Un visitatore di Dina Robin, come chiamarono l´isola gli arabi, o di Prins Maurits, come la battezzarono gli olandesi nel Seicento, o dell´Isle de France come la denominarono i francesi quando era una loro colonia, scrisse che «Dio fece per prima cosa Mauritius, poi creò il paradiso». Quel visitatore era Mark Twain, che fu per alcuni giorni sull´isola dell´Oceano Indiano durante un viaggio che lo portò attraverso i possedimenti britannici per tenere conferenze, tra il 1894 e il 1896. I diari dello scrittore americano vennero pubblicati in Following the Equator che conteneva anche critiche all´imperialismo. Altro ospite eccellente di Mauritius fu Charles Darwin che raggiunse l´isola nell´aprile del 1836, durante la sua spedizione scientifica attraverso il mondo a bordo del Beagle. Lo scrittore-naturalista parlò di «scenari splendidi dal verde brillante».
Oggi, come all´epoca di Darwin, l´isola, grazie al clima e alla collocazione tra il Tropico del Cancro e l´Equatore, è verdissima e tutta coltivata. Gli olandesi, all´inizio del Seicento introdussero la canna da zucchero e la schiavitù; i francesi, che non abolirono la schiavitù nonostante fosse stata bandita nella madrepatria nel 1794, diffusero la produzione di canna da zucchero su vasta scala e realizzarono una ferrovia per trasportarla. Costruirono anche distillerie di rum: liquore nazionale come nei Caraibi che hanno in comune con Mauritius la storia coloniale, la cultura creola e la musica seggae, un misto tra il reggae e il locale séga. Gli inglesi furono la potenza coloniale che più a lungo occupò l´isola: la governarono tra il 1810 e il 1968 (anno dell´indipendenza) senza cambiare il nome che le avevano dato gli olandesi (Mauritius) e la lingua nazionale (il francese); di british introdussero la coltivazione del tè, l´ordinamento giuridico e la guida a sinistra. Per il té, principalmente quello nero, è stata creata La Route du Thé, un percorso nel sud dell´isola che tocca le piantagioni tra Saint Aubin e Bois Cheri, con aziende produttrici, case coloniche e punti di degustazione.
Se da sempre l´agricoltura (secondo alcuni lo zucchero di Mauritius è il migliore del mondo) e l´industria tessile sono le principali attività produttive, da vent´anni il turismo è uno dei pilastri dell´economia. Qui è sempre estate, e in ogni stagione arrivano sull´isola di soli duemila chilometri quadrati visitatori da tutto il mondo: nel 2010 sono stati quasi un milione. Fiori all´occhiello sono il mare protetto dalla barriera corallina e ideale per le immersioni, i parchi nazionali e la joie de vivre comune a tutta la popolazione che ha origini indiane, africane, cinesi, europee. Darwin, parlando delle etnie presenti a Mauritius, scrisse: «Le varie razze che camminano per le strade sono lo spettacolo più interessante della capitale Port Louis».
E dalla capitale, che nacque come stazione commerciale olandese sulla costa ovest nel XVII secolo, può partire il nostro viaggio, anche se l´aeroporto internazionale è a sud, appena fuori la piccola città di Plaisance. L´unico elemento in comune che Port Louis ha con altre capitali è il traffico caotico, per il resto, è una città tranquilla, con edifici coloniali ben tenuti e molte attrattive culturali. Da visitare, i mercati: colorati, chiassosi, pieni di odori intensi, dove il turista è rispettato se sa contrattare sul prezzo.
Il più grande è il Mercato Centrale, tra il Waterfront e Farquhar street, ospitato in una struttura dell´Ottocento: da poco restaurato, è adibito ai prodotti alimentari al piano terra e all´artigianato al primo piano. Il Caudan Waterfront che costeggia il mare da Place du Quai a Le Caudan è invece l´area con i locali e i negozi eleganti: ci si può passeggiare, guardare il mare, mangiare e fare acquisti.
Sito Unesco è Aapravasi Ghat, la Ellis Island mauriziana, un luogo che fu di sofferenza.
È un castelletto in pietra che tra il 1849 e il 1923 servì come centro di smistamento per gli immigrati, soprattutto indiani, che venivano a raccogliere la canna da zucchero dopo l´abolizione della schiavitù.
Uno dei musei da vedere è il Blue Penny Museum che raccoglie una straordinaria collezione di coloratissimi francobolli mauriziani e testimonianze del passato coloniale.
Il pezzo più ammirato è una statua al piano terra, realizzata da Prosper d´Epinay nel 1884: rappresenta due giovani abracciati, Paul e Virginie, protagonisti del romanzo omonimo scritto dal francese Jacques-Henri-Bernardin de Saint-Pierre alla fine del Settecento. Paul e Virginie sono i due eroi nazionali, i Romeo e Giulietta dell´isola. Ispirato ad un fatto accaduto, il romanzo, «venduto qui più della Bibbia», come scrisse Mark Twain, racconta la storia d´amore dei due giovani mauriziani che si conclude con la morte di Virginie di ritorno da un viaggio in Francia voluto dai genitori per allontanarla dall´amato; la nave sulla quale era imbarcata, naufragò davanti agli occhi di Paul.
Musei, case coloniche, natura, cucina, tradizioni e musica locale non sono però amati e richiesti dai turisti quanto il mare, che qui come scrisse Bernardine de Saint-Pierre è di «un magnifico splendore». Lungo quasi tutta la costa, grazie alla protezione della barriera corallina, il mare è sempre calmo, con le spiagge bianche di corallo. La città balneare più mondana, la Saint-Tropez di Mauritius, è Grand Baie, sulla punta nord: dai moli di legno ci si imbarca per le isole-riserve naturali di Ile Plate, Coin de Mire, e Ile aux Serpents.
La piccola isola-nazione si trova ora davanti ad un bivio: la domanda turistica aumenta di anno in anno per le bellezze naturali, l´estate perenne e i prezzi convenienti. Costruire nuovi alberghi e resort? Incrementare l´offerta turistica significherebbe però distruggere le coste già molto edificate: si sta scegliendo di puntare sul turismo sostenibile e la salvaguardia della natura.
Fonte
Mauritius, Le Saline
Shiva
Ganesh a Grand Bassin
offerte
tempio indu
tra le canne da zucchero
Ile aux Cerfs
African tree
Cuore di ninfea!
Ninfea sbocciata
Maison Eureka, Mauritius
Hindu temple at Port Louis
Gris Gris
Photo credit
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