giovedì 11 giugno 2009

CARLO STANGA INVADE LA GRANDE MELA

Capita d’imbattersi in una favolosa illustrazione a servizio di una reclame, fra le pagine sempre uguali di un quotidiano italiano. Ecco davanti agli occhi dell’impigrito lettore un palazzo dei primi del ‘900 in sezione, dove fervono le attività di una grande azienda. Ecco il tecnico alle prese coi cavi nella stanza del server, i dipendenti alle proprie scrivanie, ognuna con tutti i dettagli del caso: pc, penne, cartacce, un gatto accovacciato. Di scorcio, qua e là, le finestre che si affacciano dall’altra parte, aldilà del nostro orizzonte. Ci si può perdere dentro.



L’autore è Carlo Stanga. Se si visita il suo sito si può avere un leggero capogiro da sindrome di Stendhal per la bellezza e la minuzia delle sue opere: Parigi e i suoi palazzi fin de siecle, la Barcellona di Gaudì, Milano sotto la volta della Galleria Vittorio Emanuele, la Fontana di Trevi a Roma, riassunta in uno zampillìo di preziosi tratti.Milanese, illustratore e architetto, vive e lavora a Milano, ma ama New York. Proprio la MTA, azienda che gestisce la metropolitana della Grande Mela gli ha commissionato un poster, affidato ogni 4-5 mesi a un illustratore diverso. Sarà così che dal 15 giugno al 15 ottobre prossimi il disegno di Stanga sarà affisso alle stazioni della metro. Un onore e un privilegio per un italiano.




Carlo, nella tua biografia si nota che esordisci prima come illustratore e poi consegui la laurea in architettura. L’amore per la rappresentazione dei palazzi, dei monumenti, delle strutture quando è nato?"Molto, ma molto prima! Ho iniziato a disegnare prima di parlare. Io ho infatti cominciato a parlare abbastanza tardi, dopo i due anni, ma mi esprimevo già con i disegni. I miei disegni erano diversi a quelli degli altri bambini: alberi di diversi tipi, di varie forme, ripetevo molte volte uno stesso soggetto, ma con altrettante varianti. Non ho mai frequentato scuole che riguardassero l’arte: ho fatto il classico, dove di disegno non esiste, ma non ho mai smesso di disegnare da autodidatta".


Quali sono stati i tuoi maestri?"Sicuramente Saul Steinberg. Anche lui era architetto – si è laureato al Politecnico di Milano – e nelle sue opere si indaga sulla complessità, sulla dimensione urbana, che sono anche le mie tematiche. Amavo il disegno architettura prima di studiarla, adoro le città. Quelle che più amo, legate alla molteplicità architettonica e alla ricchezza di sfaccettature, sono Milano, New York, Roma, Tokyo e senz'altro Berlino, che amo particolarmente e dove spesso lavoro".

Bruno Munari quanto ha influenzato il tuo percorso?"Tantissimo. L’avevo conosciuto quando ero stato da lui per mostrargli i miei lavori, soprattutto le illustrazioni che avevo fatto durante l’università. La cosa interessante è che lui, benché avessimo uno stile diversissimo (Munari ha sempre ricercato la semplicità, la leggerezza, la nitidezza del tratto, i miei disegni sono complessi e ricolmi di dettagli) aveva rintracciato un elemento comune: se si considera ogni singolo particolare delle mie illustrazioni, si scopre la semplicità.


Ogni elemento che va a comporre i miei disegni, cioè, è molto semplice, perché quando si fanno lavori così complessi, il “mattone” deve essere nitido, altrimenti si avrà nel complesso una grande confusione. Con Munari è stato un incontro bellissimo. E’ stato anche molto interessante seguire alcuni laboratori creativi di Munari con i bambini: il rapporto con la creatività è stato più indagato da me stesso. Sono riuscito a riscoprire dentro di me delle potenzialità ancora maggiori, grazie al ritorno all’infanzia. Anni di studio e di scuola mi avevano un po’ appannato, avevano 'legato' la mia creatività, tornando a lavorare coi bambini, ho ritrovato una freschezza primeva".


Altri incontri che ti hanno cambiato la vita?"Dopo Munari, recentemente ho fatto altri incontri importanti: Italo Lupi, architetto, graphic designer e art director di grande statura, molto attento, tra le altre cose, all’illustrazione, che mi ha dato consigli molto utili. E’ stato un punto di riferimento fondamentale anche per altri illustratori, fra cui Guido Scarabottolo, un professionista che ammiro molto. L’altro incontro è stato con Mario Bellini, uno dei designer e architetti italiani più apprezzati a livello internazionale. E’ uno di quei grandi che hanno la capacità di comunicare con rara chiarezza la loro originale e unica visione delle cose. Ricevere i suoi complimenti mi ha riempito di orgoglio. E poi il caporedattore di Io Donna, Elena Marco, giornalista sensibile che mi ha incoraggiato nell'approfondimento del mio stile e del mio tratto, marcandone l'originalità".


Nelle tue illustrazioni si nota la tua passione per un certo stile architettonico, è così?"Sì: ci sono dei palazzi che amo in modo particolare a New York, ma anche in Europa. Prediligo il periodo fra la fine dell’800 e i primi vent’anni del ‘900".


Il poster di Carlo Stanga per la metropolitana di New York

Come hai preso la notizia che eri stato scelto per il poster della metropolitana di New York?"E’ stata una cosa bellissima, mi ha fatto un enorme piacere. E’ come fare una mostra 'universale': il tuo disegno viene esposto nelle stazioni della metro di New York, dove otto milioni di persone passano ogni giorno… è un’esposizione incredibile".
Ami New York, la metro per qualche mese ospita un tuo poster e il tuo stile ricorda da vicino quello delle copertine del mitico New Yorker…"Questo è un complimento enorme. Per riuscire a firmare una copertina del New Yorker vuol dire di essere arrivati nell’Olimpo degli illustratori".
Approfondiamo anche un altro aspetto, chi ha visto le tue illustrazioni si chiede “ma ha fatto tutto a mano”?"La risposta è sì! Si tratta di disegni fatti a mano, a china, con una punta molto sottile, uno 0.1, il rapido graph che gli architetti usavano prima dell’avvento del computer. Si disegnava tecnicamente i palazzi sulla carta da lucido, adesso si fa tutto con il pc. Io invece utilizzo questo strumento a mano libera per i miei disegni e il computer lo uso per assemblare i vari palazzi che realizzo separatamente".



Lo studio ovale della Casa Bianca

Un’altra domanda riguarda il tempo di realizzo: c’è chi ipotizza che tu sia anche velocissimo a realizzare questi disegni complicati e popolatissimi…"Ed è proprio così, io disegno anche quando chiacchiero al telefono".



E quanto ci metti a finirne uno?"Dipende dalla complessità e dalla cosiddetta 'ispirazione', comunque poche ore".
Tutto ciò mi suscita una certa invidia! Quali sono invece i tuoi riferimenti artistici?"Cito di nuovo Saul Steinberg perché l’illustrazione è arte applicata. Poi George Grosz, Picasso e Francis Bacon".


Quali sono le tue prossime avventure?"Il lavoro di art director è per Cobalti surface design, una piccola società appena nata, tanto che non c'è ancora neppure il sito, dove mi dedicherò allo sviluppo dei temi grafici di superfici di ogni tipo: dai pannelli artistici, alle carte da parati ai mobili... Ma forse sto facendo troppa pubblicità?"
Francesca Sassoli

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