martedì 10 novembre 2009

IL GIORGIONE

Enigmatica e misteriosa, l'arte suprema di Giorgione torna a Castelfranco Veneto, sua città natale, per l'attesa mostra che ne celebra il quinto centenario della morte.

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La Tempesta, una delle opere più famose del Giorgione

Nel Museo Casa del Giorgione sarà allestito dal 12 dicembre un nucleo straordinario di capolavori di mano certa del grande artista veneto, dalla Tempesta al Doppio ritratto alle Tre età dell'uomo, affiancati da dipinti ancora solo attribuiti e da quelli dei maestri rinascimentali con cui fu in relazione, come Giovanni Bellini e Sebastiano del Piombo, fino a Perugino.
Presentata ieri a Roma, l'importante esposizione è stata promossa dal Comune di Castelfranco Veneto e dalla Regione, che ha anche istituito un Comitato regionale per il quinto centenario, mentre quello nazionale è ancora allo studio da parte del ministero dei Beni culturali. Un impegno rilevante che, ha detto il sindaco Maria Gomierato, ha richiesto un finanziamento di 1,7 milioni di euro, di cui 350 mila per la promozione.
Si tratta di una mostra di studio e di ricerca, ha spiegato il presidente del Comitato regionale Lionello Puppi, curatore con il direttore dei Musei Vaticani Antonio Paolucci e di Enrico Maria da Pozzolo, sottolineando l'acquisizione di nuove prove documentarie e datazioni per fare luce sulla vita e l'opera di Giorgione, morto di peste nel 1510 a Venezia a soli 32 anni. Autore quindi di una produzione per forza di cose limitata, il pittore di Castelfranco rimane una figura «sfuggente come un fantasma», celebrato nei secoli per il suo genio precoce, «limpido specchio - scriveva Berenson - del Rinascimento alla sua altezza suprema».
Aveva appena vent'anni, ha raccontato Paolucci, e ribaltava i presupposti del linguaggio espressivo cinquecentesco. Ideatore della pittura tonale, sostituì al disegno il colore per dare consistenza al reale. Un colore che varia a seconda del luogo e delle ore del giorno, che diventa luce, come dimostra la meravigliosa

Pala di Castelfranco

Pala di Castelfranco, tornata nel 2005 nel Duomo cittadino dopo un complesso restauro. Protetta da una teca climatizzata La Madonna in trono con il Bambino e i santi Francesco e Nicasio potrà essere ammirata negli orari di apertura della mostra.
Il capolavoro di Giorgione è infatti parte integrante del percorso espositivo, che parte con le primissime prove d'artista del pittore veneto, fra cui il Saturno in esilio, proveniente dalla National Gallery di Londra e due tavole prestate dagli Uffizi:

Firenze-Uffizi_Mosè bambino alla prova dei carboni ardenti

La prova di Mosè e

il Giudizio di Salomone, da cui già emerge l'assoluta novità nell'impianto compositivo e nella scelta dei soggetti. A queste opere si affiancano la Madonna con Bambino dell'Ermitage, ma soprattutto i famosi ritratti:

le tre età dell'uomo

Le tre età dell'uomo (da Palazzo Pitti), L'alabardiere con altra figura da Vienna,

Giorgione%20doppio%20ritratto

il Doppio ritratto (Palazzo Venezia).

Giorgione, ha detto Paolucci, ha inventato il «ritratto romantico, dove ad essere raffigurata non è solo l'immagine fisiognomica, ma anche la sua anima più profonda, i suoi segreti». E non solo, con lui nasce il paesaggismo rinascimentale. Ne La Tempesta, ha aggiunto Paolucci, un evento atmosferico (un temporale estivo) diventa per la prima il soggetto, e così anche in Tramonto figura e natura finiscono sullo stesso piano.

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