La mostra, avverte Rebecca Wilson, direttrice della Saatchi Gallery, e' "fortemente politicizzata". I 24 artisti rappresentati, pur molto diversi tra loro, pongono l'accento sui problemi dell'India: il caos, la violenza politica e religiosa, la povertà, la corruzione, l'instabilità dei cambiamenti sociali, la minaccia del terrorismo. Gli artisti riflettono sul passato, sulla storia spesso tragica dell'India, sull'eredità della colonizzazione britannica e sul nuovo ruolo del Paese nel mondo.
Il più celebre tra gli artisti e' Subodh Gupta, con diverse mostre in tutto il mondo all'attivo, il primo indiano a infrangere la barriera del milione di dollari per un'opera venduta. Gupta si ispira a Marcel Duchamp usando utensili di cucina per creare strutture monumentali, come Ufo, un disco volante fatto di scintillanti vasi di ottone, o quadri a olio che ritraggono pentole e tegami, elevati da umili oggetti a trionfali soggetti di originali nature morte.
Memorabili anche le opere di Jitish Kallat, giovane di Mumbai. "Morte della distanza" e' una moneta gigantesca da una rupia in equilibrio sul pavimento, ispirata dalle storie di cronaca di una bambina che si e' suicidata perché la madre non aveva la rupia per pagare il pranzo a scuola e, altro lato della medaglia, l'annuncio trionfale dell'arrivo di telefonate in tutta l'India al costo di una rupia. Le distanze si accorciano, la povertà resta. Sempre di Kallat un'installazione ispirata al Mahatma Gandhi, che riproduce su un muro intero il suo celebre discorso del 1930 che invita alla disobbedienza civile ma anche alla non-violenza. Il brivido e' dato dal fatto che le parole sono scritte in ossa, fatte di vetroresina, in ricordo delle tante vittime della transizione dell'India da colonia a Paese indipendente.
La storia sanguinosa dell'India ispira anche Reena Saini Kallat, una delle tante artiste-donna della mostra, che dipinge ritratti di gente comune e poi macchia i loro volti con una chiazza rosso sangue che ha la forma del Kashmir, il territorio conteso tra India e Pakistan. Un'amara ironia penetra l'opera di Rachid Rana, artista pakistano di Lahore, che crea collage di minuscole foto pornografiche che visti da lontano rappresentano una donna velata, simbolo di modestia.
Violenti sia nell'aspetto che nel contenuto i dipinti di TV Shantosh, iperrealisti e dai colori fosforescenti come i negativi di una foto, che ricordano le conseguenze degli attacchi terroristici. In un quadro, ispirato alla cronaca, c'e' un uomo con lo stomaco sventrato da una bomba.
Chitra Ganesh, giovane indiana residente a New York, invece rivisita l'arte occidentale, in particolare la Pop Art di Roy Lichtenstein, in chiave indiana, con coloratissimi dipinti-fumetto, solo apparentemente allegri, nei quali l'eroina e' sempre una donna indiana.
La mostra rivela un'arte colorata, varia, profonda e multiforme che riflette la ricchezza e le complessità del Paese. L'India di oggi, dinamica e vitale, si e' decisamente lasciata l'impero alle spalle.
The Empire Strikes Back: Indian Art Today
29 gennaio-7 maggio 2010
Saatchi Gallery, Duke of York's HQ, King's Road, Chelsea, Londra SW3
Ingresso gratuito, orario 10-18 tutti i giorni
www.saatchi-gallery.co.uk
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