Colchani (Dipartimento di Potosi’, Bolivia) è un villaggio di circa 600 abitanti che vive di sale e nel sale, ubicato a 3.650 metri sul livello del mare, sulle rive del “Salare di Tunupa”, il deserto di sale più grande del mondo: 10.582 Km quadrati di puro sale, un deserto sconfinato, tanto bianco quanto surreale.
Ciò che da immemorabile tempo si estrae a Colchani è il sale, elemento fondamentale dell’economia e della cultura della regione di Uyuni, ieri come oggi. Ancora viene estratto in forma completamente manuale, ed è destinato al consumo interno. Pressoché l’intera popolazione del villaggio di Colchani vive esclusivamente in funzione del sale, articolata in un’unica cooperativa dedita all’estrazione e alla trasformazione. Uomini, donne e bambini, da generazioni, vivono immersi sotto una coltre bianca luminosissima, dal riverbero accecante, come la neve che ricopre le case d’inverno in alta montagna.
Estrarre e lavorare il sale è un mestiere durissimo. Per circa 10 boliviani all’ora (1.20 centesimi di €, questo il “salario”) uomini e donne, caricano e scaricano tonnellate di sale, continuamente fanno e disfano caratteristiche montagnole, pala, carriole e picconi i più fedeli compagni di lavoro. Il sale brucia gli occhi, le mani, il riverbero nelle ore centrali della giornata diventa quasi insopportabile; i volti dei lavoratori sono coperti da passamontagna, gli occhi da lenti scure, le mani da guanti.
Il sale rappresenta un ingrediente identitario fondamentale a Colchani. Generazioni di lavoratori di sale, immersi in una fonte smisurata ed inesauribile di cristallo, lavorano instancabilmente - perennemente imprigionati tra il bianco accecante del Salare ed il profondo blu del cielo sovrastante - dediti a questo lavoro così poco redditizio: non si potrà in questo caso forse parlare di “oro bianco”, ma senza dubbio di un tesoro unico, di incomparabile valore non solamente estetico ma soprattutto culturale e spirituale, splendido regalo della Pachamama.
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