La città marchigiana ricorda il suo divin figlio
Un genio tanto mirabile da venir definito "divino", una città che nel Quattrocento diviene centro culturale e artistico fondamentale. E una mostra "Raffaello e Urbino" (4 aprile - 12 luglio 2009) a Palazzo Ducale di Urbino che ripercorre i loro rapporti.
Un genio tanto mirabile da venir definito "divino", una città che nel Quattrocento diviene centro culturale e artistico fondamentale. E una mostra "Raffaello e Urbino" (4 aprile - 12 luglio 2009) a Palazzo Ducale di Urbino che ripercorre i loro rapporti.
L'EVENTO. Una città e il suo più geniale figlio. Il divino Raffaello e Urbino, città che nel Quattrocento si erge e a centro artistico e culturale tra i più importanti dell’Italia. Urbino dedica a quello che è considerato uno dei più grandi pittori di sempre la mostra “Raffaello e Urbino”, che si tiene presso Palazzo Ducale a Urbino, sede della Galleria Nazionale delle Marche, dal 4 aprile al 12 luglio. L’esposizione intende ricostruire i rapporti tra il giovane Raffaello e l’ambiente culturale di Urbino con opere della fase di formazione del divin pittore, 20 dipinti e 19 disegni originali, confrontandoli con la pittura del padre e di altri pittori vicini al suo periodo giovanile nella città marchigiana, con 32 dipinti e 10 disegni. Curata da Lorenza Mochi Onori, soprintendente per i Beni Storici Artistici e Etnoantropologici delle Marche, con un importante comitato scientifico, la mostra è promossa dal ministero per i Beni e le Attività Culturali, direzione regionale per i Beni Culturali e Paesaggistici delle Marche, soprintendenza per i Beni Storici Artistici e Etnoantropologici delle Marche, dalla Regione Marche, dalla Provincia di Pesaro-Urbino, dal Comune di Urbino e dalla Fondazione Cassa di Risparmio di Pesaro. Tra i tanti capolavori di Raffaello in mostra :
"Sacra Famiglia con Agnello" del Prado
"San Michele" del Louvre
"Santa Caterina" della Galleria Nazionale delle Marche
"Madonna Cowper" della National Gallery of Art di Washington
"Allegoria (sogno del cavaliere)" della National Gallery di Londra
e inoltre opere di Pietro Perugino, Filippo Lippi, Giovanni Santi, Timoteo Viti e anche lavori in maiolica e incisioni.
RAFFAELLO. L’ambiente artistico urbinate vede il 6 aprile 1483 la nascita del divin pittore Raffaello Sanzio, l’uomo che riesce a impersonare l’ideale di bellezza rinascimentale. Il padre di Raffaello è il pittore locale Giovanni Santi e il giovane probabilmente inizia a lavorare nella bottega paterna. Dopo la morte del padre, Raffaello si sposta a Perugia per approdare alla bottega del Perugino. I rapporti tra l’urbinate e il pittore di Città della Pieve sono testimoniati dall’opera di Raffaello “Lo sposalizio della vergine” che deriva dai perugineschi “La consegna delle chiavi” e “Lo sposalizio della Vergine”. Tra le opere giovanili dell’urbinate le splendide tavolette con “Il sogno del cavaliere” (1504-1505) , in cui raffigura un uomo addormentato chiamato in sogno a scegliere tra Bellezza e Sapienza, e “Le grazie” (1504-1505) che riprende il tema della contrapposizione tra virtù e voluttà. Raffaello decide ben presto di dover conoscere le novità che giungono da Firenze per poter sviluppare la propria arte e quindi si trasferisce nella città toscana. Firenze ospita i capolavori di Michelangelo e Leonardo e Raffaello studia questi maestri, ne assorbe le novità pur trovando una sua strada indipendente. È soprattutto la grazia delle splendide madonne di Leonardo a colpirlo. “Le sue opere fiorentine rivelano che soprattutto ha tenuto ben presente il rapporto ombra-luce di Leonardo; non, però, nel senso dello sfumato che annebbia l’immagine, annullandone la linea di contorno e facendola vibrare nell’atmosfera, ma usando l’attenuazione della luce per conferire maggior dolcezza alle figure, senza rinunciare alla bellezza assoluta” (Piero Adorno, “L’arte italiana”, Casa editrice D’Anna, Firenze, 1986). Le madonne con Bambino di Raffaello diventano vertici assoluti di naturalezza ed equilibrio espressivo come “La Madonna Bridgewater” (1507-1508), opera connotata dalle figure della Vergine e il Bambino che sembrano uscire dall’ombra e dal moto centrifugo del Bambinello che si contorce tra le braccia della madre, “La Madonna del cardellino” (1507) caratterizzata dallo schema piramidale del gruppo di figure avvolte in un delicato paesaggio, “La bella giardiniera” (1507) in cui ripropone lo schema piramidale e mostra un Bambino tenero e paffuto. Prima di trasferirsi a Roma Raffaello realizza un altro capolavoro assoluto: “Il trasporto di Cristo” o “Pala Baglioni” (1507), dipinto connotato da grande dinamismo e drammaticità, voluto da Atalanta Baglioni per ricordare il figlio Grifonetto, ucciso durante una faida familiare per il dominio sulla città di Perugia. L’arrivo dell’urbinate a Roma è databile al 1508 e qui la sua maestria incanta immediatamente papa Giulio II che gli commissiona l’imponente incarico di decorare alcune stanze del piano superiore dei palazzi vaticani. Tra il 1509 e il 1514 Raffaello realizza gli straordinari affreschi delle famose stanze: “La scuola di Atene”, “La disputa del sacramento”, “Il Parnaso”, “La messa di Bolsena”, “La cacciata di Eliodoro dal tempio”, “La liberazione di San Pietro”, “L’incendio di Borgo” (realizzato in gran parte dagli aiuti dell’urbinate). Allo stesso periodo appartengono capolavori come la “Madonna Sistina” (1513-1514), tela connotata da un aspetto teatrale evidenziato dal telone aperto (quasi un sipario) che lascia vedere la Madonna e il Bambino issati su di una nuvola e dai simpatici angioletti che osservano la scena comodamente appoggiati alla balaustra che definisce la zona inferiore del dipinto, e la “Madonna della seggiola” (1513 ca), in cui i limiti circolari della tavola impongono alla Vergine una posizione con la testa piegata che conferisce un movimento vorticoso a tutta l’opera. Estremo capolavoro (dopo la morte del pittore probabilmente l’opera fu completata dagli aiuti dell’urbinate) è “La trasfigurazione” in cui è raffigurata una scena divisa in due parti di cui la superiore è quella dedicata alla “trasfigurazione” ossia il passaggio di Gesù dal suo aspetto fisico a quello divino e quella inferiore l’episodio del fanciullo indemoniato. Il contrasto tra le due zone della tavola è evidente: alla sensazione di leggerezza e luminosità della parte superiore fa da contrappunto l’oscurità e la concitazione della zona inferiore.
Fabio Massimo Penna Percorsi nell'Arte, Architettura, Design e Fotografia
In pillole:"Raffaello e Urbino"
Dal 4 aprile al 12 luglio 2009
Palazzo Ducale, Galleria Nazionale Marche, Urbino
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