giovedì 28 gennaio 2010

AUSCHWITZ-BIRKENAU, LA MOSTRA AL VITTORIANO A ROMA

Un numero impresso per sempre su un braccio. È con questa immagine che si presenta la mostra "Auschwitz-Birkenau", che si potrà visitare dal 28 gennaio al 21 marzo a Roma, nel Complesso del Vittoriano. Un'esposizione che è inserita nelle celebrazioni del Giorno della Memoria e che ricorda anche un'importante ricorrenza: il 65° anniversario della liberazione del complesso di Auschwitz-Birkenau, avvenuta il 27 gennaio 1945.

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Le divise a strisce, una valigia, un paio di scarpe, posate: scorrono nel percorso espositivo gli effetti personali dei deportati. Sono alternati a fotografie e video originali dell'epoca, che testimoniano con le immagini una tragedia in corso, che colpì milioni di ebrei, ma anche gli oppositori politici, i cosiddetti "asociali" (fra i quali rom e sinti), gli omosessuali.
Particolarmente toccante la sequenza di un gruppo di donne, completamente nude, che cercano di coprirsi come possono. Un sentimento di pudore che le accompagna alla fotografia successiva, in cui giacciono morte in una fossa comune, vittime della cosiddetta "selezione".
Dall'altra parte, le immagini della vita serena dei carnefici che lavoravano nei campi di concentramento: fotografie sorridenti di uomini e donne in divisa; una SS che accende le candele su un albero di Natale. E ancora i molti documenti scritti: in italiano, tedesco, inglese. Dalle lettere dei deportati alle delazioni che fecero deportare decine di ebrei. Dal curriculum vitae di Josef Mengele (il cosiddetto "angelo della morte"), a un rapporto degli americani che per primi entrarono nel campo di concentramento che recita: «È un fatto che i tedeschi abbiano compiuto un metodico sterminio degli ebrei». E ancora un questionario sulle torture subite compilato al ritorno dalla sua deportazione da Primo Levi, lo scrittore italiano che con i suoi libri ha fatto conoscere l'orrore in tutto il mondo.
Una voce che canta accompagna il visitatore che esce dalla mostra. È proprio la voce di Mengele, registrata molti anni dopo Auschwitz a San Paolo del Brasile, dove era riuscito a scappare e dove è morto nel 1979, sfuggendo ai processi contro i nazisti colpevoli dello sterminio. «Abbiamo scelto di far ascoltare la voce di Mengele all'uscita – afferma Marcello Pezzetti, il curatore – per comunicare al visitatore che questa non è una mostra consolatoria: non ci può essere consolazione per una tragedia di così enorme portata, specialmente al pensiero che molti dei colpevoli di questo orrendo crimine sono riusciti a scampare al giudizio».

26 gennaio 2010

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Le fotografie proposte in questa sezione sono tratte dall'Album di Auschwitz, una serie di immagini realizzate dalle SS e raccolte sotto forma di album. Lili Jacob – sopravvissuta alla Shoah – lo ritrovò pochi giorni dopo la fine della guerra e si riconobbe in alcuni scatti che la ritraevano assieme ai suoi familiari. Questa raccolta fotografica rappresenta sotto il profilo storico e umano lo sterminio sistematico degli ebrei durante la seconda guerra mondiale. Yad Vashem, Gerusalemme

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Andra e Tatiana Bucci con il loro cugino Sergio De Simone, 1943 Raccolta privata di Andra e Tatiana Bucci

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Birkenau: magazzini pieni di scarpe e vestiti, fotografati dopo la liberazione United States Holocaust Memorial Museum, Washington DC

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David Olère. Uomini del Sonderkommando estraggono i cadaveri degli ebrei uccisi in una camera a gas sotto sorveglianza di uomini delle SS, 1946 cm 41,7 x 51,6. (Ghetto Fighters House, Beit Lohamei Hagetaot)

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Etichette del gas Zyklon B con i marchi delle ditte che producono ("Degesch", Deutsche Gesellschaft für Schädlingsbekämpfung – Società tedesca per la lotta ai parassiti) e distribuiscono ("Tesch und Stabenow") il gas. In primo piano l'indicazione "gas velenoso". (Raccolta Wolfgang Haney, Berlino)

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Birkenau, inverno 1943-44: l'ultimo settore edificato del campo, il BIII, detto "Mexiko", mai completato, visto dalla Lagerstraße B. (Archivio di Auschwitz Birkenau)

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Parigi, Vélodrome d'Hiver, 16-17 luglio 1942: ebrei rastrellati nella più grande razzia avvenuta sul territorio francese. I quasi 13.000 ebrei, fra cui 4.000 bambini, arrestati grazie all'aiuto della polizia francese, vengono deportati ad Auschwitz-Birkenau nelle settimane successive. (Memorial de la Shoah, Parigi)

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Statistiche del numero dei prigionieri. Il 10 agosto 1942, il totale è di 23.483, di cui 158 russi. Compaiono poi i dati di 219 persone morte nell'arco di 12 ore, dall'appello del mattino a quello della sera. Dei prigionieri morti vengono indicati: la categoria, la nazionalità, il numero di matricola e la data di nascita. Le sigle: BV.RD = Berufsverbrecher Reichsdeutscher (tedesco criminale). Erz. Häftl = Erziehungshäftling (prigioniero da educare). Pole = Polacco. Jug = jugoslavo. Frz. Jude = ebreo francese. Aso = asociale. Hl. Jude = ebreo olandese. (Archivio di Auschwitz-Birkenau)

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Protocollo con l'elenco degli ebrei da eliminare prodotto durante la Conferenza di Wannsee. (Archivio politico dell'Ufficio degli Esteri, Berlino)

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Birkenau, 1943: il Krematorium IV completato. A destra il locale dei forni con i due camini; a sinistra, la parte bassa contiene tre camere a gas (Archivio di Auschwitz-Birkenau)

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Birkenau, 1943: il Krematorium III ormai completato. (Archivio di Auschwitz-Birkenau)

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Fotografia realizzata clandestinamente presso il Krematorium V, agosto 1944, da un membro non identificato del Sonderkommando di Auschwitz e fatta uscire di nascosto dal campo grazie alla fuga di un membro della resistenza polacca. (Archivio di Stato Auschwitz – Birkenau)

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Solahütte, 1944: donne ausiliarie delle SS (SS-Helferinnen) con Karl Höcker. (United States Holocaust Memorial Museum, Washington DC)

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Vista aerea della fabbrica della Buna, dopo la liberazione. Fra i 35.000 prigionieri costretti in quegli anni al lavoro forzato per l'IG-Farben vi sono almeno 185 ebrei italiani, tra cui Primo Levi, alloggiati nel sottocampo Buna-Monowitz (Auschwitz III). (United States Holocaust Memorial Museum, Washington DC

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