mercoledì 19 maggio 2010

CRISTIAN SONDA A VIAREGGIO

Due chiacchiere con Cristian Sonda. L’occasione per capire da dove è partito e in che direzione si sta muovendo il suo lavoro. Da oggi 19 maggio a venerdì 21 maggio Sonda sarà a Viareggio, per realizzare un grande intervento di arte pubblica su strada.

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Nella piazza sul lato nord del Cavalcavia Paolo Barsacchi, sarà possibile seguire tutte le fasi del live-painting. Con ogni probabilità, l’artista dipingerà in scala di grigi, un bosco immaginario, ogni albero protetto da un umano di diversa classe sociale ed età. Durante i lavori, la troupe di Studio Sumatra realizzerà un video che sarà presentato in anteprima domenica 23 maggio negli spazi del Lab 21 di Viareggio, in occasione della mostra Slam! Arte Urbana in laboratorio. Nel frattempo, godetevi l’intervista e la galleria fotografica che presenta vecchi e nuovi lavori di Cristian Sonda.

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* Chi è Sonda? Cristian Sonda è un giovane artista che firma con uno pseudonimo, un po’ nostalgico, un po’ riconoscente del suo passato da artista di strada, che lo vedeva come uno dei maggiori protagonisti del panorama italiano, conosciuto appunto come “sonda”. Lui ha 33 anni, è nato nel cuore di Milano ma vive a Cornaredo, paese molto timido della provincia. Lui non è me, e solo una parte, quella che preferisco.

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* Quand’è che ha incontrato per la prima volta l’arte da bambino?
Da bimbo mai, prima dell’arte ha incontrato l’artigianato. Ricordi di colori miscelati a pasta di sale e carta pesta con vinavil. L’arte l’ha incontrata in età piuttosto matura, per poi comprenderne a posteriori il significato di quell’incontro tardivo… per riconoscere l’arte, devi prima comprenderla, per comprederla devi studiarla, infine riuscendo poi a distinguere la vera arte e l’artigianato di ottima fattura.

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* Qual è la sua formazione? Quanto è autodidatta?
Fortunatamente Sonda è autodidatta. Conosce molti giovani laureati in arte, ed ha elaborato una teoria del tutto propria. Negli studi liceali prima e universitari poi, lo scopo primario è passare l’esame con la valutazione più alta, il gusto artistico del professore di turno modifica l’estetica dell’opera, così il giovane creativo perde negli anni la propria identità espressiva, barattandola con dei voti migliori. Ne uscirà un ottimo artigiano, nella maggior parte dei casi, poco incline all’originalità.

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La fortuna è invece nella libera espressività, senza il timore di essere valutato da nulla e nessuno nelle ricerche e prove d’arte adolescenziali, poter sperimentare tutto, trovare una via e dirigersi all’opposta senza dover seguire alcun canone. Cristian disegna su muro per quindici anni, impara un fondamentale, provare sempre a esprimere un messaggio proprio e ricerca di uno stile identificativo. Impara a comprendere cosa piace o no alla gente, perché la strada è il quadro più visto in assoluto, quindi grandi elogi e grandi critiche, senza voti, senza premi. Quattro anni fa, sente l’esigenza di imparare delle tecniche pittoriche più specifiche per il suo percorso, frequenta un master di illustrazione per un anno, pensa ad apprenderne le tecniche, non le tematiche né la filosofia. Miscela le tecniche illustrative a quelle dell’arte di strada provando a plasmare un nuovo gusto estetico che lo soddisfi. Studia molto sui libri d’arte, capisce il valore degli artisti del passato.

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* E quando ha realizzato il suo primo artwork? (intendo una cosa che voleva far vedere alla gente come un’opera d’arte) Che cos’era?
Una tela, sicuramente… Alcuni artisti milanesi cominciavano a proporre parte del proprio repertorio artistico su supporti canonici, come tele, assi di compensato, utilizzando pennelli, acrilici, smalti ed uniposca. Fu così, che molto prima di Street art, Sweet art che avrebbe consacrato il valore artistico del movimento di strada, parte degli artisti, autonomamente, cominciavano ad esporre e commerciare i propri disegni, spesso copia di quelli presenti sui muri della città. I collezionisti di nicchia, vedevano questi prototopi, come vera e proprie opere d’arte, qui la consapevolezza di creare un dipinto che fosse visto come arte.
Per lui, ne rimaneva una prova in divenire…

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* Qual è il suo immaginario di riferimento?
Wikipedia e Youtube, bibbie medievali con le miniature illustrate, cataloghi sulle vetrofanie nelle chiese, leggende sui santi, santoni, profeti, cialtroni e ciarlatani di ogni specie, l’India, il Laos, il Vietnam, il Messico, il Senegal, il Mali, tutti i miei viaggi da solo e quelli con amici, ricordi e foto, musica scaricata a caso, favole e politica, turbamenti quotidiani, frustrazioni sociali, le sere a parlare di disegno con gli amici, il confronto quotidiano con la mia compagna Eugenia, che comprende l’arte e i movimenti legati ad essa, interminabili discussioni del dopo cena, ironia, molta ironia, sarcasmo e un po’ di romanticismo.

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* Se pensa ad una città…cosa ama e cosa odia di più? Amava tutti i diversivi che Milano può offrire. Ama poco e niente adesso, preferisce il verde e la tranquillità, poter parcheggiare in tempi umani, camminare nel parco sotto casa in felicità, magari sentendo i profumi della natura, senza avere la sensazione di passeggiare in un campo minato dai cani.

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* Dell’arte invece… cosa ama e cosa odia di più?
Cristian Sonda odia gente che parla d’arte e non si è mai chiesta cosa sia in realta’…si affidano a terzi, più competenti di loro, che pensino al posto loro, che spieghino le emozioni da provare d’innanzi all’opera. I peggio collezionisti che pensano di aver capito l’essenza del buongusto artistico. Parte del mercato dell’arte, che foraggia tutto il meccanismo sopra descritto. I leccaculo cronici del sistema dell’arte.
Ama la gente appassionata e talentuosa, che fa ricerca personale, che studia tutto il giorno, che non demorde mai, che non si demoralizza anche se non arriva alla ribalta per mancanza di lingua prensile, che difetta di conoscenze di spessore per accedere all’arte contemporanea di un certo livello, ma che meriterebbe e come!

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* Nella sua casa cos’è che non manca mai?
Una buona cena.
* Quando dipinge parte da un’idea precisa, un bozzetto (anche solo mentale) o comincia estraendo punti, linee, colori dal magma interiore, lasciando spazio alla casualità?
Cristian parte da una sensazione, poi un pensiero e un disegno molto accennato per fissare l’idea, poi lo immagina nel dettaglio, lo focalizza e lo disegna nuovamente. Solitamente sente l’esigenza di esprimere uno specifico messaggio, quindi qualsiasi superficie diventa veicolante di quel disegno preparato.
Succede a volte che istintivamente si lasci trascinare da un’idea, dove nulla è definito nel dettaglio ma segue una linea di pensiero principale. Gli elementi, i personaggi che la compongono non sono vincolati, si lascia molte libertà espressive in fase realizzativa, che sfociano anche nel disegno improvvisato a mano libera.

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* Cosa progetta per il prossimo futuro?
Ha sempre nuove idee, alcune le conclude, altre no, non si sa dove finiranno…
* Infine una domanda di rito…dove stiamo andando?
In studio, deve concludere un’opera per una collettiva a Salerno, il giovane è sempre in ritardo…
Fonte

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