I QUARTIERI APPARENTEMENTE PERFETTI DI BILL OWENS
Ha inaugurato da pochi giorni a Milano una mostra dedicata a Suburbia di Bill Owens, il mitico fotografo grazie al quale conosciamo i sobborghi californiani (suburbia, appunto) degli anni Settanta, densi di American dream.
Nel 1972 Bill Owens si dedicò ogni sabato dell’anno a fotografare la realtà in cui viveva, quella delle Levitt Towns. Si tratta di città della west coast americana, uno dei primi esempi diurbanizzazione di massa, specchio dei grandi cambiamenti sociali. Owens le racconta attraverso immagini che parlano di quotidianità, ritratti di famiglie, garage, cucine, i tipici fazzoletti di prato di fronte a casa…
Abitazioni in serie, identiche in tutto il vicinato, assolutamente prive di privacy perché a stretto contatto le une con le altre.
Questo è lo scenario descritto dalle fotografie di Owens.
Si evince dalle interviste che il suo lavoro nasce da un’esigenza profonda, non solo di descrivere ma anche di capire quello che stava succedendo in quegli anni a lui e ai suoi coetanei, improvvisamente trasformati in padri di famiglia con auto, figli e prato da falciare. Lafotografia diventa per lui una sorta di autoterapia.
Lo stile è giornalistico, freddo ma accessibile. I soggetti ritratti sono di solito amici, conoscenti, vicini di casa oppure volontari che avevano contattato Owens tramite annunci che lui aveva sparso in giro per la città. Le pose, dunque, risultano familiari e confidenziali.
Nel 1976 con Suburbia Bill Owens vince il Guggenheim Fellowship. Nel 1978 ha smesso di fare il fotografo per dedicarsi alla produzione di birra, nel 1983 ha aperto il primo pub con licenza per vendere alcolici della California, il Buffalo Bill’s ad Hayward.
La mostra, a cura di Claudia Zanfi, festeggia quarant’anni dalla nascita di Suburbia e fa parte del progetto nomade di Area Linea di allestire mostre di arte contemporanea tra l’Italia e l’Europa, utilizzando per le esposizioni solo luoghi che non hanno mai avuto a che fare con l’arte, come quello di via Pastrengo 2 a Milano, ex deposito di carbone, dove si tiene la mostra, aperta fino al 30 giugno.
Jane M.Soul
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