenti forzati nei lager per al­cuni protagonisti (de­stino che toccò in sor­te, ad esempio, al ma­estro della fotografia Aleksandr Grinberg, il quale, pur in scatti privati, aveva trasgre­dito alle disposizioni di Stalin in materia di ripresa del nudo).

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Col sapore dei decenni trascorsi, le immagini esposte risultano co­munque quasi sempre molto belle (e scattate da abili artisti del gene­re), ma osservandole è spesso evi­dente quel «trapasso» di mentalità che può essere riassunto come un passaggio dall’ammirazione del corpo e della nudità (legato anche al trionfo della nuova coreografia, cui aveva contribuito in parte la «ri­voluzione » di Isadora Duncan, pre­sente a Mosca con una scuola dal 1921) alla propaganda, dall’arte del movimento (tema chiave un po’ ovunque negli anni Venti) al plasti­cismo delle adunate, dalla agilità dei corpi liberi (tipici i veli svolaz­zanti e le pose acrobatiche delle danzatrici plastiche in stile Dun­can) alla marzialità di un sport vis­suto con finalità educative nelle grandi parate ginniche sulla Piazza Rossa negli anni Trenta.

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Partendo dai fotografi pittoriali­sti russi (Napel’baum, Eremin, Svi­scov Paola, Grinberg, Vlas’evskj, Telesov, Divago, Zimin), i quali scelsero il corpo femminile, spesso nudo, come soggetto idoneo a rap­presentare le diverse possibilità di movimento, la mostra traccia dun­que un percorso di rottura (ma con elementi di continuità) con le rap­presentazioni dello stesso tema nel­la decade successiva.

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I risultati della prima fase sono sintetizzati nel racconto delle quat­tro mostre dell’«Arte del Movimen­to », che si tennero a Mosca tra il ’25 e il ’28 a cura dell’importante Laboratorio Coreologico atti­vo nella capitale russa (il La­boratorio faceva parte del­l’Accademia russa di Scienze Artistiche, o Ra­chn, fondata da Kandin­skij e Lunakarkij nel 1921 con la finalità di indagare i movimenti del corpo — dalla dan­za al lavoro — attraver­so i vari mezzi: fotogra­fia, cinema, disegno, pit­tura, scultura...).

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Nei risultati della secon­da fase invece, quella della nuova percezione del corpo im­posta dal dittatore, si perde molto del carattere sensuale e seduttivo delle immagini, per approdare a un’estetica di massa — modello di salute e igiene — dove ginnastica di gruppo e coreografie, pur con­servando alcuni stilemi del clima respirato nel decennio precedente (nelle piramidi umane o nelle figu­re acrobatiche di coppia ad esem­pio)

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sembrano a volte la parodia di quella libertà di espressione, una parodia pudicamente abbigliata di costumi da bagno e imbracature di vario genere, momento che attra­verso gli esodi nei gulak del terrore con accuse di pornografia prelude­rà all’impossibilità totale, nell’Urss dei decenni successivi, di esporre un nudo qualsiasi a una mostra d’arte.

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La mostra, promossa dall’asses­sorato alla Cultura del Comune, è organizzata dalla Fondazione Inter­nazionale Accademia Arco.

Edoardo Sassi
30 ottobre 2009

29 ottobre - 11 gennaio 2010
"Nudo per Stalin"
Sala Santa Rita, via Montanara (piazza Campitelli)
lunedì-venerdì dalle 10 alle 18
Ingresso libero
Informazioni http://www.zetema.it/

Fonte

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