Dal 11 aprile al 9 maggio alla Reggia di Colorno si terrà la mostra fotografica di Stanislao Farri.
Presso la Reggia di Colorno (sale espositive piano terra) dal 11 aprile al 9 maggio 2010 si terrà la mostra fotografica “Dal bianco al nero” di Stanislao Farri.
La mostra è stata concepita da Farri stesso negli ultimi due anni, e costituisce una sorta di riflessione e di testimonianza personale dell’autore sulle infinite possibilità e declinazioni della fotografia in bianco e nero, i due colori antagonisti ma complementari.
Stanislao Farri ha iniziato la sua attività di fotografo nei primissimi anni Quaranta – dapprima, come pratica amatoriale nel tempo lasciatogli libero dal lavoro di tipografo; successivamente, a partire dalla metà degli anni Cinquanta, come autonoma attività professionale, che veniva svolta su commissione di importanti aziende e che era andata via via specializzandosi, in particolare, nella immagini di riproduzione di opere d’arte e di documentazione della civiltà e della cultura della nostra terra. Quest’ultima attività ha fornito il materiale iconografico per numerosi volumi illustrati con sue fotografie e per una quindicina di libri, esito di ricerche fotografiche personali. Nel corso della sua carriera di fotografo, Farri ha ottenuto apprezzamenti e riconoscimenti assai diffusi, sia in Italia – nel 1998 è stato designato autore dell’anno dalla FIAF (Federazione Italiana Associazioni Fotografiche) – che all’estero. Oltre alla mostra antologica di Palazzo Magnani (RE), occorre citare l’esposizione promossa dal Comune di Reggio Emilia nel 1976, quella, relativa alle sue immagini a colori, organizzata dallo CSAC dell’Università di Parma nel 1986 e la mostra al Musée Nicéphore Niépce di Chalon-sur-Saône del 1993. Sandro Parmiggiani scrive nel testo in catalogo: “Questi due poli estremi concepiti da Farri, il bianco – l’assenza dell’immagine – e il nero – la presenza di qualcosa di impenetrabile, di ignoto che comunque ha dato vita a quell’immagine –, debbono essere intesi come le due terre di confine entro le quali lui ha navigato per settant’anni, e che questa mostra ora documenta: dalla meraviglia per il biancore assoluto di una giornata d’inverno o di un’opera d’arte, alla scoperta di zone d’ombra, più o meno estese, all’interno dell’immagine, fino all’approdo a fotografie in cui la luce che fiocamente appare o che appena rivela l’esistenza e le fattezze di una forma è qualcosa di residuale, un ultimo sussulto prima del buio finale, quando, immancabilmente, come nel momento del congedo dalla vita, il desiderio della luce torna a farsi insopprimibile.”
Penso che nessun colore possa rendere così vive e così luminose le sue fotografie. Ho sempre apprezzato la fotografia in B/N : bel servizio catone!
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