CITTA' DEL VATICANO - Braccio di Carlo Magno
Grande momento per Carlo Mattioli. L'artista parmense, scomparso nel 1994, è presente con sue opere in un numero mai così ampio di mostre in Italia.
Tra queste, l'appena inaugurata "Articolo 9. I paesaggi d'Italia" curata da Sergio Troisi al Convento del Carmine a Marsala. Troisi, per ciascuna delle 20 regioni italiane ha scelto un artista che rappresentasse una sintesi del paesaggio di quel territorio. Il titolo dell'esposizione - "Articolo 9" - si riferisce all'articolo della Costituzione che afferma come il paesaggio sia un bene della Nazione, un bene la cui tutela è obbligo primario dello Stato e di tutti i suoi cittadini.
In mostra, a rappresentare la Toscana è stato scelto proprio un paesaggio di Mattioli che in quella regione aveva il suo "buon ritiro" e che immortalò il paesaggio toscano con una serie memorabile di opere.
Ma al di là di questa e delle altre singole opere richieste da musei e istituzioni per mostre temporanee, Carlo Mattioli sarà protagonista di due vaste retrospettive, l'una a Roma e la seconda a Bologna.
A Roma, anzi in Vaticano, al Braccio di Carlo Magno, è in programma, dal 15 settembre al 13 novembre 2011, una ampia retrospettiva monografica su Mattioli coordinata da Giovanni Morello e curata da Maurizio Calvesi, Antonio Paolucci, Antonio Natali, Augusta Monferini e Gloria Bianchino. La mostra, intitolata "Carlo Mattioli . Una luce d'ombra" si propone di celebrare "uno dei grandi del Novecento italiano, un artista che dimostrando sensibilità modernissima e attenzione alle nuove tendenze, ha, con assoluta coerenza, perseguito una poetica ed una tecnica che non hanno mai abbandonato i mezzi tradizionali della "pittura".
Per Mattioli sarà un ritorno all'ombra di San Pietro visto che qui è stato tra i protagonisti, giusto 34 anni fa, della storica mostra "Gli artisti contemporanei a Paolo VI" che aveva dato vita alla sezione d'arte contemporanea dei Musei Vaticani.
Dopo Roma, Bologna. Qui, al Museo Morandi, nella primavera del 2012, viene annunciata la mostra "Carlo Mattioli. Nature morte". Il percorso espositivo, che avrà come fil rouge l'amore di Mattioli per Morandi e li comune interesse per gli stessi temi, esordirà con l'Autoritratto di Mattioli degli Uffizi , seguito da uno dei cinque ritratti di Morandi fatti da Mattioli alla fine degli anni Sessanta e da un paesaggio. Dopo questa parte introduttiva, la mostra entrerà nel vivo con una emozionante sequenza di nature morte, la prima, non a caso, dedicata da Mattioli al grande maestro bolognese.
Da una terza sede pubblica è giunta all'Archivio Mattioli la proposta di una ulteriore mostra incentrata sui paesaggi mentre 5 opere del Maestro sono state richieste per due grandi mostre all'estero. Mattioli sta vivendo insomma, a quasi vent'anni dalla scomparsa, un nuovo momento magico. "Sulla scena dell'arte italiana Mattioli ha avuto un'apparizione lenta; se n'è stato chiuso , per anni; quasi in disparte, ammiratissimo da pochi; poi la porta del suo studio - scriveva Giovanni Testori nel lontano 1978 - si aprì al vento della fama; e, dentro, vi si videro terrestri e insieme nubiche, solive e insieme lunari meraviglie."
Meraviglie che dopo la sua morte sono diventate rare e preziose presenze sul mercato, anche perché la famiglia ha scelto di preservare integro il suo studio e il suo patrimonio, anzi di implementarlo acquisendo il meglio che compariva, come una splendida grande Natura morta "riportata a casa" da Los Angeles. Ora questo tesoro comincia ad essere svelato e per tutti sarà una grande emozione.
L'esposizione promossa da Roma e dal Vaticano celebra l’artista attraverso le sue famose opere. Tele, tavole e carte che raccontano Mattioli dal punto di vista artistico e intellettuale.
Luogo: Braccio di Carlo Magno - Piazza San Pietro, Roma
"La sua arte fu segnata dall’incontro con i giovani intellettuali Mario Luzi, Oreste Macrì, Attilio Bertolucci e Ugo Guanda: al’amore che ne nacque per i capolavori della letteratura italiana ed europea sarà infatti fondamentale per tutto il suo percorso artistico.
Carlo Mattioli vantava una cultura figurativa in grado di spaziare dal Romanico padano, al manierismo, da Rembrandt a Goya per approdare all’Espressionismo tedesco. Fu l’incontro con Roberto Longhi che l’avrebbe poi spinto a interessarsi anche ad aree artistiche snobbate dalla critica.
Mai schierato in nessuna corrente, Mattioli fu sempre un uomo e un artista libero, autonomo e lontano dalle logiche di mercato.
“Ma al di là delle parole e delle date a parlare del vero Mattioli sono le sue opere: tele, tavole, carte che raccontano la straordinaria quotidianità di un grande artista e di un fine intellettuale. Opere che, come cartine tornasole mutano tavolozza con il progredire delle stagioni della vita, trapassando ad un bianco e nero assoluti da cui solo il sorriso di una bimba, l’amata nipote, farà riemergere per un attimo i colori d’un tempo, ormai sopiti” (dal comunicato stampa)."
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