di LAURA LARCAN

I bramini in una installazione di Laib
"Una lunga storia è all'origine di questo evento. In occasione di Documenta 1987, Mario Merz mi invitò ad esporre un vaso di polline su un suo tavolo a spirale. Ciò fu l'inizio di una bellissima e preziosa amicizia tra due artisti con - credo - vite differenti, differenti età, ma talvolta uno sguardo molto simile. Entrambi rimanemmo reciprocamente affascinati, cosa che ha arricchito molto le nostre vite...". E' Wolfgang Laib a raccontare il cuore della sua personale che la Fondazione Merz accoglie dal 9 aprile al 7 giugno sotto la cura di Beatrice Merz e Maria Centone.
Le immagini
Un percorso singolare e ispirato, come lo è d'altronde l'arte del tedesco Laib, classe '50, uno degli artisti più straordinariamente innovativi degli ultimi trent'anni, annoverato tra i protagonisti della Land Art, ma con uno spirito tutto suo, diventato famoso per usare il polline che raccoglie dai campi infiorati che circondano la sua casa a Metzingen, nel Sud della Germania, per avere un giallo brillante d'una luminosità indefinibile, quasi nello stile del Beato Angelico, o il riso, l'alimento essenziale nelle culture asiatiche, o ancora la cera d'api, con cui costruisce scale monumentali in una sorta di ziggurath mesopotamiche.
E tra gli "igloo" e le "spirali" e le sequenze dei numeri di Fibonacci del grande Mario Merz, si inserisce il complesso progetto espositivo di Laib che lui articola in due momenti. Prima invade l'intero spazio con l'installazione di centinaia di piccole montagne di riso, dove si innesta una linea di piccole montagne di polline, accanto alla creatura totemica dello Ziggurat fatto con cera d'api, poi, dal primo giugno e per una settimana a seguire porterà alla Fondazione quarantacinque Bramini, provenienti da uno dei più importanti templi del sud dell'India, che officeranno ogni giorno il millenario rito del fuoco.
"Ci saranno 33 fuochi - racconta Wolfgang Laib - con 33 Bramini seduti davanti ad ogni fuoco e altri 12 che porteranno tutto il materiale necessario, oltre a tre cuochi indiani che prepareranno il cibo da bruciare. Tre ore al mattino e tre ore alla sera, per sette giorni di seguito. È un rito Mahayagna, una cerimonia vedica che si tramanda immutata da millenni e che ha le sue radici nella cultura vedica indù ma al tempo stesso la trascende poiché si celebra per il benessere del mondo intero e di tutti gli esseri viventi. Si brucia il mondo materiale, simboleggiato dai vari tipi di cibo, riso, lenticchie, burro, frutta, verdura, fiori e latte, insieme a pezzi di stoffa, vestiti, erbe e piante medicinali: si tratta di rinuncia e di rinascita, della nascita di un qualcosa di nuovo e di completamente differente".


Ecco quindi che l'evento alla Fondazione Merz, come rivela Wolfgang Laib: "Sarà molto più di un'esposizione con diversi oggetti e lavori, non una mostra per un artista individuale, ma riguarderà il mondo, l'universo e anche la nostra propria esistenza. Io stesso ho questo sogno da tutta la mia vita, da quando ho provato a diventare un medico, accorgendomi molto presto che ciò significava occuparsi solo del corpo fisico, e che la nostra vita ed esistenza non potevano essere ridotti alla sola materia".
Notizie utili - "Wolfgang Laib", dal 9 aprile al 7 giugno 2009, Fondazione Merz, via Limone 24, Torino.
Orari: martedì - domenica 11 - 19.
Ingresso: € 5,00 intero, € 3,50 ridotto
Informazioni: tel. 011-19719437, http://www.repubblica.it/2009/04/sezioni/arte/recensioni/laib-recensione/laib-recensione/www.fondazionemerz.org
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