venerdì 9 ottobre 2009

LA CASA GALLEGGIANTE

Realizzata dall'architetto Thom Mayne con sette laureati dell'Ucla e dallo studio Morphosis. Il progetto è stato finanziato da Brad Pitt. Un modo per evitare che si ripetano disastri come quello di New Orleans di BENEDETTA PERILLI

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Quando la pioggia non smette più di battere e le acque salgono minacciosamente di livello, FLOAT House, la prima casa galleggiante degli Stati Uniti, naviga via e porta in salvo gli abitanti. Mai più un altro disastro come quello che ha distrutto

la città di New Orleans al passaggio dell'uragano Katrina, ora la prevenzione parte dall'edilizia. E la risposta è una casetta arancione capace di cavalcare le acque, realizzata dall'architetto Thom Mayne, con un team di sette laureati del dipartimento di architettura e design urbano dell'UCLA, e dallo studio Morphosis. I soldi invece ce li ha messi Brad Pitt. Sì, proprio il divo hollywoodiano che a ridosso dell'agosto 2005, data del passaggio del devastante uragano che fece quasi duemila vittime e lasciò migliaia di abitanti di New Orleans senza casa, ha creato la fondazione Make It Right, impegnata nella ricostruzione del quartiere Lower Ninth Ward, uno dei più colpiti.
Nasce così una soluzione abitativa economica, sostenibile e sicura che, ispirandosi alla strutture delle barche, applica alla casa il principio del galleggiamento. Ma prima della messa a punto del progetto c'è stato un attento studio dei livelli di inondazione della regione, dell'aspetto socioculturale della città e dell'ecologia del delta del fiume Mississippi. Come a dire che l'idea della casa galleggiante può apparire una soluzione per tante altre località costiere colpite da alluvioni o nubifragi, ma non tutti i terreni e le conformazioni si prestano al posizionamento della FLOAT House.

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Nell'eventualità di un'alluvione infatti la base dell'abitazione - concepita come un telaio - si comporta da zattera permettendo alla casa di salire verticalmente su delle strutture guida che la portano ad alzarsi fino a 30 centimetri. Il progetto non è stato pensato però per il trasporto degli abitanti, che dovrebbero abbandonare l'abitazione in caso di uragano per poi rientrarvi una volta terminato l'allarme, ma l'impianto energetico garantisce comunque tre giorni di fornitura di elettricità e acqua. Insomma, se gli abitanti della FLOAT House non dovessero uscire in tempo la casa fornirebbe loro l'energia necessaria per tre giorni di sopravvivenza.
"Come fare a recuperare il quartiere Lower Ninth Ward, considerando le sue precarie condizioni ecologiche? - questa la domanda che Thom Mayne, architetto vincitore del premio Pritzker nel 2005, si è posto prima di sviluppare il progetto - Il problema dell'innalzamento dei livelli delle acque è una seria minaccia per le località costiere di tutto il mondo e queste esigenze ambientali richiedono delle soluzioni radicali". Così radicali appunto da sovvertire il concetto di abitazione. Niente fondamenta aggrappate al terreno, la casa galleggiante è una realtà di 92 metri quadrati capace di navigare in sicurezza, oltre ad essere sostenibile e realizzata con metodi di produzione e assemblaggio di massa. Questo approccio permette ai proprietari di salvaguardare il loro investimento - la casa viene infatti spostata dalle acque ma non distrutta - e di vivere in forma meno traumatica il passaggio delle calamità.
Punto nevralgico dell'abitazione è la base che, appoggiata su una struttura rialzata, è concepita come un telaio prefabbricato fatto di schiuma di poliestere ricoperta da G. F. R. C., una finta roccia utilizzata nella costruzione delle piscine e ottenuta da cemento, sabbie silicee e fibra di vetro. Qui sono posizionate tutte le attrezzature per fornire l'energia, l'acqua e l'aria fresca. Il telaio è stato progettato per sostenere diversi modelli abitativi. Gli interni sono organizzati intorno a una living room dove si aprono cucina, stanze da letto e bagni, tutti collegati e accessibili da un corridoio parallelo. Anche se la resistenza della casa non è ancora stata testata in condizioni di vere alluvioni, lo studio architettonico Morphosis ha condotto numerose simulazioni al computer e modellato la struttura su delle precipitazioni simili a quelle dell'uragano Katrina.
Oltre alla sicurezza in caso di inondazioni, la FLOAT House non dimentica di pagare il debito nei confronti dell'ecosistema e per combattere la minaccia dei cambiamenti climatici - sono 200 milioni le persone che nel mondo vivono in zone a rischio alluvioni - propone un progetto tutto verde: pannelli solari montati sul tetto, raccolta e depurazione delle acque piovane, sistemi di riduzione del consumo di acqua ed elettricità, riscaldamento e raffreddamento geotermico.
"Quando Brad Pitt ha creato la fondazione Make It Right - spiega il direttore esecutivo Tom Draden - ha promesso ai residenti di questo quartiere di New Orleans che li avrebbe aiutati a costruire case più resistenti e sicure, capaci di sopravvivere alla prossima tempesta o alluvione. La FLOAT House ci aiuta a mantenere quella promessa. Il design e l'approccio dovrebbero essere replicati in tutte le zone colpite dalle conseguenze del cambiamento climatico".

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