Tamas Dezso was born in 1978, and is based in Budapest. His work has
been exhibited worldwide and has been published in TIME, The New York Times,
National Geographic, GEO, Le Monde Magazine, The Sunday Times, PDN, Ojo de Pez,
HotShoe Magazine, The British Journal of Photography and many others.
“Edifici simbolici ed ex
fabbriche scompaiono. I villaggi si svuotano a una velocità incredibile” –
afferma Dezso.“Il mio obiettivo è quello di
catturare un mondo inosservato che potrebbe scomparire velocemente a causa
della natura transitoria dell’epoca”. Tamas Dezso a distanza di 25 anni dal crollo dell’Unione
Sovietica, mostra la decadenza e le persone che
ancora inseguono una stabilità.
Isolamento e delusione nei suoi ritratti, ma
anche la pazienza ed, in particolare, la speranza.
“Anche se la rivoluzione del 1989, ha posto
fine della dittatura comunista, ha lasciato un sacco di problemi irrisolti. La
lista è lunga – ad esempio fabbriche chiuse e abbandonate, villaggi deserti o
spopolati e tanta disoccupazione” – dice il fotografo.
Un
approccio non strettamente da documentario, ma l’espressione artistica dei
sentimenti.
“Volevo ottenere delle foto autentiche e
stimolanti per dimostrare fino in fondo la storia con la speranza che non
accada mai più” –
ha aggiunto il fotografo.
Fabbriche
dell’era comunista smantellate scompaiono e interi villaggi come Geamana sono
stati abbandonati. Scomparse le culture della zona, i giovani abbandonano le
campagne e vanno verso la modernità.
Catturata
da Dezsco l’essenza del fallimento del post-comunismo: la perdita di culture e
tradizioni conservate per secoli, che ora scompaiono in un batter d’occhio.Fonte
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