La Fondazione Beyeler dedica in questi giorni una mostra al pittore francese Henri Rosseau, passato alla storia col soprannome de “il Doganiere” (fu impiegato presso il dazio di Parigi dopo la guerra franco-tedesca del 1870) e divenuto celebre per le sue famose e coloratissime foreste tropicali.
La mostra aperta a Basilea dal 7 febbraio al 9 maggio raccoglie all’incirca quaranta opere provenienti da musei internazionali (Pompidou, National Gallery, Metropolitan, Hermitage) e da collezioni private.Quello che emerge dalle sue celebri composizioni di foreste tropicali è un vero e proprio collage multicolor: banane, cactus, agavi, palme, strane piante esotiche, canne fanno da sfondo a lotte tra indigeni e felini o scimmie giocanti.
Ebbene proprio queste giungle misteriose, in cui il pittore francese scomparso cento anni fa, sembrava più nascondere che rivelare, sono al centro dell’esibizione allestita dalla Fondazione Beyeler.
Da molti considerato pittore ingenuo ed incolto, esordì tardi sulla scena artistica parigina, Henri Rousseau faticò non poco a guadagnarsi la credibilità di un pubblico abituato alle raffinatezze della pittura francese.
Fu componente attiva dei fermenti culturali e artistici del suo periodo, e seppe in breve tempo conquistare la stima dei suoi colleghi: i Simbolisti ne apprezzavano l’uso del colore, Picasso e Gauguin furono affascinati dalla figurazione dell’esotismo delle sue tele, mentre Kandinskij vedeva in lui e nei suoi lavori il polo opposto e complementare alla sua ricerca di spiritualità.
Autodidatta e ostacolato dalla famiglia nella sua passione per la pittura, tanto che era solito sostenere che “se i miei genitori si fossero accorti delle mie doti per il disegno, oggi sarei il pittore più ricco e famoso di tutta la Francia” seppe costruire, tramite la sua arte, scenografie fantasiose sospese tra sogno, magia e realtà, come ben visibile in tre capolavori presenti nella mostra, appartenenti a generi molto distanti fra loro,
“La noce“,
“La muse inspirant le poète”, e
“Joyeux farceurs” , ma che tuttavia presentano connotati comuni, sospesi tra il mondo reale e quello onirico.
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