Il loro viaggio inizia prima dell'alba. Un paio di stivali di gomma, una torcia e due cesti collegati da un pezzo di bambù sono i loro unici strumenti di lavoro. La strada è lunga e ripida. Prima di raggiungere la cima, l'oscurità comincia a scenare, svelando una visione ultraterrena lungo il bordo del cratere. I minacciosi bordi frastagliati circondano una calma incredibilmente turchese, mentre il vulcano espelle sporadicamente una nube di fumi che avvolge tutto nei toni del giallo, bianco e grigio. Questo è Kawah Ijen - East Java, il famoso cratere di eruzioni vulcaniche di zolfo . È anche il posto di lavoro per oltre 200 minatori di zolfo. L’aspro e imaccessinile paesaggio di Ijen ha reso quasi impossibile collegare la fonte di zolfo al mondo circostante tramite una strada carrozzabile. Come risultato quasi nulla nel processo di estrazione è meccanizzato e la forza muscolare umana è la sola utile per il trasporto di carichi di zolfo che pesano dino a 100kg. Il lavoro è uno dei più difficili al mondo. Lungo la loro strada i minatori combattono una dura battaglia contro tosse e lacrime, che sono indotte dai tossici fumi solforici. Ogni uomo fa lentamente la sua strada attraverso i fumi, accompagnata dallo scricchiolio di un cesto di bambù, che preme contro la sua spalla come un pugnale. Il dolore è straziante, ma più pesante è il carico maggiore è la retribuzione. Il percorso è ripido, tortuoso e stretto. pietre e detriti lo rendono scivoloso, una perdita di equilibrio o di passo qui può significare la morte. La destinazione finale è il posto di controllo sulla strada più vicina, a 5 km dal cratere. Ogni carico di zolfo è pesato e dopo averla caricato sul camion gli uomini ricevono il loro premio - una somma di denaro molto più grande di quella che avrebbero guadagnare altrove. I minatori vivono in villaggi ai piedi del vulcano e la difficoltà del lavoro nel cratere è conosciuto da tutti lì. La maggior parte hanno cercato altri lavori, ma non producendo un reddito sufficiente a vivere, ritornano al luogo dove il loro duro lavoro li rende stranamente più esseri umanu. Ciò che li spinge a rischiare la vita, a rompere i loro corpi, è il desiderio di guadagnare abbastanza soldi per pagare i loro debiti, per comprare una nuova casa, una mucca, un motociclo. Ogni uomo vuole costruire un fondo per la sua famiglia che garantisca che i suoi figli non dovranno mai lavorare a Kawah Ijen.
Reportage by Mitchell Kanashkevich
Kawah Ijen lago (considerato il lago più tossico del mondo)
All images © Mitchell Kanashkevich
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