«Nudo per Stalin», l'arte (e la censura)
al tempo dell'Unione Sovietica
In mostra le fotografie della Russia degli anni ’20 e ’30
Attraverso la fotografia — che in quanto «immagine» fu strumento prediletto per la propaganda di tutti i regimi totalitari del Novecento — una mostra che propone un affascinante viaggio in un mondo in gran parte sconosciuto in Italia: la fotografia russa degli anni Venti e Trenta del XX secolo, passando dagli scatti immediatamente successivi alla Rivoluzione d’ottobre, fino alle immagini di anni che segnano il culmine del regime comunista di Stalin.
È in questo arco cronologico che si sviluppa l’insolita esposizione inaugurata ieri presso la Sala Santa Rita e intitolata «Nudo per Stalin» (via Montanara, fino all’11 gennaio, ingresso gratuito, lunedì-venerd ì 10-18, tel. 06.06.08), che attraverso 71 foto storiche descrive un passaggio chiave (e non troppo dissimile da quello vissuto in altri paesi guidati da dittature) per la storia dell’arte in Russia, paese fucina di straordinarie invenzioni in campo artistico: il passaggio, appunto, da un clima di avanguardia, ricerca e sperimentazione, a un clima involutivo in cui uno stesso tema — il corpo in movimento o il nudo — diventa «ufficialità », e «censura», quando non addirittura «pornografia», con relativi internamenti forzati nei lager per alcuni protagonisti (destino che toccò in sorte, ad esempio, al maestro della fotografia Aleksandr Grinberg, il quale, pur in scatti privati, aveva trasgredito alle disposizioni di Stalin in materia di ripresa del nudo).
Col sapore dei decenni trascorsi, le immagini esposte risultano comunque quasi sempre molto belle (e scattate da abili artisti del genere), ma osservandole è spesso evidente quel «trapasso» di mentalità che può essere riassunto come un passaggio dall’ammirazione del corpo e della nudità (legato anche al trionfo della nuova coreografia, cui aveva contribuito in parte la «rivoluzione » di Isadora Duncan, presente a Mosca con una scuola dal 1921) alla propaganda, dall’arte del movimento (tema chiave un po’ ovunque negli anni Venti) al plasticismo delle adunate, dalla agilità dei corpi liberi (tipici i veli svolazzanti e le pose acrobatiche delle danzatrici plastiche in stile Duncan) alla marzialità di un sport vissuto con finalità educative nelle grandi parate ginniche sulla Piazza Rossa negli anni Trenta.
Partendo dai fotografi pittorialisti russi (Napel’baum, Eremin, Sviscov Paola, Grinberg, Vlas’evskj, Telesov, Divago, Zimin), i quali scelsero il corpo femminile, spesso nudo, come soggetto idoneo a rappresentare le diverse possibilità di movimento, la mostra traccia dunque un percorso di rottura (ma con elementi di continuità) con le rappresentazioni dello stesso tema nella decade successiva.I risultati della prima fase sono sintetizzati nel racconto delle quattro mostre dell’«Arte del Movimento », che si tennero a Mosca tra il ’25 e il ’28 a cura dell’importante Laboratorio Coreologico attivo nella capitale russa (il Laboratorio faceva parte dell’Accademia russa di Scienze Artistiche, o Rachn, fondata da Kandinskij e Lunakarkij nel 1921 con la finalità di indagare i movimenti del corpo — dalla danza al lavoro — attraverso i vari mezzi: fotografia, cinema, disegno, pittura, scultura...).
Nei risultati della seconda fase invece, quella della nuova percezione del corpo imposta dal dittatore, si perde molto del carattere sensuale e seduttivo delle immagini, per approdare a un’estetica di massa — modello di salute e igiene — dove ginnastica di gruppo e coreografie, pur conservando alcuni stilemi del clima respirato nel decennio precedente (nelle piramidi umane o nelle figure acrobatiche di coppia ad esempio) sembrano a volte la parodia di quella libertà di espressione, una parodia pudicamente abbigliata di costumi da bagno e imbracature di vario genere, momento che attraverso gli esodi nei gulak del terrore con accuse di pornografia preluderà all’impossibilità totale, nell’Urss dei decenni successivi, di esporre un nudo qualsiasi a una mostra d’arte. La mostra, promossa dall’assessorato alla Cultura del Comune, è organizzata dalla Fondazione Internazionale Accademia Arco.Edoardo Sassi
30 ottobre 2009
29 ottobre - 11 gennaio 2010
"Nudo per Stalin"
Sala Santa Rita, via Montanara (piazza Campitelli)
lunedì-venerdì dalle 10 alle 18
Ingresso libero
Informazioni http://www.zetema.it/
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