Ha realizzato lavori in diversi settori, ma come molti fotografi brasiliani ha una forte inclinazione al sociale. Più volte si è trovato coinvolto, direttamente o indirettamente, in situazioni di grande violenza o, come lui la chiama, barbarie.
Tra tanti lavori uno in particolare ci è rimasto impresso. Lo abbiamo visto la prima volta qualche tempo fa alla MEP (Maison Europeén de la Photographie) di Parigi.
Un’istallazione al centro di una stanza e fotografie alle pareti. L’istallazione costituita da numerosi copertoni d’auto accatastati, ma a fungere da cornici di fotografie su plexiglas retroilluminate. Protagonista: il fuoco.
Nei suburbi brasiliani, come in altre parti del mondo, è d’uso bruciare vive le persone che per qualche sgarro o per qualsiasi altra ragione, siano state condannate a morte dalle bande dei narcotrafficanti.
La vittima viene incastrata in piedi in cinque copertoni uno sull’altro e, con l’aiuto della benzina, viene bruciata. Come è capitato anche a un amico di Rogerio, giornalista, quando anni fa volle indagare troppo su quel mondo.
Per fortuna a Rio non esistono solo cose terrificanti. Un altro bellissimo lavoro di Rogerio intitolato Lona (Telo) riguarda il carnevale di strada. Risale a diversi anni fa, quando allestì con un telo bianco un set per la strada nel periodo del carnevale, per fotografare con una Hasselblad, singoli e gruppi di persone degni della più profonda menzione d’onore felliniana.
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