“Quando finirà questa infame noncuranza, questa vergognosa incoscienza artistica e nazionale verso il piú grande artista che l’ Italia ha avuto da Tiepolo ad oggi?… L’opera di Gaetano Previati è di una vastità e di un valore che sconcertano… Previati è il solo grande artista italiano, di questi tempi, che abbia concepita l’arte come una rappresentazione in cui la realtà visiva serve soltanto come punto di partenza….” è ciò che sostenne Boccioni in un articolo del 26 marzo 1916.
Nato a Ferrara il 31 agosto 1852, Gaetano Previati iniziò gli studi presso il locale istituto tecnico, nel 1870, a diciotto anni preferì iscriversi alla scuola di Belle Arti di Ferrara, avendo per maestri il Paglierini e il Domenichini, considerati a quel tempo i maggiori pittori ferraresi.
Successivamente frequentò l’Accademia d’arte di Firenze, per trasferirsi quindi a Brera sotto la guida di Bertini: è nel capoluogo lombardo che Previati inizia la sua vera attività artistica, spiccando subito per modernità e innovazione.
Esordì con una pittura romantica di contenuto soprattutto storico. Quindi si avvicinò agli scapigliati e ai divisionisti, in particolare a Vittore Grubicy, affrontando nuove tematiche e cominciando gradatamente a scomporre le immagini delle sue tele in filamenti di colore luminoso.
Il pittore ferrarese è infatti universalmente considerato come l’iniziatore delle istanze divisioniste in Italia.
L’Ottocento, che in Europa è caratterizzato dalla nascita della nuova pittura impressionista, e poi post impressionista, in Italia si chiude ancora in un clima culturale legato alla pittura regionalista. Gaetano Previati è tra i pochi autori che superano la tradizione della pittura di storia ottocentesca aprendo il secolo nuovo alle modernità propria del Divisionismo e del Simbolismo.
Fu con l’opera “Mattino” che il pittore stesso considerò come la prima opera eseguita nella nuova maniera della “spezzatura del colore che dà l’impressione di una maggiore intensità di luce”.
“Le Fumatrici di hashish” del 1887; ambientando la scena in un interno fumoso e ovattato da tappeti policromi morbidamente ammucchiati sul pavimento, dove l’atmosfera orientaleggiante si lega all’idea della trasgressione e del peccato, questo quadro di Previati rappresenta l’interpretazione più tipica di ciò che l’occidente di allora intende per Orientalismo.
Le illustrazioni per i racconti di E. A. Poe, degli anni 1887-1890, gli incontri col simbolismo europeo, in particolare con F. Rops ed O. Redon, diedero alla sua opera una vena simbolica e sentimentale, allegorica e mistica, come nel lavoro “Maternità” degli anni 1890-91 esposto a Brera alla Triennale di Milano del 1891, data dell’inizio ufficiale del movimento divisionista italiano.
Previati terminò il suo percorso terreno in Liguria, a Lavagna, il 21 giugno 1920.
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