Copparo. “Stranded in Castel Volturno”, “Arenati a Castel Volturno”: è il titolo della mostra fotografica del giovane ferrarese Filippo Massellani, che sarà inaugurata alle 19 di domani, venerdì 8 gennaio, al Ridotto del Teatro De Micheli di Copparo.
“Stranded” è la parola che usano i migranti africani quando, nell’attraversare il Sahara per cercare fortuna in Europa, vengono rapinati di tutto da predoni e militari, e non sono più grado né di proseguire il viaggio, né di tornare indietro al loro Paese.
Castel Volturno, comune di circa ventimila abitanti a nord di Napoli, noto alle cronache legate ai reati commessi dai clan camorristici di Casal di Principe, è una delle tappe dei migranti attraverso l’Italia, verso il nord Europa. Qui sopravvivono lavorando in nero, in attesa di un permesso di soggiorno per motivi umanitari. “Un tempo di sospensione psicologica – scrive l’autore -, in attesa di un qualcosa che, a volte, è la violenza della camorra”.
Lui, Filippo Massellani, è un informatico trentunenne che ogni mattina, come tanti pendolari ferraresi, prende il treno per Bologna: va a sviluppare software gestionali per le grandi imprese. Ma per caso, circa sette anni fa, ha scoperto la passione per la fotografia. Vagabondando senza meta per Ferrara, e riscoprendo così la sua città attraverso l’obiettivo di una vecchia Olympus. Da allora, ha indirizzato la sua attività fotografica verso i reportage sociali, “per essere testimone di ciò che accade – spiega Massellani – e capire un po’ di più di ciò che mi sta attorno”. Reportage svolti localmente, come al centro di salute mentale di Codigoro, ma anche all’estero, come in Palestina. Un interesse che è diventato un secondo lavoro, da svolgere alla sera o nei weekend: Massellani ha realizzato il suo primo reportage “importante” sulla comunità rumena di Bologna, “persone meravigliose, con cui ho condiviso cibo e parole”. Gli è valso il premio Guercino 2007.
Ha molte pubblicazioni alle spalle, per esempio su Peacereporter. Ma anche sul Venerdì di Repubblica, o il Witness Journal, una rivista on-line di fotogiornalismo. Legge molto, Filippo Massellani: è sfogliando quotidiani e riviste, che nascono i suoi reportage. All’indomani della strage della ThyessenKrupp di Torino, avvenuta nella notte tra il 5 e il 6 dicembre 2007 – “dopo aver letto l’intenso articolo di Ezio Mauro”, racconta -, dice di aver sentito “l’esigenza di andare a Torino a vedere, e scattare”. Una di quelle foto è diventata locandina ufficiale de “La fabbrica dei teschi”, docu-fiction di Mimmo Calopresti, presentata alla Mostra del Cinema di Venezia.
“Stranded in Castel Volturno” è un progetto nato da una chiacchierata con un amico di famiglia, il missionario comboniano che ha fondato la missione a Castel Volturno: “Dai suoi racconti – ricorda il giovane fotoreporter – mi è venuta l’idea di andare ad esplorare quei luoghi, e conoscere quelle persone”. Oltre seicento chilometri per andare, e altrettanti per tornare: da Ferrara al centro del casertano, Massellani è andato in treno, per periodi più o meno brevi, da qualche giorno a vacanze di un paio di settimane, per “andare con i migranti africani alle quattro del mattino ai kalifoo grounds, i luoghi dove aspettano i caporali per il lavoro”. Ha condiviso con loro i pasti, e ha stabilito quell’empatia “che ti permette di fare un lavoro di questo tipo”. Parlava in inglese con loro, ed era grande, racconta, la loro sorpresa, quando diceva di essere italiano: “Agli italiani – ricorda le loro parole amare, il fotografo – non interessa conoscere le nostre storie, ma solo sfruttarci come manodopera a basso costo”.
Per il futuro, Filippo Massellani infine assicura: “Desidero continuare a esplorare storie importanti, non raccontate dai grandi media, sempre con la fotografia”.
La mostra “Stranded in Castel Volturno”, curata da Silvia Meneghini di ArtiCo, sarà visitabile al Ridotto del De Micheli di Copparo fino a domenica 24 gennaio, tutti i pomeriggi dalle 16 alle 19, e durante le serate degli spettacoli. L’ingresso è gratuito.
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