Se passate dalle parti di via Tortona state attenti a dove mettete i piedi: potreste calpestare un'opera d'arte. 30 tombini realizzati da 16 street artist hanno invaso il quartiere dietro Porta Genova, da via Savona a Montevideo, da via Forcella a Bergognone e Stendhal, per una mostra open air «visitabile» fino a novembre. «Sopra il Sotto» è il titolo dell'esposizione ideata per festeggiare i 10 anni di Metroweb, la società che con oltre 5 mila chilometri di cavi in fibra ottica ha reso Milano la città più cablata d'Europa. Interpretare il tema della rete, usando come tele piattaforme in ghisa da incastonare nell' asfalto, è il compito affidato agli autori dei tombini-quadro. «Un'opportunità per colloquiare con la città, strappando un sorriso a chi ci abita», commenta Microbo, che ha trasformato in tombino il suo immaginario fatto di fili e creature informi. «Da anni siamo "inquinati" dalle brutture. Io decorerei anche i gabbiotti dell'Enel, sono mostruosi».
Gli street artist come paladini della bellezza urbana? Gisella Borioli di Superstudio Group, direttore artistico della mostra, ne è convinta: «Con questa iniziativa regaliamo un tocco di armonia alla città. Ma non confondiamo questi artisti con chi imbratta i muri. Anzi, per evitare fraintendimenti smetterei di chiamarli "writer", meglio "urban painter"». Abbominevole — vero nome Oliver, 29 anni, autore di un tombino che ricorda una maschera africana — suggerisce «public artist»: «Il mio intento è dare qualcosa alla gente, non danneggiare», dice. «Sogno di avviare un nuovo Rinascimento urbano, di abbellire intere facciate di palazzi. A Berlino si può, a Milano no: le istituzioni non sono abbastanza aperte». Eppure lui, Microbo e gli altri pionieri della tombini-art sono richiestissimi nel campo della moda, della pubblicità e del design. «Perché sono pop, usano un linguaggio immediato, facile da capire», sostiene Borioli.«Siamo come pubblicitari, usiamo la strada come veicolo di comunicazione per promuovere la nostra opera — spiega Pho, anche lui nel cast di «Sopra il Sotto» —. La mostra è la conferma che quello che abbiamo fatto per anni nelle strade, anche illegalmente, è piaciuto, ha acquistato valore. Quanto? Le mie opere valgono 3 mila euro al metro quadro, ho customizzato maglie per Quicksilver, a luglio esporrò a Londra. Che altro chiedere?». Abbominevole chiederebbe di lasciare i tombini a terra per sempre, anziché metterli all' asta, a novembre: «Sono contento che il ricavato vada in beneficenza, ma mi dispiace non poterne seguire il deterioramento ». Le scarpe dei passanti? Per Microbo non è un problema: «A me basta che la mia opera sia per strada: il massimo della democraticità».
Gli street artist come paladini della bellezza urbana? Gisella Borioli di Superstudio Group, direttore artistico della mostra, ne è convinta: «Con questa iniziativa regaliamo un tocco di armonia alla città. Ma non confondiamo questi artisti con chi imbratta i muri. Anzi, per evitare fraintendimenti smetterei di chiamarli "writer", meglio "urban painter"». Abbominevole — vero nome Oliver, 29 anni, autore di un tombino che ricorda una maschera africana — suggerisce «public artist»: «Il mio intento è dare qualcosa alla gente, non danneggiare», dice. «Sogno di avviare un nuovo Rinascimento urbano, di abbellire intere facciate di palazzi. A Berlino si può, a Milano no: le istituzioni non sono abbastanza aperte». Eppure lui, Microbo e gli altri pionieri della tombini-art sono richiestissimi nel campo della moda, della pubblicità e del design. «Perché sono pop, usano un linguaggio immediato, facile da capire», sostiene Borioli.«Siamo come pubblicitari, usiamo la strada come veicolo di comunicazione per promuovere la nostra opera — spiega Pho, anche lui nel cast di «Sopra il Sotto» —. La mostra è la conferma che quello che abbiamo fatto per anni nelle strade, anche illegalmente, è piaciuto, ha acquistato valore. Quanto? Le mie opere valgono 3 mila euro al metro quadro, ho customizzato maglie per Quicksilver, a luglio esporrò a Londra. Che altro chiedere?». Abbominevole chiederebbe di lasciare i tombini a terra per sempre, anziché metterli all' asta, a novembre: «Sono contento che il ricavato vada in beneficenza, ma mi dispiace non poterne seguire il deterioramento ». Le scarpe dei passanti? Per Microbo non è un problema: «A me basta che la mia opera sia per strada: il massimo della democraticità».
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