Proseguirà fino al 20 settembre la mostra “ Gluts” dedicata a Raushenberg dalla Collezione Guggenheim di Venezia.
Cittadino del mondo , Raushenberg era giunto in Italia la prima volta nel 1952 in compagnia di Cy Twombly”, amandola con fedeltà, definendola il paese a lui più caro nel quale si sente come a casa propria: una bellissima fotografia lo ritrae giovane e bello mentre si affaccia dalla terrazza di Cà Venier per ammirare il Canal grande. Audace nel suo processo creativo, utilizza tutto ciò che gli serve nella vita quotidiana compresa la spazzatura, vecchie coperte, legno, ferro “ trovo morboso guardare l’arte come un ideale di bellezza, come qualcosa di sublime, di definitivo, di compiuto” affermava convinto trasformandosi in un rigattiere geniale felice di trasgredire le regole codificate abbattendo la divisione fra pittura, scultura, tra bello e brutto. Ammaestrato da Josef Albers, maestro della Bauhaus impara a lavorare con i materiali più eterogenei e improbabili sviluppando una sua personalissima tecnica .
La mostra presenta per la prima volta in Italia la serie Gluts, dall’inglese saturazione, eccesso, 40 sculture a cui l’artista texano lavora ad intermittenza dal 1986 al 1995. Dopo aver stravolto il mondo artistico alla fine degli anni ‘50 con le sue celebri fusioni di dipinti bidimensionali e sculture, negli anni ‘80 Rauschenberg si concentra sull’esplorazione delle proprietà visive del metallo assemblando materiali raccolti nelle stazioni di benzina, pezzi di automobili abbandonate, e altri scarti industriali. L’ispirazione nasce da una visita a Houston in occasione della mostra del 1985 Robert Rauschenberg: Work from Four Series presso il Contemporary Arts Museum. Il Texas era alle prese con una dura recessione causata dalla saturazione del mercato petrolifero. L’artista osserva gli effetti della devastazione economica e inizia a raccogliere insegne di distributori di benzina e relitti industriali trasformandoli in altorilievi e sculture che ricordano i suoi primi Combines. A proposito dei suoi Gluts, Rauschenberg disse: “E’ il momento dell’eccesso, l’avidità è rampante. Tento solo di mostrarlo, cercando di svegliare la gente. Voglio semplicemente rappresentare le persone con le loro rovine. Penso ai Gluts come a souvenir privi di nostalgia. Ciò che devono realmente fare è offrire alle persone l’esperienza di guardare alle cose in relazione alle loro molteplici possibilità”. A un anno dalla scomparsa dell’artista la Collezione Peggy Guggenheim rende omaggio a una delle più grandi forze creative dell’arte americana dagli anni ‘50.
Cittadino del mondo , Raushenberg era giunto in Italia la prima volta nel 1952 in compagnia di Cy Twombly”, amandola con fedeltà, definendola il paese a lui più caro nel quale si sente come a casa propria: una bellissima fotografia lo ritrae giovane e bello mentre si affaccia dalla terrazza di Cà Venier per ammirare il Canal grande. Audace nel suo processo creativo, utilizza tutto ciò che gli serve nella vita quotidiana compresa la spazzatura, vecchie coperte, legno, ferro “ trovo morboso guardare l’arte come un ideale di bellezza, come qualcosa di sublime, di definitivo, di compiuto” affermava convinto trasformandosi in un rigattiere geniale felice di trasgredire le regole codificate abbattendo la divisione fra pittura, scultura, tra bello e brutto. Ammaestrato da Josef Albers, maestro della Bauhaus impara a lavorare con i materiali più eterogenei e improbabili sviluppando una sua personalissima tecnica .
La mostra presenta per la prima volta in Italia la serie Gluts, dall’inglese saturazione, eccesso, 40 sculture a cui l’artista texano lavora ad intermittenza dal 1986 al 1995. Dopo aver stravolto il mondo artistico alla fine degli anni ‘50 con le sue celebri fusioni di dipinti bidimensionali e sculture, negli anni ‘80 Rauschenberg si concentra sull’esplorazione delle proprietà visive del metallo assemblando materiali raccolti nelle stazioni di benzina, pezzi di automobili abbandonate, e altri scarti industriali. L’ispirazione nasce da una visita a Houston in occasione della mostra del 1985 Robert Rauschenberg: Work from Four Series presso il Contemporary Arts Museum. Il Texas era alle prese con una dura recessione causata dalla saturazione del mercato petrolifero. L’artista osserva gli effetti della devastazione economica e inizia a raccogliere insegne di distributori di benzina e relitti industriali trasformandoli in altorilievi e sculture che ricordano i suoi primi Combines. A proposito dei suoi Gluts, Rauschenberg disse: “E’ il momento dell’eccesso, l’avidità è rampante. Tento solo di mostrarlo, cercando di svegliare la gente. Voglio semplicemente rappresentare le persone con le loro rovine. Penso ai Gluts come a souvenir privi di nostalgia. Ciò che devono realmente fare è offrire alle persone l’esperienza di guardare alle cose in relazione alle loro molteplici possibilità”. A un anno dalla scomparsa dell’artista la Collezione Peggy Guggenheim rende omaggio a una delle più grandi forze creative dell’arte americana dagli anni ‘50.
Non inquadrabile in nessuno dei movimenti canonici neppure nella pop art in cui avevano cercato di inserirlo, Raushenberg, lascia solo a tratti trasparire certe sue predilezioni per gli artisti che lo hanno preceduto attraverso piccoli segnali sparsi qua e là nelle sue opere anche se la sua aspirazione dichiarata era quella di essere il migliore di tutti, senza riconoscersi nell’opera di nessuno. Echi molto tenui più che riferimenti a Man Ray, Duchamps Cesar, che non inficiano la sua estrema originalità che lo rende unico nel panorama dell’arte di fine millennio.
Robert Rauschenberg, Primary Mobiloid Glut, 1988
a cura di susan davidson e david white
30 maggio – 20 settembre, 2009
collezione peggy guggenheim
Palazzo Venier dei Leoni 701 Dorsoduro
30123 Venezia
Tel. +39 041 2405404
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