Ferruccio Crovatto nacque a Trieste il 14 marzo 1920. Iniziò a fotografare negli anni cinquanta, ottenendo subito numerosi riconoscimenti nazionali ed internazionali.
La Federazione Nazionale Associazioni Fotografiche lo insignì del deltitolo di AFIAP nel 1958.
Fotografo introverso e solitario, trovò nell'immagine la possibilità di esternare la sua grande sensibilità e la profonda capacità tecnica.
Il
Circolo Fotografico Triestino lo annovera tuttora tra uno dei suoi Soci
maggiormente rappresentativi, anche ora che è scomparso da diversi anni.
"Mio padre attraverso le sue
fotografie
Che la
fotografia sia un occhio - talora fedele, talora deformante ma comunque sempre
attento e vigile - sulla realtà, è un'opinione acquisita e confermata. Ma che
si possa trovare in quest'arte un'altra componente, di fascino non minore,
ossia la capacità di informarci riguardo al carattere ed alle qualità umane di
chi si mette dietro al mirino, me ne convinco sempre di più osservando i lavori
di mio padre.
Parlando da
quasi profano, fotografo semidilettante quale sono stato e sono tuttora (non
sempre, purtroppo, il frutto "non cade lontano dall'albero") -
disattento quindi verso le componenti tecniche e quegli aspetti formali che altri
sono interesstissimi a cogliere, rimango spesso suggestionate nel vedere come
certi suoi ritratti - parte preponderante nell'opera di mio padre - vadano a
delineare l'aspetto essenziale di una psicologia, di una situazione, di uno
stato d'animo. Che si tratti di un bambino intento al gioco, di un adulto
sorpreso nelle sue attività quotidiane, di un anziano perso nelle sue
malinconie e nei suoi pensieri, intravedo in queste immagini quella che era una
sua caratteristica umana tutta particolare e che ce lo rendeva così caro e
importante: la capacità immediata di capire i problemi, di definire i
caratteri, di partecipare con interesse anche alle piccole cose, trattandovi
sempre delle suggestioni che poi trasmetteva con sagacia e chiarezza
infallibili. Capacità preziose soprattutto per me bambino, poi ragazzo, sempre
tanto curioso di sapere e di giudicare le cose.
Ci sono dei
discorsi che "fotografano bene" una situazione, si dice... Non
potremmo forse dire allo stesso modo che ci sono delle fotografie che sono
"dei bei discorsi"?
Io mi
azzardo a farlo e a tanti anni ormai dalla scomparsa di mio padre, grazie a
questo mi pare che ci sia un dialogo con lui che continua ancora e che sempre
continuerà."
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