Arti africane nelle collezioni italiane
Palazzo Ducale - Sottoporticato
Castello D´Albertis. Museo delle Culture del Mondo. Museo delle Musiche dei Popoli - Sala mostre
Da oggi 31 dic 2010 al 5 giu 2011
Chiuso il lunedì
Organizzatori:
Genova Palazzo Ducale Fondazione per la Cultura
Tel.: 010 5574064/065
Email [E]: biglietteria@palazzoducale.genova.it
Approfondimento: Il 2010 è stato l´anno dell´Africa.
Genova chiude quest´anno e aprirà quello nuovo con una grande esposizione che cercherà di offrire un´altra visione dell´Africa attraverso le sua arte.
Una grande panoramica sulle arti africane che presenta il meglio delle opere raccolte in prestigiose collezioni private italiane, quasi tutte mai esposte prima. Oltre 200 pezzi, scelti per la loro straordinaria forza visuale, danno vita a un´esposizione polifonica e aperta, prezioso spunto per interrogarsi sulla nostra storia culturale, sul nostro immaginario sociale e su quale Africa si mette realmente in scena. Maschere, figure d´altare, “feticci”, pali funerari, oggetti rituali e d´uso quotidiano, tutte opere dal grande valore estetico capaci di portarci dritti al cuore delle culture dell´Africa subsahariana, dei loro costumi e modi di vita: dal Mali al Congo, dalla Costa d´Avorio al Camerun.
Curatela
Ivan Bargna
Giovanna Parodi da Passano
con la collaborazione di Marc Augé
Allestimenti - Stefano Arienti Allestimenti - Stefano Arienti
I capolavori dell’arte subsahariana
PALAZZO DUCALE E CASTELLO D´ALBERTIS
Curata da Ivan Bargna e Giovanna Parodi da Passano con la collaborazione di Marc Augé, la mostra presenta un'importante selezione di opere di arte africana tradizionale di grande valore estetico e culturale.
Il progetto espositivo, che nasce dalla collaborazione fra gli antropologi e l'artista Stefano Arienti, riunisce nelle due sedi di Palazzo Ducale e Castello D'Albertis oltre 350 opere provenienti da prestigiose collezioni private italiane, in gran parte inedite. Maschere, feticci e altre affascinanti sculture sono distribuite lungo gli ambienti, disegnando un avvincente percorso all'interno di meraviglie, capaci di condurre dritti al cuore delle culture dell'Africa subsahariana, dei loro costumi e modi di vita: dal Mali al Congo, dalla Liberia al Camerun.
L'intenzione dei curatori non è quella di riproporre ancora una volta i rimandi fra modernismo e primitivismo (con l'artista occidentale che veste i panni dell'africano), ma quella di mettere in gioco nell'allestimento della mostra certe pratiche artistiche contemporanee per aiutarci a evocare contesti che sono diversi ma forse meno lontani di quel che pensiamo: per portarci dalle collezioni italiane alle esperienze che di queste opere fanno gli africani.
Costruito su più scenari che si intersecano - quello della presenza forte degli oggetti, quello delle loro esistenze molteplici e mutevoli, quello dei fantasmi e desideri che suscitano in noi maschere e feticci - l'allestimento dell'artista pone l'accento sulla materialità e la tattilità degli oggetti d'arte africani, creando un'ambientazione che associa immediatezza e capacità evocativa, e rinunciando dove possibile a vetrine o apparati didattici che ingabbiano le opere.
Bianco, rosso e nero, la triade cromatica che caratterizza l'arte africana tradizionale, sono i colori utilizzati nell'allestimento fin dall'inizio. I muri bianchi dello spazio espositivo sono accostati a opere di Stefano Arienti: tappeti tinti di rosso o di nero, che rimangono comunque sempre separate dalle opere africane, contribuendo a evocare lo spazio domestico delle collezioni da cui gli oggetti provengono. Mentre libri manipolati, piume, ombre… introducono strane presenze e spiazzanti interferenze, stabilendo connessioni che tessono una complessa serie di rapporti fra le opere, i loro doppi, le nostre ossessioni, e aiutando in tal modo a creare i riferimenti utili a classi di oggetti specifici.
Sottoporticato, Piazza Matteotti 9, 16123 Genova | 010 5574065
Da lunedì a venerdì: 9-19 | sabato e domenica: 9-20
Aperture straordinarie: 31 dicembre fino alle ore 2.00 e lunedì 25 aprile 2011
Corso Dogali 18, 16136 Genova | 010 2723820
Vedere l’Africa attraverso l’arte
Le sale del Sottoporticato di Palazzo Ducale, un tempo magazzino di derrate alimentari, ospitano maschere e feticci, in un contesto architettonico che oggi ci appare più simile a una cattedrale che a un deposito. E’ così che nella grande prima sala a tre navate, tra austeri pilastri medioevali di pietra scura, trovano posto le sculture africane, presentate in modo tale da valorizzarne la dimensione estetica, assumendo l’occhio e lo sguardo del collezionista d’arte.
