sabato 3 aprile 2010

IL VOLTO DI GESÙ NELL'ARTE

190 sono le opere esposte che spaziano dall’età paleocristiana al Barocco con una serie di autentici capolavori. Da Andrea Mantegna a Luca della Robbia, da Giovanni Bellini al Tintoretto, fino a Donatello e Michelangelo

Centonovanta capolavori, opere di pittura e scultura che spaziano dal paleocristiano al barocco, provengono da collezioni ecclesiastiche e da importanti istituzioni museali italiane e straniere. E ognuno di questi «gioielli» testimonia quanto - nel corso dei secoli - l’arte occidentale abbia raffigurato Gesù non solo come identità divina bensì anche come persona fisica.

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In concomitanza con l’Ostensione della Sacra Sindone - a Torino dal 10 aprile al 23 maggio - la Venaria Reale ospita la mostra di respiro internazionale dal titolo «Gesù. Il corpo, il volto nell’arte»: l’inaugurazione è fissata il 1° aprile. E mentre a Torino i pellegrini pregheranno davanti al telo che, secondo la tradizione, avvolse le spoglie di Gesù conservandone l’impronta, la Reggia metterà in luce - per quattro mesi, sino al prosisimo 1° agosto - l’ampia prospettiva culturale di cui esso fa parte.

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Data 1493 Il Redentore di Andrea Mantegna.

Curata da Mons. Timothy Verdon, professore di Storia dell’arte alla Stanford University di Firenze, Canonico del Capitolo della Cattedrale di Santa Maria del Fiore, nonchè tra i massimi conoscitori di arte sacra, raccoglie - attraverso un suggestivo percorso che si snoda all’interno della restaurata Scuderia Grande - oltre a dipinti e sculture, anche arazzi, affreschi staccati, miniature, suppellettili, oreficerie e paramenti sacri.

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Questa tela raffigurante Cristo risorto è ritenuta dalla critica opera autografa della piena maturità di Rubens. Proviene dalla Galleria Palatina di Palazzo Pitti a Firenze, e risale al 1615-1616.
Un nucleo di pezzi rari, prestati per l’occasione da Musei Vaticani, Pinacoteca di Brera, Galleria Estense di Modena, Uffizi, Palazzo Pitti, Museo dell’Opera del Duomo e Museo del Bargello di Firenze, Pinacoteca Capitolina di Roma, Musei Regionali di Messina e Trapani e, per Torino, Galleria Sabauda, Museo Civico d’Arte Antica di Palazzo Madama, Pinacoteca Albertina e Museo di Antichità.

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L'Imbalsamazione di Cristo di Giovanni Bellini è la cimasa della Pala con l'Incoronazione della Vergine dipinta per la chiesa di S. Francesco a Pesaro (oggi Musei Civici).

Spiccano l’«Imbalsamazione di Cristo» di Giovanni Bellini,

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la «Trinità con Cristo morto» di Ludovico Carracci, il grande «Crocifisso» d’argento, ideato come un candelabro, di Antonio del Pollaiolo, il «Sacrificio di Isacco» di Donatello,

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il «Cristo portacroce» di Giorgione (quadro a cui sono stati attribuiti poteri miracolosi), il «Cristo risorto» di Rubens e lo splendido «Crocifisso» ligneo di Michelangelo proveniente dalla chiesa fiorentina di Santo Spirito.

Proprio quest’ultimo capolavoro, opera di qualità suberba, è diventato l’immagine-simbolo della mostra. La figura di Gesù ha un aspetto giovanile ed efebico, la struttura corporea è tenera e delicata e il volto esprime un dolore intimo e trattenuto; la sofferenza della Passione è elevata su un piano spirituale, quasi una traduzione visiva del «Trattato d’amore di Jesu Cristo» di Girolamo Savonarola. Altro capolavoro,

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la «Madonna della mela» di Luca della Robbia, rilievo che faceva parte delle collezioni granducali medicee e che compare nell’inventario dei beni di Lorenzo il Magnifico. La tenera umanità dei gesti di madre e figlio appartiene ad un repertorio artistico che ebbe un grande successo nella scultura fiorentina del Quattrocento. Questo tipo di Madonne erano destinate ad una committenza di comunità religiose e privati cittadini.

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Il Crocifisso in bronzo del Giambologna è un prototipo realizzato, intorno al 1573, sull'onda del clima devozionale scaturito dalla Riforma Cattolica.

Minuzioso disegno, a metà fra pittura e miniatura, «Il Volto di Gristo coronato di spine» opera di un seguace umbro di Beato Angelico.

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Datato 1450, ritrae Gesù su un fondo scuro, con i capelli sciolti sulle spalle, la barba bionda, gli occhi rossi e incavati e il volto segnato dal sangue delle ferite inferte dalla corona. Ancora, l’arazzo di manifattura fiamminga che raffigura l’«Ultima cena» secondo la variante iconografica della prima Comunione degli apostoli: proviene dal Museo Diocesano di Ancona.
L’evento espositivo è promosso e organizzato dal Consorzio di Valorizzazione Culturale La Venaria Reale sotto l'Alto Patronato della Presidenza della Repubblica con il patrocinio di: Pontificio Consiglio della Cultura, Ufficio Nazionale per i beni culturali ecclesiastici della CEI, Comitato per l’Ostensione della Sindone, e in collaborazione con Arcidiocesi di Torino, Servizio nazionale della Conferenza episcopale italiana per il Progetto culturale, Associazione Sant’Anselmo - Imago Veritatis.

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