A Palazzo Citterio di Milano, la Fondazione Trussardi organizza una personale dedicata a Paul McCarthy che, alla sua prima mostra in un’istituzione pubblica italiana, espone in anteprima mondiale – fino al 4 luglio – l’opera a cui sta lavorando da oltre sette anni: Pig Island, che ha dato il nome anche al progetto espositivo. Si tratta di una gigantesca scultura che è cresciuta nello studio dell’artista per raccogliere in oltre 100 mq un’antologia surreale dei temi che hanno animato tutta la carriera dell’artista. L’installazione è un luna park carnevalesco in cui gli uomini si comportano come maiali: un’isola del tesoro alla rovescia, dove pirati dei Caraibi ed eroine si abbandonano a una festa indiavolata, un nuovo naufragio della speranza. Pig Island (L’Isola dei Porci) è una “Zattera della Medusa” in cui i protagonisti possono finalmente liberarsi delle loro inibizioni e manifestare la loro natura troppo umana.
In uno spazio spettrale, diviso da enormi muri di cemento, sorge Pig Island su un piedistallo di polistirolo e la moquette blu che finge il mare. Un caos polveroso di scarpe, secchi, giocattoli rotti, pentole, scope, vestiti, calchi di sculture: “Io non faccio altro che spostare di poco una linea che mette in luce cose che sono già lì, ma che non si vedono – afferma l’artista americano – l’idea di Pig Island mi è venuta a Disneyland, notando che un pirata guardava con aria sorniona un maiale. Ho pensato: sicuramente c’è un’allusione, solo che non solo che non è esplicita”.
Nella mostra milanese curata da Massimiliano Gioni sono, inoltre, esposti una selezione di lavori di Paul McCarthy, dal 1970 ad oggi. Una ricognizione della carriera del sessantacinquenne artista, che si nutre dell’immaginario della civiltà dei consumi e delle icone dello star system televisivo più becero per mettere in scena performance, video ed installazioni.
Paul McCarthy è uno dei maestri indiscussi dell’arte contemporanea che ha guadagnato un ruolo chiave nella storia dell’arte nei decenni della sua carriera. Accostando minimalismo e performance, Walt Disney e George W. Bush, l’artista ha utilizzato il corpo umano con i suoi desideri e tabù per inventare un linguaggio unico e irriverente, che mescola la leggerezza della Pop Art con le fiabe popolari, gli incubi della cronaca con il palinsesto più abietto del gossip. Le opere di McCarthy trasportano il visitatore in un mondo che combina il glamour di Hollywood con il lato oscuro dell’American dream.
Pirati, clown, pupazzi di Babbo Natale, barattoli di ketchup, bulli e pupe, maiali e bottiglie di whisky animano il teatro di Paul McCarthy. Le mostre dell’artista sono pensate come giganteschi parchi a tema in cui si celebrano baccanali infuriati e sottili parodie di serial televisivi. Come un direttore di circo, McCarthy mette in scena show a cui partecipano sosia di celebrità, presidenti e regine: i travestimenti del creativo americano innestano la tradizione della commedia dell’arte nella soap opera e nell’attualità tragica del mondo contemporaneo. Le sue, però, sono farse, non drammi: “Il mio lavoro viene fuori dalla tv per ragazzini di Los Angeles. Nulla a che vedere con l’Azionismo Viennese. C’è una bella differenza tra il sangue e il ketchup. Io sono un clown, non uno sciamano”.
Pig Island di Paul McCarthy è il dodicesimo progetto realizzato dalla Fondazione Trussardi in luoghi inconsueti o segreti di Milano. Un ciclo di esposizioni che nel tempo ha dato vita a una sorta di “museo nomade”, in cui plateali scorribande prendono di mira luoghi storici o altamente simbolici nel ventre della città. Come la galleria Vittorio Emanuele, che nel 2003 vide esibirsi la coppia di artisti inglesi Elmgreen e Dragset nella bizzarra installazione di un’auto con roulotte al seguito che emerge dalle viscere della terra. O come la piazza di Porta Ticinese, che l’anno successivo balzò alle cronache per i manichini dei bambini impiccati da Maurizio Cattelan.
Negli ultimi anni, la Fondazione presieduta da Beatrice Trussardi sotto la direzione artistica di Massimiliano Gioni, si è dedicata ad operazioni più “istituzionali”, proponendo al pubblico vere e proprie antologiche di maestri contemporanei all’interno di proprietà delle Belle Arti. Così è stato con la mostra multimediale del duo svizzero Fischli e Weiss a Palazzo Litta. Così con le performance provocatorie del tedesco Tino Sehgal nel 2008 a Villa Reale e pure per la personale della video-artista britannica Tacita Dean che lo scorso anno fece scoprire ai milanesi l’esistenza di palazzo Dugnani. In questo modo sarà anche per Palazzo Citterio, edificio settecentesco inedito ai più, il cui nome è stato recentemente riesumato dall’annosa querelle tra Grande Brera e adiacente Accademia.
L’intero ciclo dela Fondazione Trussardi è ora documentato nel libro intitolato A che serve la luna (come l’opera di Fischli & Weiss), curato da Gioni e corredato da una prefazione di Hans Ulrich Obrist. Nel volume, dopo una conversazione tra Beatrice Trussardi e Massimiliano Gioni, si susseguono gli interventi di Daniel Birnbaum, Stefano Boeri, Tiziano Scarpa e altri, oltre alle immagini degli artisti citati e quelle dei protagonisti speciali della Fondazione, da Vito Acconci a Pipilotti Rist, da Cuoghi a Tuttofuoco, da Rä di Martino a Perrone.
Sino al 4 luglio 2010
PIG ISLAND – L’ISOLA DEI PORCI, PAUL McCARTHY
a Palazzo Citterio
via Brera 14 – Milano
Orari: tutti i giorni dalle 10.00 alle 20.00
Ingresso Gratuito.
Per info contattare:
Fondazione Nicola Trussardi
Piazza della Scala, 5 – 20121 Milano
Web: http://www.fondazionenicolatrussardi.com/
Mail: news@fondazionenicolatrussardi.com
Tel. 02.80.68.82.1
A cura di: Elena Lanzanova
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