I collezionisti stessi non appaiono qui come semplici prestatori (un nome su un cartellino) ma come una delle figure che mediano il nostro rapporto con l’Africa, raccogliendone le creazioni estetiche e contribuendo a formare il nostro gusto.
Attraverso video, oggetti domestici e installazioni si potranno condividere la passione, i viaggi e le esperienze di coloro che vivono sotto l'impero delle maschere, vale a dire gli appassionati - ossessionati - raccoglitori di arti africane tradizionali. Le loro storie che ci parlano non soltanto delle loro vite, spesso sorprendenti, ma anche dei rapporti che più in generale l’Italia ha intrattenuto con le terre africane, e dell’immaginario che, tra realtà e fantasia, dà forma alla nostra visione dell’Africa.
Coppia dogon
Maternità yombe
Figura di reliquiario fang
Figura di protezione ikenga
Guardare all’Africa attraverso l’arte non è la stessa cosa che guardarla attraverso la lente delle carestie, delle guerre tribali e delle emergenze umanitarie: vi emerge tutta una ricchezza culturale e umana che nelle condizioni estreme, deculturalizzate e deumanizzate dei campi profughi (quel che dell’Africa appare di solito in TV) non è dato vedere. Non è detto però che si tratti di uno sguardo meno intriso di pregiudizi: se quel che si cerca è un piacere estetico, si tende a rimuovere tutto quello, che di brutto e di male o più semplicemente di fastidioso, lo può sporcare.
Maschere e feticci
La meraviglia è un'emozione potente che oscura e rivela ….
Accade così che nei “feticci” i nostri desideri e le nostre paure si mescolino all’ambivalenza che attribuiscono loro anche gli africani. O che nelle maschere che coprono il volto e nascondono il corpo si rivelino forze e presenze che ci appaiono estranee e che tuttavia in qualche modo ci riguardano e coinvolgono.
Maschera “Angbai”
Feticcio Yombe con piume
Feticcio zande
Feticcio zande
Maschera mano
Si ritrova una comune umanità ma s'inciampa anche nel rischio di malintesi culturali, in un gioco di specchi fra Africa e Occidente che talora diviene chiaramente visibile in certi oggetti, come è il caso delle grandi bandiere multicolori a motivi figurativi dei Fanti del Ghana in cui i riferimenti al vessillo inglese sono liberamente assemblati smontandone e rimontandone le parti e ritraendo scene di vita radicate nelle vicende locali, in un intreccio indissolubile di tradizioni africane e storia coloniale.
La mostra parte da noi, da casa, dal fatto che queste opere africane stanno in Italia per poi cercare di avvicinarsi all’Africa, anche gettando uno sguardo ai modi in cui nell’Africa di oggi gli oggetti vengono collezionati, raccolti e conservati, in tante situazioni diverse, che vanno dal santuario famigliare al tesoro reale.
La mostra a Castello d’Alberto
La sezione della mostra presente al Castello d’Albertis, esso stesso già dimora di un eclettico collezionista e oggi sede del Museo delle Culture del Mondo, propone un percorso che ha come tema “l’autenticità”, tanto quella degli oggetti quanto quella delle culture da cui provengono. L'intenzione è di farci riflettere intorno ai fantasmi della “purezza” e della “contaminazione” che animano i nostri desideri. Consentendo così al visitatore di fare l’esperienza della precarietà delle nostre certezze, di come spesso poggino su stereotipi e pregiudizi.
Sempre i movimenti e spostamenti di persone e oggetti comportano trasformazioni, trasformazioni vissute talvolta come arricchimento e talaltra come minaccia portata a identità e valori, simbolici o economici.
Bambolina
Coppia Ere Ibeji
Figura Iginga – società Bwiti
Figura di reliquiario Fang
Figura da altare della divinità Shango
Figura di reliquiario Fang
-.-.-.-.-.-.-.-.-.-.-.-.-.-.-.-.-.-.-.-.-.-.-.-.-.-.-.-.-.-.-.-
INTRUSI
Lungo il percorso della collezione permanente del Castello d’Albertis sono inseriti una decina di oggetti della mostra, posizionati intenzionalmente dai curatori e dell’artista come “intrusi” nelle stanze del Castello per creare cortocircuiti, interferenze…
SGUARDI
Spesso rischiamo di scambiare le ombre gettate dagli oggetti per la realtà delle cose, di vedere lucciole per lanterne.
In questa ultima stanza della mostra opere, installazioni e video mettono a confronto il nostro desiderio di esotismo, di un’Africa e di una vita “autentiche”, con la vita degli africani così come sono e non come li vorremmo.
Moneta Horus – moneta del Ciad
Nessun commento:
Posta un commento