venerdì 6 maggio 2011

IL KAMASUTRA DI GIULIO ROMANO

Sono sedici le posizioni erotiche dipinte da Giulio Romano. Gliele richiede su commissione Federico II Gonzaga, che vuole utilizzarle per decorare Palazzo Te a Mantova. Il pittore allievo di Raffaello realizza sedici dipinti erotici che hanno come protagonisti personaggi dell’antichità classica e divinità mitologiche. Sono opere così esplicite che quando l’incisore Marcantonio Raimondi decide di farne delle stampe viene subito arrestato per ordine di Papa Clemente VII, e il suo lavoro finisce al rogo. Come se non bastasse, a rendere le cose ancor più “piccanti” ci pensa Pietro Aretino che compone sedici poemi erotici di accompagnamento alle immagini.

INCISIONI EROTICHE: I MODI

Queste incisioni sono stata fatte nel XVIII secolo e sono delle copie di quelle realizzate dal Raimondi intorno al 1524, a loro volta tratti dai disegni di Giulio Romano


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Giulio Pippi, detto Romano, nasce a Roma, probabilmente nel 1499, e muore a Mantova nel 1546. E’ tra i principali collaboratori di Raffaello; assieme al compagno Francesco Penni, eredita la bottega del maestro (1520), con la ricca dotazione di opere incompiute e disegni. Il marchese Federico II Gonzaga, che desidera avere a corte un artista valente, chiede a Giulio di trasferirsi a Mantova, consigliato nella scelta dal proprio ambasciatore a Roma, il grande letterato Baldassarre Castiglione.
Quando Giulio, nell’ottobre del 1524, raggiunge la corte dei Gonzaga, Federico II Gonzaga lo accoglie colmandolo di cortesie e di regali. Ora conviene affidarsi alla narrazione del Vasari, che riporta, per così dire, l’atto di nascita del palazzo. Il marchese dona all’artista uno dei suoi cavalli più belli, e “montato che Giulio vi fu sopra, se n’andarono fuor della porta di S. Bastiano, lontano un tiro di balestra, dove sua eccellenza aveva un luogo e certe stalle chiamato il Te, in mezzo a una prateria, dove teneva la razza de’ suoi cavalli e cavalle. E quivi arrivati, disse il marchese che arebbe voluto, senza guastare la muraglia vecchia, accomodare un poco di luogo da potervi andare e ridurvisi tal volta a desinare, o a cena per ispasso. Giulio, udita la volontà del marchese, veduto il tutto, e levata la pianta di quel sito, mise mano all’opera”.
Palazzo Te è quindi il primo importante lavoro cui Giulio si dedica nella seconda parte della sua vita, interamente trascorsa a Mantova.

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